giovedì 31 maggio 2012

365 ecopensieri per sopravvivere alla crisi - 2

La crisi può essere un'opportunità.


Ci dà modo di riconsiderare i nostri stili di vita e per chi lo desidera, capire quali sono i nostri veri obiettivi.


Sfruttiamo i suoi lati positivi e impariamo a vivere in maniera diversa.


 


mercoledì 30 maggio 2012

Gli italiani, il terremoto, le parate, il calcio

Questo non è affatto un bel periodo per l'Italia. Tra stangate e mazzate, anche la natura ci mette del suo e decide di sconquassare la vita di decine di migliaia di cittadini ai quali nel giro di una settimana è stata tolta una casa, un lavoro, un familiare, la vita.


Come se non bastasse, oltre al danno si aggiunge la beffarda e recente disposizione dell'attuale governo che non stanzierà più fondi per disastri ambientali; abbiamo visto con la città de L'Aquila che anche i fondi servono a poco se a distanza di due anni gran parte delle zone colpite è ancora una maceria, ma se uno Stato decide di togliere anche gli aiuti minimi che sarebbe tenuto a dare, lo Stato delegittima la sua esistenza.


Se scompare il carattere assistenziale, allora viviamo in un moderno regime feudale, dove ti concedono sì di tenerti il "tuo" pezzetto di terra, ma a carissimo prezzo.


Nel frattempo, il caro Monti anzichè parlare dei fondi che non stanzieranno, si preoccupa di pronunciare ipotesi sulla chiusura di un paio di anni del campionato di calcio italiano.


Fondamentalmente, e cercando di evitare quanto più possibile la volgarità, del calco m'importa 'nà ....


Ma evidentemente, il "problema" è così sentito dagli italiani da indurli a parlare e versare fiumi di energie su questo scandalo, che di sconvolgente ha solo il fatto che ancora oggi milioni di persone danno credito e "fede" a un passatempo.


Sprechiamo centinaia di euro, ore e ore di tempo a guardare gente giocare sui prati invece di farlo noi stessi; i gusti son gusti, ma sinceramente  chi ancora crede alla lealtà sportiva e ai valori etici in un mondo dove girano miliardi di euro... è un grullo.


Il potere che abbiamo di cambiare il nostro mondo semplicemente svegliandoci dal torpore mediatico e sociale dell'uomo qualunque è immenso.


Svegliandoci capiremmo che non siamo costretti a farci prendere per il didietro da persone viziate, strapagate e ladrone che truccherebbero anche le partite a dama con la nonna.


Svegliandoci capiremmo che il governo non può fare quello che vuole, e che lo Stato siamo noi e ognuno di noi può contribuire a migliorarlo.


Svegliandoci potremmo dare un segnale forte al Presidente della Repubblica che ritiene la parata militare indispensabile per festeggiare la Repubblica: boicottiamola tutti, e lasciamo solo i politici a "godersela"


Svegliandoci potremmo fare mille milioni di cose, e ricostruire le città terremotate negli stessi tempi e standard qualitativi del Giappone: se lo hanno fatto loro, allora si può!


Svegliamoci, e spegniamo la TV e la falsa informazione!

365 ecopensieri per sopravvivere alla crisi - 1

Pensa in piccolo, adotta la politica dei piccoli passi.


Se non sei costretto dalla crisi a rinunciare a tutto e subito, otterrai maggiori risultati procedendo un poco alla volta.


Senza troppa fatica, anzi, otterrai dei grandissimi risultati!


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Foto: windoweb

lunedì 28 maggio 2012

Spaghetti profumati con pomodorini e olio piccante

Questa è davvero una ricetta rapida e che con il suo profumo inebriante riesce a cambiare l'umore di una persona.


Chi l'ha detto che un pasto non possa essere anche un fantastico momento di aromaterapia?


Veniamo agli ingredienti:


spaghetti/spaghettoni


dieci pomodori perini ben maturi


una manciata di erbe aromatiche (erba cipollina, salvia, rosmarino, basilico, prezzemolo, pochissimo origano)


olio evo


peperoncino


aglio


 


procedimento:


mentre l'acqua bolle, tagliare i pomodorini a pezzetti e tritare finemente le erbette e metterli in una ciotola. Chi gradisce, può aggiungere uno spicchio di aglio tagliato a rondelle sottili.


A parte, riscaldare a fiamma dolce l'olio con il peperoncino facendo attenzione che la temperatura non diventi troppo alta. L'olio deve essere messo tiepido nella ciotola.


Scolare la pasta al dente, versarla subito nella ciotola con le erbe i i pomodori, aggiungere l'olio e girare velocemente.


Il calore della pasta ammorbidirà leggermente i pomodori e sprigionerà il gusto fantastico di questa pasta.


Se volete, accompagnatela con un bel bicchiere di vino bianco ghiacciato e... buon appetito!


martedì 22 maggio 2012

Panini all'olio

Nell'ambito della decrescita e dell'autoproduzione,


ho trovato tempo fa una ricettina molto sfiziosa di panini all'olio, da preparare senza il bisogno di aggiungere null'altro che ingredienti derivanti dal mondo vegetale.


Procediamo con la ricetta...


Ingredienti:


500 gr farina grano tenero


100 ml olio
150 ml acqua
50 gr evo
50 gr latte di riso tiepido
25 gr lievito
10 gr di sale
10 gr di zucchero


 


Procedimento:


Impasto a lungo la farina con l'olio, fino a quando non si amalgamano bene i due ingredienti.


A parte, sciolgo il lievito nel latte intiepidito e lo aggiungo all'impasto. Continuo a lavorare il composto aggiungendo poco a poco l'acqua. Volendo si può sostituire l'acqua con il latte di riso per rendere il panino più morbido e simile al panino al latte.


Una volta fatto assorbire tutto il liquido, aggiungo sale e zucchero e continuo a lavorare la pasta fin quando non risulterà soda e liscia. A quel punto, copro  l'impasto e lo metto a riposare in un ambiente tiepido e al riparo delle correnti. Quando è raddoppiato di volume, si può procedere con la seconda lavorazione: formo delle palline della dimensione desiderata e le metto su una placca da forno ben oliata. Anche questa volta, faccio riposare e aumentare di volume; è preferibile aspettare un'ora in più ma far lievitare bene l'impasto.


Una volta cresciuti, i panini vengono intagliati con la lama di un coltello e conditi a piacere con semi di sesamo, papavero, sale grosso e quello che la fantasia ci detterà.


Lascio ancora riposare una mezz'ora, e inforno a 200 gradi per venti minuti circa o fin quando i panini non risulteranno ben dorati.


Arrivati a questo punto, e dopo averli fatti raffreddare per alcuni minuti, si possono servire in tavola.


Buon appetito!


 


 


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venerdì 18 maggio 2012

Condividere gli spazi: un ritorno al passato in attesa di tempi migliori

I dati sulla disoccupazione si fanno ogni mese più pesanti, le pensioni non bastano a fa vivere decentemente le persone, stentiamo ad arrivare a fine mese?


Ecco una proposta che a molti farà storcere la bocca, ma che per tantissima gente è già pratica forzata: la condivisione degli spazi abitativi.


In un periodo in cui aumentano le tasse anche sull'aria che respiriamo, l'unica soluzione (si spera temporanea ma potrebbe rivelarsi un'ottima esperienza) che a me può venire in mente per garantirci un tenore di vita umano è con-dividere le case: magari con i familiari, o per chi può permetterselo in cohousing, questa pratica dal sapore un pò retrò può e deve essere attuata.


Ricordo i racconti delle mie nonne, una a Roma e l'altra in un paesino nella campagna marchigiana, che mi parlavano di epoche "lontanissime", nelle quali la gente divideva pochi metri quadrati con una o più famiglie; ho anche la memoria dei bellissimi film italiani degli anni 50 e 60, dove bastava una tenda per creare più stanze da letto all'interno di un unico ambiente. Tuttora extracomunitari e comunitari non molto ricchi vivono numerosi in appartamenti poco più che piccini.


Non è questo il ritorno al passato che auspico, quelli erano tempi durissimi e le persone avevano la peculiarità oggigiorno rara di sapersi adattare a tutto pur di aggirare gli ostacoli che la vita metteva loro di fronte.


Noi abbiamo cambiato la nostra mentalità, consideriamo la casa come un rifugio anche psicologico ancor prima che un tetto che ci ripara da intemperie e intrusi, e come un simbolo di affrancamento dalle mura genitoriali. Per alcuni, è la triade maxima a cui aspirare nella vita: casa, matrimonio, figli.


E' difficile pertanto pensare di tornare a vivere con i genitori, o pensare all'epoca in cui le nostre nonne gestivano una casa con dieci persone dentro e talvolta qualche animale. E, come detto prima, non siamo costretti a dividere 20 mq con altre 6 persone.


Abbiamo bisogno dei nostri spazi, questo è certo, ma i nostri spazi sono davvero nostri?


Se ci soffermiamo a scrutare nelle varie stanze (per i fortunati) che compongono i nostri appartamenti, noteremmo che la maggior parte dello spazio che non è occupato da esseri viventi è dedicato all'archiviazione di beni di consumo: televisori, pc, console, scarpe, vestiti, quintali di scorte alimentari e detersivi. Il nostro "spazio inalienabile" ha la funzione di immagazzinare scorte per la maggior parte inutili, costose e che diventeranno obsolete nell'arco di dodici mesi.


Se viviamo in case ricolme di beni di consumo, non sarebbe più proficuo e utile occupare quello spazio con qualcuno il quale, una volta presi accordi molto precisi, possa contribuire alle spese?


Ed è davvero così brutto prendere in considerazione l'idea di dividere casa con parenti e/o amici, sempre che si stia in buoni rapporti e che si abbia un minimo di sacrosanta privacy?


Mantenere due case o mantenerne una costituisce enorme differenza economica per una famiglia; ma, al di là di semplici calcoli da ragionieri, potrebbe anche essere un modo temporaneo per condividere saperi, conoscenze, esperienze.


Anzichè accendere la tv, potremmo raccontarci le nostre giornate o succosi aneddoti, anzichè comprare due volte le stesse riviste, comprare una rivista e un libro da leggere e commentare.


Meno elettrodomestici, meno consumi di gas per riscaldare le case, magari meno automobili perchè si riuscirebbe a intrecciare i vari impegni e fare car sharing. Meno Imu, meno tasse, un solo abbonamento Rai. Meno sprechi alimentari, ottimizzazione del tempo libero (se si fanno i turni in cucina e per le pulizie), meno spese di manutenzione (con più persone in casa, si può trovare chi rassetta il giardino o fa piccole riparazioni).


Se fatto con consapevolezza e desiderio di aiutarsi reciprocamente, riusciremmo a superare i piccoli ostacoli quotidiani che i vari caratteri ci proporranno inevitabilmente.


Ma tutto sommato, sarebbe davvero così brutto vivere insieme ad altre persone?

lunedì 14 maggio 2012

Il Cae, la festa dei vegetariani, e pensieri sparsi

Domenica 13 maggio a Roma si è svolta la decima edizione della festa dei Vegetariani, un momento d'incontro, informazione e riflessione su cosa significa essere vegetariani e perchè dovremmo esserlo. La manifestazione è stata ospitata presso la Città dell'altre economia , una realtà in piedi da anni ma che sembra purtroppo rischiare la chiusura grazie al disinteresse più totale di questa amministrazione cittadina che sembra evidentemente poco sensibile alla realtà in questione (e non solo).


Ma procediamo per argomenti senza mescolare troppo le cose.


La festa dei vegetariani: quest'anno mi è parsa leggermente sotto tono, ma come sempre ho avuto modo di fare conoscenza con diverse persone e scoprire delle realtà molto vive che si muovono nella nostra metropoli. Catering vegetariani, corsi di cucina crudista, banchetti animalisti e persino uno stand che vendeva cibo per animali veg. Ho usufruito di un trattamento gratuito di Pranic Healing che mi ha rimessa al mondo, e ringrazio le gentilissime operatrici che me lo hanno offerto.


L'esperienza principale di queste occasioni resta comunque quella di conoscere altre persone che condividono lo stesso percorso, e fare "rete" per diffondere questo stile di vita.


Già che c'ero, vista la concomitanza con il Biomercato, mi sono fatta un giretto nello spazio adiacente la festa, ricco (almeno da lontano) di invitanti banchetti. Devo dire la verità: sono rimasta parecchio delusa. Se biomercato deve essere, logica vorrebbe che su 20 stand 18 siano di prodotti biologici, in particolar modo alimentari. Invece, come purtroppo capita spesso, la rappresentanza del mondo alimentare e soprattutto vegetale era limitata a due stand che alle 13:00 si erano praticamente finiti tutto, a un meraviglioso banco con panificazioni naturali di tutti i tipi, al "porchettaro" e un venditore di formaggi bio.


Il resto, con tutto il rispetto per esso, era rappresentato da beni di ...seconda necessità.


Interessante però il laboratorio di creazione di pasta modellabile (il didò per intenderci) che alcune ragazze stavano facendo con dei bambini... un'esperienza da replicare sicuramente!


Proseguendo con il mio giro, ho deciso di visitare gli spazi della Città dell'Altra economia. Tenete presente che il consorzio che gestisce lo spazio all'interno dell'Ex mattatoio è sotto sfratto e continua ad "abitare" questo luogo solo grazie a piccole proroghe dell'ultimo minuto che però non consentono una pianificazione accurata e a lungo termine di eventi, manifestazioni, incontri.


Come dicevo prima, l'amministrazione attuale di questa città ha scarso interesse a mantenere vivo un luogo di incontro, relazioni e crescita che parla di economie alternative: questa amministrazione in realtà ha interessi solo dove può lucrare, cosa potrebbe farsene del CAE?


E' però paradossale che in una città come Roma, talmente ricca di agricoltura da essere la città europea con il maggior territorio agricolo, le amministrazioni non riescano a capire quanta "economia" questa situazione potrebbe creare. Paradossale e assolutamente miope, visto che sempre più cittadini si interessano di argomenti come la decrescita, il commercio etico, l'agricoltura biologica.


In ogni caso, devo dire che la biobottega mi ha delusa. Certo, lo spazio è molto grande e hanno un settore vini/oli spettacolare, per non parlare delle centinaia di tipi di conserve e di scatolame vario. Ma io vivo dell'illusione che la decrescita e l'altra economia debba essere frutto di uno stile di vita che predilige il fresco, l'appena colto. Vedere la zona ortaggi e frutta relegata in 20 metri quadrati e completamente sguarnita mi ha confuso le idee: in un giorno di grande affluenza come queste domeniche, mi sarei quantomeno aspettata che ci fosse qualcosa in più di tre vaschette di fragole, 5 chili di fave e qualche patata. Mi sarebbe piaciuto acquistare uno o due frutti e mangiarmeli al sole, ma anche fare un pò di spesa da portare a casa: per lo scatolame, attraverso la strada e il supermercato davanti casa me ne offre in abbondanza.


Non è andato meglio il biobar: proponeva moltissimi panini e focacce, con i soliti prezzi allucinanti. Un euro e 50 per una pizzetta di 7 cm di diametro e del peso scarso di 80 grammi, due euro e 50 per saccottino di 130 gr ripieno di verdure. L'acqua (di Nepi e in plastica), un euro per mezzo litro. Se fossero corretti toglierebbero il prefisso bio.


 


Comunque sia, se è il messaggio che conta, e lo spazio per fare rete e "numero" la Città dell'Altra Economia è un punto cruciale d'incontro, ed eventi come la festa dei Vegetariani importanti momenti d'informazione.


 


 


 


Ava: http://www.vegetariani-roma.it/


Città dell'Altra Economia: http://www.cittadellaltraeconomia.org/index.php

giovedì 3 maggio 2012

Diario di un orto maldestro - primavera 2012

sinergico1.jpgLa neve a Roma quest'anno ha fatto strage di un sacco di piante sul mio balcone. Guarda caso, tutte quelle cosidette ornamentali, lasciando i miei balconi con un pugno di aromatiche malconce ma che hanno resistito alla grande.


Vista la mia scarsa maestria nel gestire ortaggi e frutti sul terrazzino (sebbene la lattuga mi ha dato delle enormi soddisfazioni), quest'anno ho scelto di essere minimal: peperoni e peperoncini a parte (e se il dio degli ortolani vuole confido di assaggiare una fragola), ho riempito i vasi di aromatiche di tutti i tipi, e proseguito con la via dei vasi sinergici.


Cosa significa, in parole povere? Ho messo per ogni vaso diversi tipi di piante a farsi compagnia tra di loro, e tra essi qualche spicchio di aglio. L'hanno scorso l'esperimento ha funzionato, tanto da far diventare rigogliose le lattughe piantate in questo modo e tristi quelle messe insieme ad altre compagne. L'esperimento ha inoltre (pare) tenuto lontani dalle piantine un bel po' di parassiti.


Nelle foto potete vedere una minima parte dei miei strampalati esperimenti, nel frattempo questo è l'elenco delle aromatiche attualmente dimoranti (l'elenco è ancora da aumentare, of course):


coriandolo


rosmarino


rucola


basilico siciliano e genovese


erba cipollina


salvia


peperoncini vari


timo limoncino


origano strisciante


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mercoledì 2 maggio 2012

I cinque tibetani - quando la pratica vale più di tanti miracoli

Siamo culturalmente predisposti ad avere tutto e subito, corriamo corriamo e speriamo anche di ottenere risultati miracolosi da qualsiasi prodotto usiamo: dal frutto magico alla crema anticellulite istantanea, passando per le diete lampo o per le ristrutturazioni all in one.


Anche per l'attività fisica è così, cerchiamo frenetici programmi di allenamento che possano smagrirci, tonificarci e gonfiare i nostri muscoli, sì da verificarne i tangibili risultati entro 48 ore dall'inizio dell'attività.


I cinque tibetani non sono niente di tutto questo. i testi che li descrivono parlano di risultati eccezionali che vengono fuori sulla lunga distanza: ringiovanimenti significativi, aumento dell'energia vitale, sparizione di molti acciacchi. Ma quello che conta, secondo il mio modesto parere, è l'assiduità nel praticarli.


Cosa sono i cinque tibetani? Sono una pratica di cinque esercizi dinamici mutuati in parte da alcune posture yoga: attraverso una respirazione specifica e l'attenzione portata ai movimenti, questi esercizi lavorano sui sette vortici vitali (o chakras) armonizzandoli, e armonizzando con essi le ghiandole ormonali collegate. Questo allineamento provocherebbe nel tempo un ripristino del corretto funzionamento dell'organismo, portandolo a "sfruttare" appieno le infinite risorse che ha a disposizione.


I testi riferiscono di enormi miglioramenti: per onestà, io personalmente non conosco nessuno che li abbia praticati e sia ritornato fisicamente "indietro nel tempo", magari fra un paio di anni potrò aggiornarvi.


Quello che posso raccontare della mia esperienza appena iniziata è che effettivamente donano una grande riserva di energia ma soprattutto "costringono" a dedicare dieci venti minuti al giorno al nostro benessere psicofisico: una sorta di meditazione attiva che se praticata assiduamente può indurci a smettere di cercare il miracolo mediatico e farci concentrare sul potere reale della nostra mente e del nostro corpo.


Se volete saperne di più fate riferimento ai seguenti testi:


 


Peter Kelder  - I cinque Tibetani   Ed. Mediterranee


AAVV - I cinque tibetani Volume 2 - Ed Mediterrane


 


Oppure guardate questo video che mi sembra il più attinente:


http://www.youtube.com/watch?v=eDZ03fHA7vU