giovedì 14 febbraio 2013

Vivere "nonostante" il lavoro

Ho scritto molte volte su questo blog dei post riguardanti il mondo del lavoro e di quanto troppo spesso il dedicare 40 e oltre ore settimanali a quest'unica forma di impegno/impiego ci provochi una serie di conseguenze più o meno gravi in termini di salute psicofisica.


Ricordo come fosse oggi il mio primo lavoro: a 19 anni fui assunta per un periodo di sei mesi in una grande multinazionale, e l'orario di lavoro variava dalle 9 alle 12 ore giornaliere. E ricordo con dovizia di particolari la conversazione che ebbi con la mia insegnante di tecnica bancaria:


"Mi sento priva di forze, non ho le energie per fare altro, non riesco più a leggere come facevo quando andavo a scuola e a vedere la luce del sole. Cosa posso fare per sopravvivere a tutto questo orrore?"


Lei mi rispose "E' così che vanno le cose, devi solo farci l'abitudine"


E così, per circa 22 anni, ho fatto l'abitudine al senso di smarrimento, di ingiustizia, alla mancanza di movimento e all'inconsapevolezza dell'alternarsi delle stagioni. Ho imparato bene a spegnere i segnali del mio corpo e a "soffrire poco" per la mancanza di luce naturale, ho fatto l'abitudine a uscire di casa con il buio e tornarci con il buio, ai mefitici pranzi fuori casa e alle cene arrangiate a tarda ora, alla mancanza di tempo per ragionare riposare agire.


Decine di migliaia di ore passate in cubicoli troppo caldi in inverno e troppo freddi in estate, migliaia di ore passate in coda dentro una macchina o un mezzo pubblico, un numero impossibile da determinare di interazioni sociali con persone che incontri magari una sola volta nella vita, o che invece te la stressano (la vita) per anni. Questo e molto altro è il prezzo da pagare per il "benessere" dell'uomo moderno, che oltre all'enorme logorio dato da condizioni di vita innaturali deve poi arrabattarsi tra tasse, balzelli, e spese infinite.


 


Quasi tre anni fa, ci fu una svolta nella mia "carriera" lavorativa grazie alla quale ebbi modo di "riposare" un anno.


Ho avuto la possibilità di alzarmi senza sveglie, stare quante ore volevo all'aria aperta e alla luce del sole, e alla tenera età di 41 ho riscopertoche esistono le stagioni, esiste la primavera, con la sua carica di colori, luci e promesse.


C'è un altro mondo fuori degli uffici (ma anche dei supermercati, delle fabbriche o dei call center), un mondo fatto di tempo per leggere e coltivare i propri interessi, di tempo dedicato all'attività fisica e alla cura della persona. Un mondo fatto di notizie da cercare per avere maggiore conoscenza e consapevolezza, un mondo dove si può esprimere la propria personalità e anche costruire il proprio futuro fuori dai grigi binari imposti dalla società.


Un mondo bello, pieno di idee e di persone di ogni età ed esperienza, un mondo dove seguire i ritmi che l'istinto ti detta e, ultimo ma primo in ordine di importanza, un mondo dove fare la spesa al mercato tutti i giorni e mangiare fresco e salutare.


Stavo davvero bene, ero rifiorita, la differenza si notava a metri di distanza.


Poi, ho ricominciato a lavorare...


Dopo la breve e distruttiva esperienza in un call center, ho ripreso la vecchia strada lavorativa che tanta vita mi aveva tolto e mi sono ritrovata di nuovo in un luogo privo di luce naturale, con orari imposti da altri, seduta per ore e alla mercè di tutte le perturbazioni atmosferiche causate dagli impianti di condizionamento. In un anno ho racimolato svariati raffreddori, tre febbroni da cavallo, un notevole aumento di peso e dolori articolari in tutto il corpo. Ma non solo: la mia creatività si è spenta, la voglia di approfondire attenuata dalla troppa stanchezza mentale, e i miei occhi implorano pietà per il troppo tempo passato davanti ad un monitor. Il tutto per uno stipendio considerevolmente più basso rispetto a quello abbandonato pochi anni prima.


Il mondo lavorativo è pieno di squali, e mai come in questo momento è preferibile investire su se stessi o lavorare con piccolissime realtà piuttosto che affidarsi a crudeli venditori di schiavi che sfruttano il tuo lavoro. Per non parlare di quello che considero uno dei maggiori mali della realtà lavorativa italiana: le aziende di subappalto. Diffidate da chi vi offre un contratto di terza o seconda mano, voi ancora non la vedete ma la fregatura c'è ed è compresa nel prezzo.


Se qualche giovane oggi venisse da me e  ponesse la mia argomentazione di 25 anni fa, forse gli direi:


"E' così che ora va il mondo, ma non è detto che sia il modo giusto o che duri per sempre. Segui la tua pancia, senti quello che il tuo corpo ti dice e non rinunciare mai al diritto di respirare aria fresca e di godere della luce del sole. Rinforza il tuo corpo, studia per diventare consapevole e acquista fiducia in te stessa/o. Mangia sano, ritagliati il tempo per le tue passioni, vivi la tua vita e non farti condizionare dalle paure degli altri e dalle subdole imposizioni della società. Non svendere al ribasso un bene prezioso qual'è il tuo tempo: dagli il giusto valore e fallo pagare a chi ti "affitta" per svolgere un lavoro. Non accettare troppi compromessi e non fare del lavoro la tua unica ragione di vita se il tuo corpo ti dà un feedback diverso. Infine, vivi e fai che gli altri ti lascino vivere"


 


 


E visto che non è troppo tardi, questo consiglio lo darei anche a me stessa ;-)


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mercoledì 6 febbraio 2013

Un piccolo passo per l'uomo...

"...Un grande passo per l'umanità", declamò il recente compianto Neil Armstrong nell'ormai lontano 1969.


Certo, quella fu un'impresa fuori della portata di quasi tutta la popolazione mondiale, ma i nostri piccoli passi quotidiani possono essere altrettanto importanti di un'impronta sulla luna.


Ci troviamo spesso a lamentarci di come il sistema politico, amministrativo e sociale sia allo sbando: governato da persone insensibili, gestito da corrotti che pensano solo al loro benessere, deturpato dall'incuria e dalla scarsistà di pecunia. L'esempio non è dei migliori per noi cittadini, ma non sempre l'esempio che ci danno coloro che ci "guidano" deve essere seguito.


Dal momento che non siamo ancora del tutto decerebrati, potremmo iniziare noi a costruire il buon esempio, agendo consapevolmente nelle piccole azioni quotidiane, nei piccoli gesti.


Non serve impegnarsi più di tanto, basta agire con consapevolezza e responsabilità, e comportarci civilmente nelle occasioni quotidiane. Qualche esempio?



  • evitiamo di gettare le cartacce in terra. Basta poco per raggiungere il cestino o il cassonetto più vicino, e cancellare dalle nostre abitudini questo atto di inciviltà veramente obsoleta

  • rispettiamo le regole stradali: che semafori, sensi di marcia, attraversamenti pedonali diventino per noi qualcosa di concreto e non un'occasione per una trasgressione da poveri d'animo

  • evitiamo di usare la macchina anche per attraversare la strada: l'aria che respiriamo dipende da noi e dai nostri consumi, usarla meno alla lunga farà la differenza

  • compriamo solo le cose che ci servono, il cibo necessario, l'abbigliamento che saremo sicuri di indossare


 


Non svalutiamo i piccoli singoli gesti, anche il mare è composto da minuscole gocce d'acqua che unite formano una forza inarrestabile.Onde-Mare-917785.jpg