martedì 29 aprile 2014

PPV - Sweet avena cakes Finestra sul cielo


Dico sempre di mangiare il più possibile naturale e poco confezionato, ma siamo umani e ogni tanto un prodotto da forno pronto per la colazione o per uno snack estemporaneo è necessario.
E' con questo stato d'animo (e con l'intenzione di ridurre notevolmente il glutine dalla mia vita) che ieri ho deciso di acquistare qualcosa di diverso dalle solite gallette di mais o di riso che sto consumando ultimamente.
Con un poco di incertezza ma tutto sommato molta speranza, ho acquistato i biscotti di avena bio con bacche di goji di Finestra sul cielo: foto molto allettante e un elenco tutto sommato molto breve di ingredienti. 
La spinta decisiva per comprare questi 250 gr di biscottini a 3,70 euro è stata l'lenco di "senza":
senza olio di palma, senza lievito di birra, senza latte. Fonte di fibra, inoltre.
La foto della confezione è accattivante, quella dei biscottini dal vivo, leggermente meno:



Il colorito è decisamente spento, ma noi non guardiamo alle apparenze, bensì alla sostanza, e quindi...
Appena messi in bocca, tre sensazioni distinte si accavallano:
sono duri, sono scivolosissimi e si sente fortissimo il sapore dell'olio. Poi, arriva quello del lievito, che non incontrando nessun altro sapore distinguibile, permane sulla lingua.
Mordendoli, si sgretolano come un mattone cotto male, si trasformano in un impasto untuoso che rimane appiccicato al palato dal sapore praticamente inesistente (fatta eccezione per l'olio e il lievito).
Le bacche di goji sono presenti in tracce, come potrete vedere dalla foto, ma in effetti a leggere gli ingredienti avrei dovuto capirlo prima (2,3%); inoltre, essendo veramente pochine, perdono il loro sapore caratteristico per confondersi in quello del biscotto. 
Si fa fatica a mangiare tutta la porzione (4 biscotti, in tutto 50 grammi) e per fortuna dovrei dire, visto il costo. In bocca persiste un retrogusto amaro che non va via molto facilmente.
Decisamente un acquisto poco felice, ma saranno le mie papille gustative che si sono ribellate a cotanta... naturalità?

Una considerazione... la percentuale di fibre su 50 grammi è di 2,94, quella di grassi 10,42, di zuccheri 6,58. Sempre di biscotti parliamo, ma la fonte di fibre tanto sbandierata sulla confezione mi sembra un pochino bassa.


Sweet avena cakes con bacche di goji
La finestra sul cielo
prezzo: 3,70 euro
peso: 250 grammi
voto: 2/10
Ingredienti: farina di avena (53,9%), fiocchi di avena (13,5%), sciroppo di riso, olio di girasole /12,1%), bacche disidratate di goji (2,3%), miele, agenti lievitanti (tatrato monopotassico, carbonato acido di sodio)


martedì 22 aprile 2014

Tecnologia alimentare Vs buonsenso

C'era una volta una popolazione dedita all'agricoltura, alla pastorizia, all'allevamento del bestiame e alla pesca.
C'era una volta, in ogni famiglia, minimo una persona che si occupava direttamente di coltivare e allevare il proprio cibo, o quantomeno di comprarlo dal contadino di fiducia.
C'erano una volta famiglie che si riunivano intorno a grandi cucine con un camino o un focolare sempre accesi, e insieme facevano il pane, la pasta, le conserve per l'inverno, pulivano i cereali e stipavano le patate.
C'era una volta, adesso non c'è più.
Con il perfezionarsi dei sistemi di conservazione degli alimenti abbiamo avuto la grande possibilità di rendere disponibili tutto l'anno cibi altrimenti scarseggianti: se ci sono abbastanza soldi, possiamo riuscire a mangiare decentemente senza incorrere a carenze alimentari o problemi di altro genere.

Come tutte le belle invenzioni, ahinoi, il troppo stroppia sempre.
La tecnologia alimentare che tanto ci ha dato in termini di salute, piano piano sembra richiederci indietro tutto e con gli interessi: additivi alimentari dai pochi benefici e dalle molte incognite, esaltatori di colore e sapidità che servono a venderci e farci mangiare cibi dal pessimo valore nutrizionale, gas e sostanze di varia natura "necessari" per trasformare il cibo in qualcosa che non è e stupire i nostri occhi (cucina molecolare).

Molte, troppe persone ancora riempiono le loro dispense di cibo a lunghissima conservazione con liste di ingredienti degne di un laboratorio avanzato di chimica, e poca sostanza nutriente.
Oltre al contatto diretto con i produttori degli alimenti che costituiranno i nostri pasti (e i nostri muscoli, organi, ossa, fluidi corporei), abbiamo a quanto pare perso anche il naturale buonsenso che nel corso dei millenni ci aiutava ad evitare i veleni, i marciumi, e tutto quanto fosse insalubre.

Certo, qualcuno obietterà che in passato tante persone morivano per un'errata conservazione delle derrate alimentari, per un fungo velenoso, per le muffe nel grano stoccato o tante altre cose. Verissimo: e infatti la tecnologia alimentare servirebbe in teoria ad evitare che la gente muoia per il cibo avariato.
In teoria, perchè come tutte le migliorie dell'era moderna, la tecnologia alimentare è stata messa a disposizione delle multinazionali del cibo per aumentare i loro profitti.
Ed è per questo che troppo spesso sentiamo notizie sconcertanti su persone che contraggono l'epatite a causa di numerose partite di frutti di bosco congelati, oppure, come abbiamo avuto modo di leggere di recente, di persone in coma per un contagio da botulino presente in una zuppa pronta.
Ma come: ci fanno il lavaggio del cervello sulle conserve in casa, ci dicono che rischiamo la vita a farle se non siamo più che rigorosi, e poi andiamo al supermercato e una banale zuppa pronta rischia di ucciderci? Allora meglio sarebbe farlo con le nostre mani...

Come in una brutta guerra, le persone colpite da intossicazioni alimentari vengono considerata alla stregua dei civili che muoiono nei bombardamenti: necessarie conseguenze del fuoco amico. Non importa quanti siano, uno o migliaia difficilmente i ministeri della Sanità impediranno di vendere per un bel pò frutti di bosco o zuppe: non si può bloccare l'economia, anche a scapito della salute delle persone.

E allora toccherebbe a noi praticare del sano buon senso, ma non tutti ci riescono. Molti sono lì che tergiversano sul fatto che ci vogliono più controlli, che ci vogliono più additivi, che ci vuole chissà cosa. Siamo tutti piccoli chimici, presi così tanto dai processi molecolari del cibo artefatto o conservato nei secoli da farci sfuggire la via più semplice: riprendere il controllo di ciò che mangiamo.
Eppure non è facile convincere questi tizi: in nome del progresso e della modernità, pontificano e imprecano contro i sempliciotti che inneggiano ad un "ritorno alla semplicità" ... fino a quando non capiterà a loro di venire intossicati da un cibo fuori contesto o fuori stagione.

Farsi una zuppa non è una pratica stregonesca: con un minimo di organizzazione ci vogliono 40 minuti e un quinto dei soldi che spenderemmo comprandone una pronta. Mangiare i frutti di bosco di stagione non è una pensata da geni supremi: sono più buoni e viste le notizie (quasi mille persone intossicate) decisamente più sicuri. Sbucciare la frutta, farla a pezzetti e portarsela a pranzo non è un mestiere da chef: davvero ci serve mangiare quella confezionata e protetta con atmosfera modificata?

Non c'è fretta che tenga, siamo diventati schiavi della nostra stessa ignavia e pretendiamo di giustificarla con complicati ragionamenti da scienziati...
E' ora di svegliarci, e di ricominciare a costruire focolari.
La tecnologia alimentare, releghiamola al servizio della salute...


lunedì 14 aprile 2014

L'alimentazione naturale nell'era del cibo tecnologico

Molto spesso ci troviamo di fronte al termine Alimentazione Naturale con mille domande da porre e poche risposte in cambio.
L'alimentazione naturale, in un'epoca dove tutto, e dico tutto il cibo è stato manipolato, ogiemmato, conservato, processato, trasformato, può davvero sembrare una pratica ricca di controsensi e false aspettative.
Molto difficilmente, in una giornata qualsiasi della nostra vita, riusciremmo a nutrirci dei frutti spontanei e selvatici della natura quali potrebbero essere erbe raccolte in un prato, bacche e semi, per arrivare a piccoli o grandi animali catturati con le nostre mani (o strumenti).
A voler essere onesti, l'alimentazione naturale dovrebbe essere questa: mangiare quello che la natura ci mette a disposizione senza interferire nei processi di  nascita, crescita, "maturazione".
A meno che non si torni a vivere nelle foreste, questo è decisamente uno stile di vita fuori della portata di molti di noi...
E' per questo che l'alimentazione naturale, così come proposta dalla naturopatia e come la vedo personalmente, vuole essere un approccio il più vicino possibile al concetto di "poco elaborato, poco conservato, e soprattutto molto fresco"
L'alimentazione naturale, in pochi parole,

  1. predilige il consumo di buone quantità di cibi crudi (frutta e verdure che non necessitano di cottura), possibilmente non trattati e di provenienza fidata
  2. elimina totalmente o limita fortemente il consumo di cibo confezionato, inscatolato, precotto, e ricco di conservanti, additivi, grassi e vitamine sintetiche.
  3. limita il consumo di cibi surgelati ma li consente laddove la stagione (inverno) ci impedisce di consumare, ad esempio, certi tipi di alimenti. Esempio: fagioli, fave, piselli, etc. Ovviamente non parliamo delle tagliatelle alla pescatora o del merluzzo in cartoccio già pronto
  4. favorisce il consumo di legumi e vegetali come fonte primaria di proteine, limitando l'introito di proteine animali
  5. invita al consumo di cereali interi (integrali) e deplora il consumo più che quotidiano di farinacei totalmente raffinati
  6. promuove la varietà e la stagionalità degli alimenti.
  7. elimina al 99% i zuccheri raffinati e addizionati agli alimenti.
Questo, in pochi punti.
Nella nostra vita quotidiana però, questo potrebbe avere un impatto fortissimo: abituati come siamo a mangiare al volo un tramezzino piuttosto che un piatto di pasta o una pizza, ciò significa che non potremmo assolutamente farlo tutti i giorni della nostra vita.
E qui sta il trucco di chi si avvicina timidamente al mangiare naturale...
La pianificazione.
Pianificare attentamente tutti i pasti, dalla colazione alla cena passando per gli spuntini, e cercare il più possibile di non farsi trovare impreparati, è l'arma vincente. Può sembrare difficile e inaccessibile (e in effetti almeno i primi tempi si incontreranno tante difficoltà), ma se impariamo a mangiare molto cibo crudo, sia come pasto principale che come "razione di emergenza", riusciremo a cavarcela egregiamente.
Attenzione: Non è facile e semplice se non dopo un discreto periodo di rodaggio, ma di sicuro non è impossibile come si potrebbe credere dall'esterno.

I supermercati non sono i nostri migliori alleati: basta guardarli con occhio critico per capire che, l'80% del cibo inscatolato e inscaffalato è proprio quello che vogliono venderci: il cibo processato e a lunga conservazione da un rendimento economico maggiore di quello fresco che di lì a breve dovrà essere buttato se resta invenduto.
Ma una parte di quel restante 20% di prodotti freschi, si può acquistare, ed è proprio nel reparto "fresco" dei supermercati che dovremmo sostare il più a lungo possibile per "mangiare naturale".

Come fare?
Innanzitutto non facendoci prendere dallo sconforto e iniziando con piccoli passi, e poi seguendo la rubrica "Alimentazione Naturale" Prossimamente
in onda su questi schermi :-D