lunedì 11 giugno 2012

La discarica del vicino è sempre più verde

C'era una volta a Roma, in un posto dal nome poco felice (Malagrotta), una piccola grande discarica.

Il compito di questa discarica era immane: contenere e rielaborare i rifiuti di tre milioni e passa di abitanti.



 


Gli abitanti di Roma erano persone evolute, molto tecnologiche e alla moda: compravano il cibo in eleganti involucri da gettare appena arrivati a casa, sostituivano cellulari e gadget ad ogni batter di ciglia, compravano ogni anno abiti con data di scadenza 6 mesi, si riempivano le case di allegri flaconi colorati contententi ogni ben di dio. E buttavano, buttavano, buttavano sorridenti quintali di monnezza nei cassonetti, e si sentivano magnanimi e antirazzisti, dacchè non badavano alle differenz(iat)e tra una buccia di banana e un barattolo, tra un libro e un litro di olio esausto.

Sapevano che, poco più o molto meno, sarebbe poi passata la fatina magica a portar via nella piccola discarica tutta quella roba che non volevano più vedere. L'idea che nella testa dei romani si formava quando pensavano ad una discarica era più o meno la seguente: un luogo utile, indispensabile, che stesse il più possibile lontano dalle case che abitavano.

Così, mentre i poveri disgraziati che vivevano nei dintorni di Malagrotta dovevano subire i pochi onori e i troppi oneri, nessun altro cittadino voleva assumersi lo stesso destino.

Ma-la-grotta andava riempiendosi, e bisognava trovare altre destinazioni dove buttare gli inutili ed eccessivi resti della civiltà di quell'epoca.

Gli oculati amministratori si guardavano bene dall'investire in progetti di raccolta differenziata, o di educazione civica per insegnare ai romani a sprecare meno: la monnezza è business, più ce n'era e più gli amministratori prosperavano.

Ed è così che pensarono alla soluzione suprema: l'inceneritore di Albano. Gli abitanti giustamente insorsero: prechè prendersi la mondezza di una città nella quale nemmeno vivevano e il rischio di sviluppare svariatissime malattie?

(http://castelli.romatoday.it/albano/scontri-polizia-manifestazione-no-inc-14-aprile.html)

Intanto che la diatriba continuava, bisognava trovare un posto per buttare, buttare, e ancora buttare...

Ogni luogo che veniva eletto a sito papabile incontrava la medesima reazione:

NO.

I cittadini di Pian dell'Olmo, Corcolle, e tante altre zone nominate a casaccio dagli amministratori si ribellavano a questa terribile ingiustizia, salvo poi fregarsene dei poveri abitanti di Malagrotta che ricevevano anche la loro di spazzatura.

Ci mancherebbe: le proteste sono giuste e sacrosante, ma se non sono accompagnate da coerenza e da senso civico restano sempre la solita zuffa per tenersi stretto il proprio orticello alla faccia di tutto quello che succede fuori.

 Eppure sarebbe bastato veramente poco: cominciare a sprecare di meno.

Un concetto dal sapore retrò, più adatto alle loro nonne che a quell'ameno, moderno popolo. Ma quella era la sola e unica soluzione.

Come andò a finire, non ci è dato saperlo.

Ma possiamo vedere invece i progressi che ogni giorno noi possiamo fare iniziando a ridurre, riciclare, dare nuova vita agli oggetti.

Ognuno di noi fa la differenza, quando la differenziata non è sufficiente.

Il concetto è semplice: non dobbiamo aver bisogno di 4 contenitori dell'immondizia per riporre i nostri kg di rifiuti, ma fare in modo che i chili diventino etti, e poi grammi.

Comprare cibo sfuso, detersivi e shampoo alla spina, è già un notevole passo avanti.

Acquistare bibite con vuoto in vetro a rendere o bere l'acqua del rubinetto contribuirà di molto a ridurre i nostri rifiuti.

Evitare di rottamare mobili, tecnologia o elettrodomestici con la frequenza di adesso, ci farà respirare più aria pulita.



Se tutto questo ci sembra un sacrificio immane, ricordiamoci che abbiamo esaurito le risorse e che a breve non saremmo più in grado di permetterci questo spreco. Se questo non bastasse, Roma è sull'orlo della tracimazione immondezzaria: per farla breve, se non riduciamo il pattume ce lo ritroveremo sotto casa nè più nè meno come Napoli e Palermo.



Quindi, iniziamo da oggi a provare l'ebbrezza della pattumiera semivuota:

facciamo la differenza, e anche la differenziata!







Ps: se vi serve un esempio, cliccate qui: hofattoilcomposto

2 commenti:

  1. La questione di Malagrotta è davvero sconfortante. Soprattutto per chi le cose di cui parli le fa da tempo. Tutto vero quello che dici, peraltro benissimo. Ma non sono solo i romani a fare la differenza rispetto agli altri italiani (perchè solo da noi Malagrotta?), anche se non si può negare ci mettano del loro. E' che qui veramente la politica e l'amministrazione hanno fallito da tutti i punti di vista in maniera che dire criminale è dire poco. Io mi illudo, forse come te, che i cittadini dal basso possano fare ciò che la politica non sa fare. Mi illudo che l'unico sacchetto mensile di indifferenziato prodotto dalla mia famiglia di tre persone con il tempo e con l'esempio possa rendere obsoleti discariche e inceneritori. Ma purtroppo so che non può bastare contro questa politica e questa amministrazione (a tutti i livelli e di tutti i tempi, passato e presente...). Vado avanti lo stesso, però, sia ben chiaro.
    Grazie per il tuo bel post,
    Paola

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  2. Hai ragione Paola, ma laddove la politica latita l'unica soluzione è l'iniziativa personale.
    Continua così, con forza e determinazione. Quando la crisi ci renderà prezioso anche il più piccolo atomo di materiale, tu starai avanti anni luce!

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