venerdì 3 giugno 2016

Dividi et impera - sulla disparità dei sessi

Pochi giorni fa ho visto un documentario molto interessante,  MissRepresentation.
Il titolo fa leva sul gioco di parole "misrepresentation" (=fornire una falsa immagine, una interpretazione distorta) e "Miss-Representation" (cioè mancanza di rappresentanza).
Il documentario descrive l'interessante punto di vista di tante donne, a partire da studentesse universitarie per arrivare a importanti professioniste del panorama lavorativo americano, sul motivo a causa del quale il sesso femminile non riesce ad ottenere una vera parità di opportunità e un trattamento basato sulla meritocrazia anziché sulla discriminazione sessuale.
Lo stereotipo della donna oggetto, considerata un giocattolo sessuale perennemente giovane e iper accessoriato, impedirebbe all'opinione pubblica americana (e non solo) di prendere sul serio candidati di sesso femminile per ricoprire cariche di potere.
Le percentuali, almeno negli Stati Uniti, parlano chiaro: pochissime donne al Congresso Usa, poche nei posti che contano alla Casa Bianca, pochissime alla guida di aziende, poche anchor woman, e così via.

La causa è dovuta alla rappresentazione distorta che i media danno dei modelli di donna, e anche al fatto che, per ogni donna protagonista di una "storia" sui media, se ne vedono almeno 9 che descrivono un uomo.
Per farla breve, siamo rappresentate poco e pure male.
E non è che in Italia le cose siano poi migliori.
In un libro italiano del 1973, Dalla parte delle bambine, Elena Gianini Belotto descriveva la discriminazione che viene impartita, a partire dalla più tenera età, alle bambine: il sesso debole deve avere determinate caratteristiche e attitudini (remissività, dolcezza, saper accudire, cura del proprio aspetto, ...) che vanno plasmate se non presenti nella bambina fin dalla nascita.
Ecco quindi che, dalla prima infanzia, si indirizzano le bambine verso giochi a "loro adatti", le si instrada verso professioni "da donne", si inculca in loro l'idea che un corpo gradevole e gradevolmente agghindato conti più delle idee che si hanno.
Le donne vengono oggettificate, giudicate in base al proprio aspetto e ogni dichiarazione pubblica  analizzata sotto la lente del loro presunto umore altalenante dovuto agli ormoni. Se una donna piange in tv, è prossima al ciclo o è instabile e inaffidabile, se lo fa un uomo si enfatizza il suo aspetto umanitario e la sua forte empatia.
L'autrice Lorella Zanardo, esprime molto bene con il suo Il corpo delle donne, l'oggettificazione (stavolta tutta italiana) che i mass media e la maggior parte delle persone mettono in atto quotidianamente.
Il corpo delle donne è merce pregiata che vende altra merce, va usato sfruttato e reso appetibile sessualmente. Il corpo delle donne è solo un corpo, prescinde dall'essere umano che lo abita.
E qui, torniamo a MissRepresentation:
le tendenze sociali della nostra epoca passano attraverso i cavi della televisione, la carta patinata dei giornali, e su internet. Questi mezzi vendono un'immagine stereotipata delle donne, che viene assorbita dalla massa della popolazione. Quella che è finzione o la cronaca vista da un unico punto di vista, educa la popolazione a vedere attraverso gli occhi di quell'unico punto di vista, quello degli uomini.
Non può esserci parità se la discriminazione capillare dei sessi viene diffusa in ogni angolo della terra, se l'unica cultura accessibile alla massa mette noi donne in secondo piano e ci trasforma in corpi da mantenere al top, se ci ridicolizza come isteriche macchiette inaffidabili e incapaci di controllare le emozioni.
Non può esserci parità fintanto che noi donne siamo le nostre prime nemiche: dobbiamo affrancarci dagli stereotipi con i quali siamo cresciute e attraverso i quali esprimiamo giudizi nei confronti delle nostre compagne di genere: quante volte abbiamo giudicato una donna definendola puttana, strega, donnicciola?
Ogni volta che usiamo, contro una donna, le generalizzazioni messe in piedi da una cultura prettamente maschile, togliamo potere a noi stesse; viviamo un'epoca che è pregna di maschilismo, che si alimenta e rafforza ogni qualvolta noi giudichiamo un'altra attraverso le lenti di questa cultura distorta.

La parità e l'uguaglianza dipendono da noi, da cosa insegnamo ai nostri figli e alle nostre figlie, dalla libertà che decidiamo di concederci prescindendo dalla perfezione che la pubblicità ci vuole vendere a caro prezzo.
Dipendono da quanto i nostri orizzonti sono ampi, dagli obiettivi che ci poniamo senza badare alle caselline nelle quali ci hanno inquadrate; dipendono dalla capacità di scardinare l'eredità maschile che abbiamo incamerato "grazie" alle nostre famiglie, dipendono dalla volontà di vincere la paura e l'invidia per trasformarle in aggregazione e solidarietà.

Solo allora, il dividi et impera verrà sostituito da una più proficua, ed equa, collaborazione e parità dei sessi.

Il compito è nostro, siamo in grado di accettare la sfida? 








https://www.facebook.com/alFemminile/videos/1064743876897219/



lunedì 29 febbraio 2016

Acqua: istruzioni per l'uso

E' un'epoca strana, la nostra.
Siamo circondati da informazioni, talmente immersi in esse da rischiare di esserne soffocati.
In questo caso, parlando di acqua, rischiamo di affogarci dentro.

E a tal proposito, il presente post non intende essere un articolo scientifico, né una bibbia da seguire pedissequamente: piuttosto, un invito a capire i segnali che il nostro corpo ci invia.

Allora... di quanta acqua abbiamo bisogno? Alzi la mano chi, tra tutte le informazioni che ha ricevuto negli ultimi anni, ci ha capito qualcosa.
Un litro, tre litri, settordici bicchieri... Ma sulla base di cosa?

C'era un tempo nel quale se una persona avesse chiesto ad un suo conoscente "quanta acqua devo bere per mantenermi in salute", o "cosa devo mangiare per dimagrire/stare meglio/eccetera?", veniva subito mandato dall'esorcista o dal druido per evidente confusione mentale derivata da possessione demoniaca o meno fantasiosamente, per malattia.
Ma oggi no. Oggi, è lecito e suscita poco stupore porsi domande così improbabili. Il motivo, forse, è perché non abbiamo più punti di riferimento, al punto tale che non sappiamo nemmeno più quello che istintivamente mettevamo in atto per la sopravvivenza quotidiana: vale a dire, mangiare senza avvelenarci e bere per reidratarci.

Quindi, in assenza dell'istinto che ci teneva in vita, torniamo al punto: quanto dobbiamo bere?
Ebbene... non c'è un calcolo matematico che ci darà una quantità esatta, e la quantità varia da persona a persona, a seconda delle stagioni, dell'idratazione del cibo ingerito, eccetera.

Abbiamo bisogno di più o meno acqua a seconda dell'età, del lavoro che svolgiamo, dell'allenamento fisico. Dobbiamo ingerire più o meno acqua a seconda del nostro stato di salute (un dializzato in effetti non può bere liberamente), di quante tossine quotidiane ingeriamo o inaliamo o assorbiamo, della temperatura ambientale nella quale viviamo.
Insomma, è evidente che scrivere "un litro e mezzo" e renderlo valido per tutti, è abbastanza limitativo.

Bisogna tuttavia sottolineare un fatto importante: avendo completamente soppresso oltre i limiti  la nostra millenaria capacità di cogliere le esigenze del nostro organismo, raramente riusciamo ad introdurre la giusta quantità di acqua nell'arco delle 24 ore.
Conosco centinaia di persone che a stento arrivano a bere due bicchieri di acqua perché non avvertono la sete; questo è accettabile per chi segue un'alimentazione ricca di frutta e verdura, ma non per coloro che mangiano prevalentemente pane, pizza, carne, dolciumi e prodotti processati.

I benefici di un giusto introito giornaliero di acqua, se protratto nel tempo (diciamo a vita), sono inquantificabili.
Nel 2013, una giornalista inglese ha portato avanti per sei settimane un singolare esperimento: bere tre litri di acqua al giorno. Alla fine dei 40 giorni, il mal di testa che la affliggeva da tempo si è attenuato, la flessibilità del corpo è aumentata, ha perso un kg di peso e il suo viso appariva molto più giovane e rimpolpato rispetto a sei settimane prima.
La giornalista è dovuta andare da una serie di esperti per capire che era disidratata, e che una donna su sei non beve acqua a sufficienza. Ha poi deciso di continuare quello che definisce un esperimento, bontà sua, perché si è resa conto che l'acqua è un elemento che può risolvere una serie numerosa di acciacchi.
In un libro del 2012, Il tuo corpo implora acqua, l'autore (Fereydoon Batmanghelidj) porta una serie di studi da lui fatti che proverebbero un miglioramento di sintomatologie quali artrite, atrosi, allergie, emicranie, disturbi dell'apparato digerente.

Insomma... tutte prove a sostegno della tesi più antica del mondo, ma che potrebbero aiutarci a rieducare le nostre abitudini idriche.

Se i nostri sensi sono attutiti e avremo bisogno di tempo per capire come interpretare correttamente il senso di sete e/o autoregolarci nell'introduzione del prezioso liquido, queste sono alcune indicazioni che possono aiutarci a determinare quanta acqua bere:


  • Controlliamo giornalmente la quantità e la qualità dei nostri prodotti di scarto. Una delle cause della stitichezza può essere causata da uno scarso introito di acqua. In quanto alle urine, a meno che non si abbiano problemi renali, una forte concentrazione di sostanze in esse (odore forte e colore intenso) presuppone uno scarso introito di acqua nella dieta, mentre una pipì totalmente incolore e frequenti puntate al bagno ci indicano che forse stiamo bevendo troppa acqua.
  • Se notiamo che la nostra pelle è spenta, poco elastica o tendente alla desquamazione, ma se ancora di più notiamo una secchezza delle mucose e degli occhi, escludendo eventuali altre patologie, è molto probabile che stiamo bevendo troppo poco. 
  • Tutta una serie di sintomi sono correlabili alla errata assunzione di acqua: potremmo elencarne un'infinità ma perché metterci paura anziché correggere una cattiva abitudine?
  • Se assumiamo cibo eccessivamente elaborato, ricco di sale o zucchero, abbiamo bisogno di acqua in abbondanza per ripristinare la giusta concentrazione di queste sostanze nel sangue. Porre quindi particolare attenzione se siamo consumatori assidui di patatine e caramelle.
  • Se il nostro menù è privo o povero di zuppe, frutti succosi, insalate, minestre, e/o predilige un consumo assiduo di pane pastasciutta carni e latticini, abbiamo bisogno di compensare bevendo acqua in quantità più abbondanti rispetto a chi segue un tipo diverso di alimentazione.
  • Il consumo di alcol disidrata corpo, organi, tessuti. Per poterne compensare gli effetti negativi, dovremmo indicativamente bere un bicchiere di acqua per ogni bicchiere di birra, due bicchieri di acqua per ogni bicchiere di vino, e tre/quattro circa per ogni bicchiere di superalcolico, con la speranza che non ci sia nessuno che arrivi a bere un bicchiere intero di whiskey o affini. Il dato delle quantità è indicativo, ma quello che è stato dimostrato senza dubbio alcuno è che l'alcool disidrata. Fine. Non ci raccontiamo astruse storie su quanto sia dissetante una birra o un bel bicchiere di vino frizzante.
  • Le bibite gassate, i succhi di frutta zuccherati o eccessivamente concentrati, gli sciroppi e il caffè, non sono "acqua". Le bibite lavorano contro la nostra idratazione sia perché sono piene di sostanze che in natura non ci verrebbe da assumere affatto, sia perché ricche di zuccheri. Lo stesso dicasi per le altre due categorie (succhi e sciroppi); una menzione a parte la meritano té e caffé, che tolgono acqua dalle nostre cellule. 
  • L'acqua migliore da bere, è rigorosamente non addizionata di anidride carbonica. Releghiamo le bollicine alla fine di un pasto, come digestivo, piuttosto che all'intera dose quotidiana da bere: è molto più difficile bere, ad esempio, due litri di acqua gassata che due litri di acqua liscia, perché le bollicine gonfiano stomaco e pancia. Se poi la preferite di rubinetto, di fonte, o imbottigliata, affidatevi al gusto e a persone più esperte di me a tale proposito. 
  • Iniziare la giornata con un bicchiere di acqua tiepida ingerita a digiuno, ci depura e ci fa ricordare quanto sia importante bere. Dopo il primo bicchiere, è più facile assumere i successivi.  Un piccolo trucco per bere una quantità decente di acqua è quello di usare bicchieri grandi, di 250 ml circa: ho notato in prima persona che il formato grande mi aiuta a introdurre più acqua rispetto a un contenitore di 100 ml. 
  • Se abbiamo la certezza che stiamo introducendo troppi pochi liquidi, iniziamo ad aumentare lentamente l'apporto di acqua: bere due litri da mezzo che se ne beveva, può infatti causarci una serie di problemi temporanei (quali nausea) che potrebbero mandare in fallimento la nostra missione.
  • Se siamo convinti che non riusciremo mai a bere una dose decente di acqua, facciamoci aiutare dalle app per smartphone che calcolano sulla base del nostro peso, età sesso e attività sportive, la quantità indicativa da bere. Attraverso dei semplici menù possiamo inserire i quantitativi di quello che beviamo e la percentuale di "avanzamento bevuta", unitamente ad una serie di allarmi che ci danno una piccola sveglia se non beviamo da un po'. Ovviamente, e proprio perché ognuno di noi ha esigenze a sé stanti, le indicazioni non sono bibbia e soprattutto non è detto che, come nel mio caso, sia necessario introdurre tutti i giorni 2,3 litri di acqua al giorno. Queste applicazioni ci aiutano però a monitorare sul breve e lungo termine la quantità media di acqua ingerita e, vi assicuro, ne scoprirete delle belle. Quella che uso io, la più completa a mio avviso, è Waterbalance.

Siamo arrivati alla fine di questo breve elenco.
Vi ricordo che non sempre è facile ritornare ad ascoltare il nostro corpo, ma provare per almeno un mese a bere in maniera adeguata, può aiutarci a ripristinare quel minimo di sensazioni che possono aiutarci nel quotidiano.