venerdì 17 febbraio 2012

Cucinare con lentezza

La neve a Roma ci ha portato un prezioso dono, non apprezzato da tutti ma di sicuro sfruttato appieno in casa nostra: il tempo libero.


Con apocalittiche previsioni di intere giornate di neve alle porte, la scorsa settimana ho fatto una piccola scorta di farine varie e diversi altri ingredienti intenzionata a sperimentare tutte quelle ricette che necessitano di ore e ore di lavorazione/riposo prima di raggiungere i nostri denti.


Libera da qualsiasi impegno che non fosse costituito da esigenze fisiologiche, ho iniziato il mio lungo weekend di cucina rilassata impastando, modificando, creando quasi dal nulla dei prelibati bocconcini che abbiamo poi mangiato con decisa voracità.


Con la farina 00, tre lavorazioni e 6 ore in tutto di lievitazione sono venuti fuori degli squisiti bomboloni fritti:


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Con la farina 0 e quella di grano duro, unitamente a 7 ore di lievitazione e due impasti, delle croccanti pizze vegane:


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Con il grano duro e 18 ore di lievitazione (più 4 lavorazioni), una meravigliosa focaccia pugliese:


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Rotoli di ciccia a parte, la lunga lavorazione di un insieme di ingredienti che costituiranno il nostro pasto è rilassante e istruttiva, ci permette di seguire passettino dopo passettino la trasformazione degli elementi e la loro "crescita" (lievitazione), ci lascia il tempo per capire la differenza tra il cibo "vero" e quelle tristi imitazioni di cibo che troviamo già pronte e pluri-confezionate.


Cucinare con lentezza ci fa capire che con due soldi e un pò di impegno da parte nostra è possibile mangiare sano e fresco spendendo meno, e con un pizzico di fantasia si possono mangiare cibi che la grande distribuzione organizzata non ha ancora "inventato".


E' un ottimo modo per passare il tempo con i propri figli, e insegnargli le basi di quella che è stata la cultura alimentare/contadina dei nostri nonni: basta una pallina di impasto per far giocare/imparando un bimbo, e questa pallina costerà decisamente meno del Didò che troviamo nei negozi di giocattoli.


Ho notato inoltre che impastare a mano è un ottimo esercizio per chi come me usa il mouse 10 ore al giorno: i movimenti decisi, il dosare la forza a seconda delle esigenze del manicaretto fa muovere tutti i muscoli e le articolazioni della mano e dopo due giorni mi sono ritrovata con tanti doloretti ma con le mani molto sciolte.


 


Quindi, auguro a tutti noi di voler trovare il tempo per iniziare a cucinare con lentezza!

mercoledì 15 febbraio 2012

La strage nel piatto

Il titolo è un pò forte, lo ammetto. Ma se vogliamo aprire gli occhi su quello che mangiamo e il prezzo che costano all'ambiente alcune scelte alimentari, di strage dobbiamo parlare.


Escludiamo per un momento tutto ciò che riguarda il consumo di carne, perchè oggi parleremo delle crudeltà che si nascondono dietro il nostro appetitoso piatto di mozzarella.


Il latte viene prodotto dagli animali per alimentare i propri cuccioli. Fatta eccezione per la mucca/capra/bufala che pochi di noi hanno la fortuna di ospitare come animale domestico, tutti gli allevamenti separano le madri dai cuccioli per evitare che questi ultimi consumino il latte destinato per natura a loro ma indirizzato per artificio al consumo umano. Nella maggior parte dei casi, i cuccioli femmine vengono allevati e destinati a loro volta a vivere una vita in schiavitù per produrre a loro volta latte, i cuccioli maschi subiscono una fine più grama...


I cuccioli delle mucche vengono destinati all'alimentazione umana, dopo essere stati alimentati con cibo innaturale per loro che causa anemie e altre gravi carenze. La vitella, quella fantastica "pietanza" che tanto cerchiamo per la sua tenerezza e per farla mangiare ai nostri bambini, è carne anemica di un povero cucciolo che vive le sue poche settimane di vita separato dalla madre e in un lager.


Ma se di strage vogliamo parlare, dobbiamo parlare dello "spreco" di vite animali che si perpetua per la produzione della ricercatissima mozzarella di bufala.


A quanto sembra, in Italia la carne di bufala è poco consumata. Partendo da questo presupposto, tutti o quasi tutti i cuccioli maschi di bufala vengono abbandonati dove capita, affogati nei corsi d'acqua, sotterrati vivi o soffocati con la paglia. Questa che pare sia una usanza tipica dei luoghi di produzione della mozzarella di bufala, fa sì che almeno 15.000 esseri viventi vengano scartati dall'industria casearia nè più nè meno alla stregua di immondizia. Capita spesso di ritrovare le carcasse di queste povere creature sul ciglio di una strada, in acqua o sulla sabbia, vittime di un'industria alimentare che ha perso il rispetto per la sacralità della vita su questo pianeta.


In questo perverso sistema, un animale che non serve diventa automaticamente spazzatura, un oggetto indegno di vivere e di consumare il cibo che gli spetterebbe di diritto in natura; è merce senza valore, da eliminare con i mezzi più economici a disposizione per non incidere sul fatturato.


Per una volta, una sola volta,  quando ci metteremo a tavola per gustare quella appetitosa, succosa, saporita mozzarella che sia di bufala o di mucca, cerchiamo di percepire il rosso del sangue dei poveri animali attraverso l'immacolato candore di quel sepolcro imbiancato che abbiamo nel piatto. Una volta fatto ciò, potremmo anche constatare che il costo in termini etici, umanitari, morali e anche sociali di quei 300 grammi di alimento è infinitamente troppo alto per la nostra coscienza.

sabato 11 febbraio 2012

Pasta e ceci


Pasta e ceci, altro classico piatto povero ma con un valore alimentare elevatissimo, in quanto ricco di proteine e degli aminoacidi necessari ai processi biologici. Le paste con i legumi sostituiscono i pasti a base di carne, e sarebbe bene mangiarne più volte a settimana per alternare la fonte di proteine (questo è rivolto a chi ovviamente mangia carne, chi è veg* e ha studiato sa benissimo che si vive anche senza carni).


Va da sè che anche questo è un piatto completo e non andrebbe fatto seguire cibo alcuno, piuttosto si può mangiare prima della minestra una ricca insalata mista per aumentare l'apporto di fibre.


 


Ingredienti:


Ceci bagnati o secchi


rosmarino


aglio


olio sale pepe


Pasta di farro


Tempo di cottura: 3 ore circa


Tempo di ammollo: una notte


 


 


Solo i ceci secchi vanno messi in ammollo in acqua per una notte o per dodici ore.


Primo step:


Mettere i ceci in abbondante acqua fredda con aglio, rosmarino e sale e portarli a cottura al dente .


Secondo step:


Scolare i ceci e metterli in una pentola di coccio o di acciaio insieme a aglio, olio e rosmarino. Far insaporire per una decina di minuti circa, dopodichè aggiungere acqua (flitrata mi raccomando) a volontà. Aggiustare di sale e lasciare sobbollire dolcemente per almeno un paio di ore.


Dopo una oretta, verificare il livello dell'acqua, nel caso fosse poca aggiungerne, se fosse troppa alzare il fuoco. Alla fine delle due ore totali di cottura, il brodo formatosi dovrebbe essere decisamente saporito, prendere quindi un piattino di ceci e schiacciarli con la forchetta. Rimettere i ceci nella pentola e portare ad ebollizione. Cuocere la pasta che deve essere piccola e corta (ideale i tubetti al farro, ma anche i ditali vanno bene) piuttosto al dente e lasciar riposare la minestra per dieci-quindici minuti.


Servire nei piatti accompagnata da olio extravergine a crudo e per gli adulti da peperoncino o un pizzico di pepe.


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Autore - Barbara


suggerita da - Nando


categoria - Minestre / piatti unici


 


 


venerdì 10 febbraio 2012

L'argomento tabù di questo secolo: l'alimentazione

Sono cresciuta con il sempre presente monito che in molte situazioni è bene evitare di parlare di argomenti quali il calcio, la politica, la religione. In ordine sparso, queste tre aree di interesse sembrano toccare nel vivo la sensibilità delle persone, che si accalorano e talvolta si accapigliano su discussioni nate da una battuta e che sfociano poi in vere e proprie risse verbali: gente che parla delle rispettive posizioni religiose come se ognuna di esse avesse la risposta per risolvere tutti i problemi sociali, altra che discute sui campioni di calcio parlandone e idolatrandoli come se fossero degi dei, e altra ancora che disquisisce finemente di politica in termini calcistici, botte comprese.


Ma un nuovo fronte sta raggiungendo velocemente questi tabù che ci accompagnano ormai da oltre 60 anni: l'alimentazione.


Come già si diceva in altri post e luoghi, siamo gli unici esseri viventi che senza i consigli di esperti, scienziati e parenti saccenti non riusciamo proprio a capire cosa mangiare. Vaglielo a dire al lupo o al muflone se perdono tempo in conversazioni dal dietologo, dal nutrizionista o altrove...


Ma c'è di più: limitati forse dall'educazione ricevuta dai nostri genitori sui precedenti tabù, non potendo sempre accapigliarci sui mitici tre, ci buttiamo a capofitto in infinite querelles sulla dieta a zona o su quella dei gruppi sanguigni, piuttosto che del minestrone.


Mentre le risorse ambientali stanno velocemente esaurendosi, milioni di bambini e persone nel "terzo" mondo muoiono di fame, e svariate centinaia di migliaia nel mondo civilizzato muoiono (obese) di malnutrizione, noi ci lanciamo in guerre sante più intense di quelle avvenute nel passato.


Ci dividiamo in fazioni, in ognuna delle quali qualcuno è convinto o stato convinto che:



  • il caffè fa bene

  • il caffè fa male

  • ci vogliono 300 gr di proteine al giorno per mantenere il nostro organismo

  • ci vogliono massimo 50 gr al giorno di proteine per mantenere il nostro organismo

  • il vino rosso è un toccasana per le arterie

  • che il vino rosso sia un toccasana se l'è inventato di sana pianta un medico

  • la margarina è più salutare dei grassi animali (questa è una convinzione delle persone un poco più anziane)

  • i grassi vegetali idrogenati come la margarina sono i più dannosi sulla faccia della terra

  • .........


Non passa giorno senza che questi punti e un migliaio di altri vengano confermati, smentiti, rivisitati, riconfermati, etc etc etc. Basta un esempio su tutti: le quantità minime e massime di proteine sono state riviste decine di volte nel corso di ottant'anni, fino ad arrivare ad una quota molto più bassa di quanto molte persone siano convinte.


Giusto ieri ho visto su Fb che esiste un gruppo costituito da studenti, medici e simpatizzanti creato per smentire, sbugiardare, perculeggiare un personaggio che parla di alimentazione vegana e igienismo. Sarebbe carino chiedere a questi signori su quali testi studiano e se si aggiornano quotidianamente dei numerosi studi e cambiamenti che ogni giorno vengono pubblicati. Sarebbe carino, perchè molto spesso quando andiamo da un medico o da un nutrizionista, le ultime nozioni di alimentazione che hanno ricevuto risalgono a un decennio prima e sono state studiate su libri di testo vecchi di altri dieci anni; nel frattempo, se in due mesi ci sono ribaltamenti di tutti i tipi, il professionista di turno lavora con nozioni base di almeno 20 anni prima.


Non passa giorno senza il quale almeno una persona tra i nostri conoscenti si permetta di criticare il regime alimentare di qualcun altro e a farne oggetto di scherno. Siamo talmente ignoranti in materia ma talmente convinti di saperne da perdere di vista la prima, fondamentale regola del vivere in mezzo alla gente: il rispetto per gli altri e per le loro scelte.


Se una persona è vegana non ha una brutta malattia, non ha il cervello bruciato dall'ortoressia e non deve giustificare al mondo le proprie abitudini.


Se una persona viceversa è onnivora, ha tutto il diritto di esserlo senza essere attaccato dalle altre "fazioni", sebbene sia utile che abbia la consapevolezza di CHI era il cibo che mangiano.


Se rimaniamo sulle nostre posizioni e convincimenti alimentari ma ogni giorno ci fa male qualcosa e/o assumiamo medicinali, forse sarebbe utile aprire un pochino la mente e, dopo essersi fatti un giro sul web per vedere articoli che dimostrano tutto e il contrario di tutto sull'alimentazione, cominciare a scrutare nuovi orizzonti.


Il nostro nemico è uno solo: l'ignoranza che ci fa delegare la responsabilità di un atto talmente naturale da essere strettamente legato alla nostra sopravvivenza (leggasi mangiare). L'ignoranza ci fa compiere azioni illogiche e ci convince che non è l'organismo a comandare ma coloro che ci suggeriscono cosa dobbiamo fare. Deleghiamo deleghiamo deleghiamo, e prendiamo parte a tafferugli che non hanno senso di esistere.


Nell'alimentazione, come in tutto il resto, è il buon senso che dovrebbe guidarci; il buon senso e non la chimica o la fisica di chi studia in vitro e già che ci siamo ogni tanto vuole propinarci l'idea che "fresco è nocivo, in scatola è salute" (come la campagna di una nota marca di cibo per l'infanzia, che ha comparato il suo cibo con quello fresco relegando quest'ultimo a "prodotto" poco affidabile)


Ascoltare il nostro corpo e i nostri segnali ci sarà di grandissimo aiuto, sempre che prima riusciamo a disintossicarci dalle mille alterazioni provocate da conservanti, additivi e tossine varie.


Informarci, conoscere, documentarci da più fonti ci aiuterà a capire che molti luoghi comuni sul cibo sono delle emerite fregnacce in tutti i campi, e che più riusciremo a mangiare fresco (non parlo della porchetta appena sfornata o della coca cola messa in frigo) e privo di "orpelli" più saremo liberi dalla grande distribuzione organizzata e dai pasti precotti.


Certo, a quel punto sarà difficile per gli espertoni salire in cattedra e dirci che dobbiamo mangiare 100 grammi di questo piuttosto che 70 di quell'altro, ma a quel punto tireremo fuori dal cilindro un caro, vecchio argomento tabù che soddisferà la loro sete di "sangue e arena".


 


 


Chiudo questo post con una citazione "leggermente" di parte, ma pronunciata da colui che cento anni fa ha mosso i primi passi verso quella fisica quantistica che solo da pochi anni è alla portata di tutti:


"Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell'umanità. - Albert Einstein"


 


Ps: ovviamente se qualcuno avesse bisogno di un sostegno morale per liberarsi dal trash food si senta libero di contattarmi!

martedì 7 febbraio 2012

L'era delle specializzazioni - aka il posto fisso è noioso

Ci stiamo specializzando, ognuno di noi nel suo piccolo è specializzato in qualche ambito, quindi si può dire sia uno specialista. Ma abbandoniamo subito l'idea Hollywoodpacchiana (clicca qui) dell'eroe esperto e vendicativo, e torniamo alle nostre specializzazioni: chi siamo e cosa facciamo? di solito, ognuno ha grande esperienza su una piccola area di sua competenza, e all'interno della stessa ha magari la sua specifica piccola nicchia, al di fuori della quale diventa pesce fuor d'acqua.


Questa settorializzazione, poco funziona in tempo di crisi: più è alto il livello di conoscenza settoriale di un micro particolare, maggiori sono le possibilità di rimanere a casa se le aziende chiudono.


Lo specialista in Italia che perde il lavoro ha poco modo di ricollocarsi in altri ambiti: per chiusura mentale (del singolo e delle aziende) o per disabitudine sociale,  non è in grado di trasformare la sua esperienza pluriennale in un nuovo lavoro, in nuove conoscenze e contributi da portare alla comunità. In parole semplici, non ti vogliono.


E in questo, interviene Monti a darci coraggio: il posto fisso è noioso, dice, ma vallo a spiegare a tutti quei poveracci che lavoro non riescono più a trovarlo perchè il loro curriculum da ingegneri super geniali non è adeguato per fare il cassiere in un supermercato.


Così, se finora molti di noi avevano creduto che entrare nel particolare sarebbe stata la mossa vincente per una carriera fulminante, di questi tempi stiamo forse considerando il fatto che ci siamo infilati in un imbuto nel quale siamo rimasti incastrati. La nostra generazione è cresciuta con la convinzione che c'è un mestiere (e quindi un omino) per tutto: dall'idraulico al pittore, passando per le mille differenze di mestiere tra i medici, e continuando in qualsiasi campo con altisonanti appellativi anglofoni che fanno bella figura sui biglietti da visita ma che poi quando spieghi agli altri cosa fai non riesci a capirti neanche tu. Strutture su strutture, vertici gerachici (o orizzontali) su vertici, nella nostra quotidianità abbiamo bisogno di schiere di "omini" che con la loro specializzazione risolvano le nostre faccende.


Certo, potremmo pensare, ma così facciamo lavorare tanta gente: prima di medico c'era solo quello curante e al limite il chirurgo, ti serviva qualche rattoppo in casa chiamavi zio Gino che aveva le mani d'oro e sapeva far tutto, volevi mangiare e andavi a raccogliere la verdura nell'orto dietro casa... e come fai a lanciare l'economia e l'illusione della crescita infinita se ti rendi completamente o quasi autosufficiente?


Sfortunatamente, questa creazione mostruosa di decine di migliaia di nuove figure, ci ha reso decisamente meno autonomi e del tutto dipendenti dal sistema; abbiamo un lavoro (forse), ma non siamo più in grado di procacciarci del cibo o di costruirci un tetto sulla testa. E questo significa non essere più liberi ma dipendere totalmente da un sistema economico e sociale che quando vuole può staccarci la spina del respiratore artificiale.


Abbiamo assorbito dentro di noi la parcellizzazione del mondo e lo abbiamo diviso in tante piccolissime scatole (talvolta matrioske) nelle quali ci chiudiamo e dalle quali scrutiamo impauriti tutte le altre scatole. Chi ci impedisce di aprirle e iniziare a "lavorarle"?


Siamo diventati poco elastici, non ci passa neanche per la testa se non quando proprio non se ne può più di cambiare totalmente vita e mandare a quel paese il "posto fisso" o le altre abominevoli, aberranti derivazioni. E nemmeno reagiamo con adeguatezza quando un ricco sfondato dall'alto della sua poca benevolenza ci dice che dovremmo adeguarci ad essere precari: lui e le sue prediche, insieme a questo sistema di coercizione mentale che ci induce a essere consumatori e non persone, dovrebbero solo che andare nel cassonetto per l'indifferenziata.


Il posto fisso può essere un concetto che a qualche grande, moderno stratega proprio non va giù, ma per come è messa l'Italia e per le garanzie che le banche chiedono quando compri casa, è necessario; così come è necessario se hai una famiglia da far mangiare tutti i giorni o debiti da saldare ogni fine del mese.


Il posto fisso può essere abbandonato, a patto che si cambi vita e si esca dal sistema delle multinazionali, dei centri commerciali succhia anima, dei gadget tecnologici che creano bisogni ogni 5 minuti, della televisione spazzatura. Ma deve essere una decisione che nasce dalle persone, e non una esternazione di chi di posti fissi ne ha avuti a profusione e ha sempre dormito con la pancia piena.


Poi, come ogni cambiamento epocale, si può sempre affrontare la faccenda con calma e tranquillità, iniziando poco alla volta ad ampliare le nostre scarse vedute: un giorno impariamo a fare la pasta, un altro giorno a riparare un sifone, la volta dopo partecipiamo ad un piccolo corso di agricoltura.


L'era delle specializzazioni sta finendo, arriviamoci preparati!

sabato 4 febbraio 2012

Neve!

Che bello vedere Roma di notte sotto la neve, con un silenzio irreale, una calma incredibile.


Certo, se anche stamattina le persone se la fossero presa comoda e avessero deciso di godersi il giorno di... riflessione sarebbe stato meglio, ma possiamo comunque a100_6452.JPG100_6449.JPGccontentarci!


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Zuppa piccante - Sup Pikantniy

Ecco un'altra ricetta adatta al freddo e all'umidità che in questi giorni ci attanaglia. La zuppa piccante ci aiuterà anche a togliere quel fastidioso senso di freddo nelle ossa e libererà le nostre vie respiratorie, una panacea quasi medicinale più che un caldo pasto invernale.


La ricetta e il post sono opera della Titty, la foto sarà postata al più presto!


 


Ingredienti:


1 cucchiaio di paprica
1 cipolla grossa a fette sottili
1 peperone giallo a pezzetti piccoli
200 g di carote a rondelle
200 g di verza a listarelle
250 g di patate a dadini
1 cucchiaio di farina
2 litri di brodo vegetale
prezzemolo tritato
sale e pepe
olio


Tempo di cottura: un'ora circa

Scaldate un po' d'olio e soffriggete la cipolla a fuoco medio.
Aggiungete la verza e fatela rosolare con la cipolla per alcuni minuti
Cospargete di farina, mescolate e bagnate con un bicchiere di brodo; insaporite con la paprica e portate ad ebollizione
Unite le carote, le patate e il peperone alla verza e aggiungete il brodo restante; coprite e fate sbollire per 40 minuti
Togliete dal fuoco, salate e pepate a piacere; trasferite in una zuppiera e decorate con del prezzemolo tritato prima di servire.
Poi mangiate.
Poi asciugatevi il naso.
Poi non andate a letto con vostra moglie, a meno che la paprica non inizi a sortire effetto.

La dose è per circa 4-6 persone, a seconda delle altre portate e della fame.


 


suggerita da - Tiziana


 

mercoledì 1 febbraio 2012

Less is more step 9: Flaconi, bottiglie, plastica & Co

Mediamente, ogni bottiglia o flacone di plastica che noi utilizziamo ha un impatto ambientale in termini di anidride carbonica di circa il doppio del suo peso. Per la produzione di un flacone da cento grammi, ad esempio, si emetteranno 200 gr di co2 totali. Nel momento in cui viene gettato nell'indifferenziata, o rimane per 5000 anni circa nell'ambiente, o contribuisce ad aumentare sostanze tossiche e polveri sottili se incenerito nei termovalorizzatori.


Il consumo quotidiano di acqua in plastica, per una famiglia di 4 persone, è di almeno 4 litri di acqua, 3 bottiglie (raggiungendo l'invidiabile risultato di 90 bottiglie al mese). Il consumo mensile di shampoo è di circa 2 flaconi, quello di bagnoschiuma 2 flaconi, di prodotti di pulizia per la casa (detersivi vari, sgrassanti e vari), 10. A parte il fatto che questo spreco ci fa andare quasi tutti i giorni al cassonetto dell'immondizia perchè gonfia in maniera esagerata i nostri contenitori, ogni mese buttiamo almeno 104 recipienti in plastica per liquidi. 100 gr moltiplicato 100 contenitori, fa 10 kg, cioè circa 20 kg al mese di CO2 per famiglia. Alla fine dell'anno, il nostro usa e getta sconsiderato avrà impattato per 120 kg di CO2 solo in flaconi e bottiglie.


A parte questo piccolo, insignificante dettaglio, visto che viviamo in un mondo dalle risorse finite e in via di esaurimento, è sempre abbastanza strano utilizzare qualcosa per una breve durata e gettarlo nonostante sia destinato (come nel caso dei flaconi) a durare per tutta la nostra vita.


Riutilizzare questi prodotti si deve e si può, è facilissimo e di basso onere.


Premesso che le bibite e l'acqua nella plastica andrebbero assolutamente evitate per problemi di salute oltre che di impatto ecologico, riempire i contenitori vuoti con acqua di rubinetto filtrata con un buon elettrodomestico è possibilissimo. La spesa iniziale per installare un erogatore d'acqua può essere ammortizzata in un anno, massimo due, ma la spesa ambientale sarà subito abbattuta dal momento che smetteremo di utilizzare questo "servizio".


E' interessante guardare il video la storia dell'acqua in bottiglia se vogliamo renderci conto dell'inutilità di questa industria e del danno ambientale che provoca: clicca qui


 Per quanto riguarda i flaconi dei detersivi, è ormai possibile acquistare in molti punti vendita e nei supermercati i detersivi alla spina (sia ecologici che un po' meno): l'unica accortezza è acquistare la prima volta il flacone di quella marca di dispenser e poi utilizzarlo all'infinito. Io sono la felice padrona di tre contenitori (due per liquido lavatrice e uno per piatti) ormai giunti al loro quarto anno di età. Considerando che io utilizzo di media un detersivo lavatrice al mese e mezzo detersivo piatti, ad oggi ho risparmiato  72 contenitori.


In aggiunta, la marca Emulsio (che a onor del vero non è molto ecologica) ha messo in vendita una serie di detergenti concentrati delle dimensioni di un cilindro di qualche centimetro: si riempie di acqua calda un flacone che abbiamo già in casa, inseriamo il cilindro, e in pochi secondi e senza altra plastica tra i piedi abbiamo liquido pavimenti, sgrassatore, vetri, etc etc. Il prezzo è conveniente e anche questo prodotto sebbene inquini risparmia l'impatto ambientale di numerose decine di oggetti in plastica l'anno. La speranza è che anche le marche ecobio inizino ad adottare questa iniziativa, in modo da avere prodotti perfettamente ecocompatibili e a CO2 prossima allo zero.


 


 


Con questi semplici gesti, riusciremo a contribuire in maniera decisiva all'annoso problema dei rifiuti risparmiandoci diversi kg pro capite di smaltimento, e a contribuire alla costruzione di un ambiente più sano per noi e l'ecosistema tutto.


 


 


Tempi di smaltimento rifiuti : clicca qui