sabato 14 aprile 2012

Less is more step 11: pranzo al sacco!

Chiunque di noi sia costretto a trattenersi fuori di casa durante la pausa pranzo, sa benissimo che questa pausa di un'ora può trasformarsi in una costosa e poco sana esperienza alimentare.


Ormai lo sappiamo tutti: con i costi sociali che questo governo carica sempre di più sulle nostre spalle, volenti o nolenti dobbiamo risparmiare sul superfluo. Tolta quella della benzina utilizzata anche per andare in bagno,  quale spesa risulterebbe più superflua del pasto consumato quotidianamente fuori casa?


Facciamo un rapido calcolo: mangiare un panino al bar (la cosa meno costosa) più un'acqua o una bibita non costa meno di 3,5 euro che moltiplicati per 20 giorni lavorativi fanno 70 euro. Un pasto caldo composto da una sola pietanza, ci viene a costare intorno ai 5 euro minimo, per un totale di 100 euro al mese. Un pasto con due "portate", circa 8 euro (160 euro al mese). Il tutto, e per i fortunati che hanno un lavoro fisso e regolare per circa 11 mesi l'anno, equivale ad una spesa che va dai 770 ai 1760 euro all'anno. Vale a dire una cifra che equivale ad almeno una mensilità di stipendio.


Se ci aggiungiamo quei due euro almeno di caffè vari, lascio a voi l'onore di fare i conti...


Quando scrivo o parlo di decrescita, c'è sempre l'economista di turno che ribatte su quanto sia indispensabile consumare e spendere per mantenere questo sistema in piedi: configurando scenari apocalittici, il signor qualcuno cerca di convincerti che se i negozi chiudono e le aziende falliscono, è colpa delle tue scelte di consumar poco. Dimentica, questa gente fortunata che può permettersi di parlarci di consumi in virtù del fatto che ha risparmi ed entrate fisse ogni trenta giorni, che molte persone ormai sono oltre la canna del gas, che molte famiglie vivono in strada, e che il sistema economico che si sta cercando di tenere in piedi è la causa primaria di cotanta miseria umana.


La nostra società, in tempi di vacche grasse, ha creato una catena infinita di intermediazioni tra le materie prime e i prodotti finiti, e tra i prodotti finiti e gli utenti finali. In una sorta di struttura piramidale ancora più subdola delle famigerate aziende quali Herba.laif (ho storpiato il nome appositamente),  i prezzi sono lievitati all'infinito  per il consumatore, e scesi ben oltre la soglia della fame per i fornitori di materie prime (leggi questo: http://biosipuo.myblog.it/archive/2012/03/07/i-costi-sociali-dell-aranciata.html )


Abbiamo poi creato un miliardo di strutture per supportare i servizi: in poche parole, non per creare o produrre ma per smuovere l'aria fritta. 


Certo,  il bar o tavola calda che dir si voglia potrebbe entrare a fatica in questo ragionamento, se si pensa che le prime trattorie veloci per viandanti o lavoratori affamati sono sorte nell'antica Cina qualche millennio fa.


Ma adesso non sono più la stessa cosa... Alzi la mano chi riesce a mangiare ad un prezzo accettabile un pasto preparato con materie prime di qualità e con ingredienti freschi. Come dite, non potete saperlo perchè i ristoratori non pubblicizzano queste cose?


Mangiare fuori di casa significa mettere nelle mani di qualcun altro la nostra carica di energia, il nostro apparato digerente e per molti versi la nostra salute. Delegare a terzi la scelta del nostro cibo dovrebbe essere, come sempre, un atto di estrema consapevolezza: troppo spesso però ci avventiamo sulla sbobba che ci propinano affamati e desiderosi di finire in fretta per tornare ai nostri lavori.


E così, ci capita abbastanza di frequente di avvertire gonfiori, sonnolenze, e tanti fastidi di vario genere.


Come potremmo salvare capra (i nostri portafogli) e cavoli (i nostri stomaci)? Molto semplice, seguendo l'esempio dei nostri nonni.


Portarsi il pranzo da casa non è più un comportamento socialmente disdicevole, e oltre a risparmiare più del 50% di quanto spendiamo per mangiare fuori abbiamo la possibilità di variare la nostra alimentazione e scegliere quei prodotti freschi che ci daranno realmente energia. Il pranzo al sacco inoltre è un ottimo modo di riciclare gli avanzi della cena e risparmiare ulteriormente, e ci offre anche la possibilità di condividere le nostre creazioni con i colleghi. Basta veramente poco per organizzarsi e fare di questa virtuosa pratica un'abitudine che non pesa: possiamo preparare il nostro pranzo "cotto" mentre prepariamo la cena serale, oppure preparare un panino con verdure, patè freschi e qualche germoglio, o prepare una bella busta di frutta e verdure sbucciate  mentre siamo in attesa che si liberi il bagno.


Preparare il pranzo al sacco è semplicemente questione di abitudine, e se ci inventiamo una scusa nuova ogni giorno per evitarla, allora ci meritiamo di vedere i nostri portafogli sgonfi e le pance gonfie.


Prepararsi il pranzo ci da anche l'opportunità di variare ogni giorno la nostra alimentazione, evitando di incorrere in intolleranze dovute all'abuso delle solite quattro cose ingurgitate quotidianamente e fornendo una gamma completa di micro e macro nutrienti.


Per chi volesse osare, potrebbe anche portare un piccolo thermos dove mettere il caffè o l'orzo, da consumare con calma e senza spendere 90 centesimi ogni volta che si vuole fare una pausa.


Basta solo cominciare, magari già lunedì si potrebbe sperimentare, che ne dite?


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