martedì 24 gennaio 2012

Less is more step 8: Ridurre il consumo di stoviglie usa e getta

Dal mio personale e opinabilissimo punto di vista, l'avvento delle stoviglie monodose potrebbe aver dato il via all'era del consumismo usa e getta tipico di questi decenni. Con il successo di piatti, bicchieri e tovaglioli usa e getta, abbiamo contribuito a rendere matura l'idea di produrre in serie qualsiasi tipo di prodotto con (più o meno) le stesse caratteristiche; ecco quindi che la moda rende vecchi capi nuovissimi indossati una sola stagione, i gadget tecnologici si invecchiano non appena il venditore finisce di battere lo scontrino, gli elettrodomestici hanno un'obsolescenza programmata e tirano le cuoia anzitempo.


Noi, cresciuti con e assuefatti all'uso del piatto da gettare nell'indifferenziata, nemmeno più ci accorgiamo di questo consumismo usa e getta che fa della deperibilità (fisica o morale) di qualsiasi il valore aggiunto numero uno. Se non si sfascia o passa di moda non serve a fare Pil, insomma, ma in un mondo finito e con risorse finite l'usa è getta è pratica scellerata e poco lungimirante.


Abbiamo sempre pensato che il conto di sprechi, inquinamenti e ingiustizie lo pagheranno chissà quali generazioni sperdute nel futuro (un po' come la chimera del sole che prima o poi si spegnerà/esploderà...), ma arrivati a questo punto il conto inizieremo a pagarlo a breve, e se non saremo noi saranno i nostri figli.


Per invertire questa assurda tendenza che ci spinge a riempire di mondezza migliaia di ettari di territorio o quando ci dice male a rilasciare le sue tossiche ceneri nell'aria, il piccolo eco/decrescitore che è in ognuno di noi ha a disposizione delle azioni decisamente significative e di elementare attuazione: eliminare dal suo consumo familiare piatti, bicchieri e tovaglioli "a perdere".


Qualcuno si domanda ancora se sia più conveniente usare la plastica piuttosto che il vetro o la ceramica, ma come dicevamo prima in un mondo di risorse finite buttare ogni giorno nel cassonetto chili di stoviglie è decisamente assurdo.


Facciamo l'esempio di una famiglia di quattro persone che usa stoviglie di plastica e tovaglioli di carta per tre pasti unici (cioè con una sola portata) a settimana:



  • una confezione di 100 piatti finirebbe in circa due mesi (con un costo a bimestre di 5 euro)

  • una confezione di 100 bicchieri avrebbe la stessa durata (1 euro a bimestre)

  • una confezione di 100 tovaglioli di carta finirebbe prima, in un mese, considerando che di tovaglioli di carta ne servono sempre almeno due a pasto (1 euro al mese)

  • per le posate in plastica, visto l'uso più sporadico, ne useranno una confezione da 25 al mese (1 euro)


Il totale, a voler essere molto stretti, è di 4 euro al mese per buttare un qualcosa che usiamo 10 minuti al massimo. In realtà, sappiamo che quando iniziamo ad usare l'usa e getta, ci abituiamo poi a renderlo parte integrante della nostra routine, eleggendolo a stoviglia preferita e usandolo quasi tutti i giorni.


E questi sono i costi economici.


Per i costi ambientali, li abbiamo tutti i giorni davanti ai nostri occhi. Le discariche si riempiono costantemente, i piatti e i tovaglioli contribuiscono a far volume e, una volta destinati all'inceneritore, aumentano le loro emissioni di CO2 che vanno ad aggiungersi alle emissioni prodotte per crearli.


L'impatto sulla salute poi non è sempre preso in considerazione. Le stoviglie in plastica sono sicure, o dovrebbero, ma a contatto con pietanze molto calde iniziano ad allentarsi e a "sciogliersi". Difficilmente abbiamo visto un piatto liquefarsi mettendo una minestra al suo interno, ma le sostanze che lo compongono possono entrare a far parte del cibo che mettiamo in bocca, e non è difficile capire che difficilmente il nostro stomaco riuscirà a "digerire" simili ingredienti.


 


L'uso di un set di piatti in ceramica e di una parure di tovaglioli, unitamente a forchette, coltelli e qualche bicchiere (tutte cose che abbiamo già in casa e che sicuramente non dobbiamo comprare), riesce a ridurre notevolmente il nostro impatto sull'ambiente, e a coloro che sostengono che anche il consumo di acqua e detersivi ha un costo ambientale, possiamo tranquillamente rispondere con le azioni: un uso parsimonioso dell'acqua e la scelta oculata di detersivi assolutamente naturali ci solleverà da questa "grossa" responsabilità di inquinatori folli che ostacolano il progresso dell'usa e getta.


 


Se iniziamo a dismettere la pratica più che quotidiana dell'usa e getta, la nostra consapevolezza sul valore della merce e delle materie prime potrebbe risvegliarsi, e farci capire che una via d'uscita a questo modello di consumismo c'è ed è facilmente attuabile. Scopriremo inoltre che non c'è molto sacrificio o perdite di tempo nel lavare con acqua calda e sapone i tovaglioli, d'altra parte lo facciamo già per le tovaglie... Oppure, già che dobbiamo lavare pentole e padelle, 4 piatti e 4 bicchieri in più che cosa comporteranno mai?


In compenso, evitare di spendere 4 euro per 12 mesi porterà qualche piccolo risparmio nelle nostre tasche, e l'uso di materiale sicuro e inerte a contatto con il cibo una garanzia di salute in più.


Mai come in questo caso, provare per credere! E di sicuro rimarremo sorpresi :-)


 


 


Questo è un interessante resoconto fatto da un circolo: clicca qui

giovedì 19 gennaio 2012

Less is more step 7: Crema spalmabile di olive

Questa è un'autoproduzione a prova di pigri o principianti.


La crema di olive, gustosa salsa che può accompagnare qualsiasi piatto o panino, necessita di due semplici ingredienti: olive denocciolate e qualche cucchiaino d'olio.


Mettete in ammollo le olive per togliere eventuali residui di salamoia e per dissalarle leggermente.


Dopo averle scolate, sminuzzarle con un robot da cucina o un frullatore ad immersione aggiungendo se serve olio. Se la quantità lavorata è poca, si può aggiungere olio di girasole o di semi di lino spremuti a freddo, ricchi di proprietà terapeutiche.


A questo punto, la crema è pronta per essere messa in un barattolino di vetro riciclato e consumata nel giro di pochi giorni, avendo cura di riporla in frigo.


Come sempre nelle autoproduzioni, ci sono vantaggi a 360 gradi:



  • il costo di olive e olio è inferiore alle creme già pronte che compriamo

  • non produciamo rifiuti, in quanto il vasetto di vetro che avevamo in casa lo riutilizzeremo all'infinito

  • risparmiamo in CO2, perchè saltiamo il passaggio di produzione in fabbrica e il relativo trasporto

  • abbiamo la possibilità di personalizzare il prodotto, aggiungendo ingredienti o arricchendolo con prodotti ricchi di nutrienti

  • la crema è fresca e senza sorprese aggiuntive quali additivi e conservanti.


 


Ancora una volta, piccoli step di decrescita possono davvero essere alla portata di tutti!

martedì 17 gennaio 2012

Leggiamo insieme le etichette: Una bomba di energia...?

Quante volte ci è capitato di sentirci improvvisamente stanchi, scarichi, svuotati, proprio mentre stiamo svolgendo un lavoro o siamo in giro per qualsiasi motivo?


E quante volte abbiamo infilato la mano nella borsa, nello zaino, o ci siamo diretti al bar per acquistare il cioccolatino magico che ci tira su in un attimo?


Il cioccolatino fondente ripieno di caffè concentrato e zuccherato ci accompagna fin dalla nostra gioventù, e pochi di noi hanno mai avuto il piacere di assaggiarlo e verificarne i miracolosi effetti "ristoratori".


Da cosa dipende questo miracolo di energia, questa bomba che in pochi istanti ci dona quella carica in più?


Dal terrificante mix di tre stimolanti: cioccolato, caffè, zucchero.


La capacità eccitante di ognuno dei tre presi da soli è di per sè già elevata: mentre zucchero e cioccolato hanno dei tempi di "rilascio" più lenti, il caffè ha un effetto stimolante molto veloce. Mentre cioccolato e caffè contengono sostanze eccitanti quali teobromina e caffeina, lo zucchero agisce innalzando velocemente i livelli glicemici e provocando reazioni a livello insulinico.


Il mix insieme quindi, è una vera e propria bomba di carica, considerando anche la doppia dose di zucchero (nel cioccolato e nel caffè) e la presenza di caffè concentrato all'interno di un cioccolatino.


Non è ovviamente una droga, ma va a lavorare con delle forti sollecitazioni su tutto l'organismo. E' chiaro che un cioccolatino consumato una tantum non provoca danni, ma il consumo continuo e assiduo non è certamente la via migliore per acquisire energia a lungo termine.


Facciamoci caso: effettivamente quanto dura l'effetto energetico del cioccolatino?


Non è con palliativi altamente eccitanti che risolviamo delle carenze organiche, rischiamo anzi di provocare a lungo andare di peggiorare la situazione e ritrovarci con stanchezze o carenze difficili da risolvere. Di sicuro vale la pena, in caso questi cali energetici si presentino frequentemente, analizzare con attenzione le cause che portano alle carenze e fare un lavoro un pochino più approfondito ma dai risultati duraturi.


Ovviamente se il consumo di questo prodotto è da limitarsi a rarissime occasioni per gli adulti, è da escludersi a priori per organismi in crescita.


Ecco la lista degli ingredienti:


Caffè liquido zuccherato  (zucchero, caffè liquido), puro cioccolato extra (pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, estratto di caffè, emulsionanti: lecitine (soia); vanillina), puro cioccolato finissimo al latte (zucchero, pasta di cacao, latte intero in polvere, burro di cacao, estratto di caffè, emulsionanti: lecitine (soia); vanillina), burro di cacao, pasta di cacao, lattosio, zucchero, estratto di caffè, emulsionanti: lecitine (soia), vanillina


 


Come si può notare, il caffè è presente sia come liquido che come estratto all'interno del cioccolato, e lo zucchero è presente in fortissima quantità.


La prossima volta che ci sentiamo stanchi, fermiamoci a prendere una bella spremuta!

domenica 15 gennaio 2012

La guerra tra poveri impoverisce lo spirito

Questo post è nato dalle considerazioni lette in giro a fronte dello sciopero dei tassisti contro la liberalizzazione delle professioni, ma nasce anche dalla realtà quotidiana che ormai porta una popolazione sempre più amareggiata e impotente a una quotidiana, costante guerra fratricida.


Siamo arrivati ad una condizione in cui tutti sono contro tutti, dove chi rivendica un suo diritto acquisito è visto come un mostro di egoismo e la causa dei mali italici, e dove chi non arriva a fine mese spreca le sue ultime energie inveendo contro il vento. E' facile prendersela con qualcun altro, ma di fatto a cosa serve?


Non ci fermiamo mai per metterci nei panni dell'altro, per capire le ragioni di chi protesta. Sebbene anche io abbia il mio tallone d'achille (ce l'ho a morte con il terrificante servizio di trasporto pubblico romano e con gli scioperi a singhiozzo che durano mesi), in questi tempi di crisi i miei organi di contatto iniziano a soffrire per le eccessive lamentele, borbottii, ire altrui.


Per prendere un esempio di questi giorni, sul web e in strada si sprecano i commenti a favore (pochi) e assolutamente contro (molti) la categoria dei tassisti. Per carità, in Italia prendere un taxi è proibitivo, ci sono tanti problemi, capita anche di incontrare operatori sgarbati (su quest'ultimo punto provate ad andare a farvi visitare in una Asl e comparate il livello di... sgarberie). E' anche vero che la consuetudine di passarsi le licenze a caro prezzo prima o poi deve finire: è mai possibile che per avviare un'attività si debba pagare un costo d'ingresso di 100.000 euro? Per aprire un negozio ce ne vogliono la metà, per aprire una partita iva ed entrare nell'informatica non ne parliamo...


Mettiamoci però un solo momento nei panni del povero tassista che ha preso un mutuo e magari ha ipotecato la casa per averlo: un investimento di un certo impegno dall'oggi al domani diventa cenere, fondo perduto, aria fritta.


Ci arrabbieremmo se ci togliessero di punto in bianco 100.000 euro (ad averli)? Come ci sentiremmo poi se la liberalizzazione portasse altri svantaggi dei quali, sebbene ne parliamo nei nostri sofisticati discorsi stile BarSport da super esperti, non sappiamo in effetti molto? Riusciamo a sentire, se ci siamo veramente immedesimati, la rabbia e la frustrazione di chi fa un mestiere che non è per niente facile?


Non è facile immedesimarsi negli altri, ma criticare e recriminare sui comportamenti e la vita delle altre persone porta solo ad inasprire l'attuale situazione di precarietà, incertezza, paura  (simulate?) sulla quale pochi privilegiati stanno speculando biecamente. Non c'è nemmeno da prendersela con questi fantomatici burattinai, l'unica cosa da fare come sempre è accendere il cervello e aprire il cuore.


Fermandoci a ragionare, potrebbe venirci in mente che le lotte delle varie categorie potrebbero avere un senso, se ci ricordiamo che chi protesta ha una famiglia, una vita da portare avanti, spese e tasse da pagare e, soprattutto, le sue ragioni. E allora, cosa potremmo fare noi per aiutare questa persona?


Vista la scarsa liquidità monetaria che accompagna le nostre giornate, potremmo offrire la nostra accettazione. Della serie "non è un argomento che mi tocca personalmente ma accetto il tuo punto di vista e le tue ragioni non sono oggetto di critica". Oppure, come nel caso delle manifestazioni sul web a favore delle lavoratrici Omsa, offrire la nostra solidarietà e smettere di comprare prodotti Omsa (se una ditta italiana produce all'estero, paga tasse e stipendi all'estero, che cosa la differenzia da altre aziende estere?).


O, semplicemente, meditare pochi minuti al giorno sul fatto che, per quanto il nostro cervello sia ricco di opinioni su tutto e di giudizi su tutti, tante volte è meglio far uscire queste nuvole grigie che ci ottenebrano e tolgono energie.


In un contesto sociale dove i poveri si azzuffano con altri poveri, le uniche ricchezze che abbiamo sono la nostra energia e i nostri occhi aperti sul mondo. Se smettessimo di dormire e stancarci nel tentativo di ammazzare "Caino", riusciremmo anche ad uscire dalla crisi...

giovedì 12 gennaio 2012

Less is more, step 6: L'insalata era nell'orto, ma anche sul balcone

Per muovere i primi passi verso la decrescita e l'autoproduzione non si deve necessariamente compiere azioni eclatanti.


Come già accennato, basta poco per iniziare a riprendere il contatto con la terra e la realtà, e in questo caso quel poco ci darà un sacco di insalata fresca, croccante e ricca di sostanze nutrienti.


Sono sufficienti due balconette e un sacco di terra per seminare o trapiantare piccole piantine di insalata mista (lattuga, lattughino da taglio, misticanza), ma anche rucola. Se vogliamo facilitarci le cose, è preferibile acquistare le piantine e travasarle a 15 cm l'una dall'altra (questo per dar modo alle piante di crescere in dimensioni), avendo cura di travasare anche a 10-15 giorni di distanza per avere la rotazione che ci consentirà di cogliere sempre piante "mature".


Con un poco di pazienza e un mese di tempo, avendo solo cura di annaffiarle e niente altro (proteggerle dal freddo se siamo in climi molto freddi),  le tenere piante diventeranno insalate commestibili a disposizione tutto l'inverno.


Se tagliamo la pianta a circa uno-due centimetri dalla base, avremo anche la gioia di veder rispuntare dopo pochi giorni nuove foglie che formeranno altri cespi gustosi.


Come al solito, fare questa esperienza con i bambini li renderà partecipi del meraviglioso processo che trasforma un seme in cibo grazie alla terra, all'acqua e al sole, e ci preparerà ad affrontare step più impegnativi nel corso del nostro cammino.

mercoledì 11 gennaio 2012

Biosupermercati per biosciùre

Abbiamo parlato tante volte dei costi del biologico, di come in realtà questi costi siano semplicemente gonfiati dai vari passaggi degli innumerevoli intermediari e di come la vià più semplice per avere un "biologico certificato da noi" è il contatto diretto e costante con chi ci vende il cibo.


Ho letto ieri un bellissimo articolo su Il fatto alimentare che analizzava la provenienza del cibo biologico e l' impatto ambientale di quello che viene dall'estero; l'articolo parlava anche di come in Italia il bio sia ancora un ambito "di nicchia", mentre in Inghilterra Usa e Canada ad esempio ci siano delle grandissime catene di supermercati che propongono il meglio del meglio.


Articolo: http://www.ilfattoalimentare.it/cibo-biologico.html


Se posso permettermi un commento all'articolo, io personalmente non sono d'accordo con la creazione di grandi supermercati del bio, in quanto la grande distribuizione ha costi ambientali sociali ed economici troppo elevati per essere sostenibile, e non consente al consumatore di tenere il contatto con la natura.


La catena di supermercati bio sta alla decrescita come l'interesse delle multinazionali al bene pubblico...


Detto questo, ieri dopo qualche mese di latitanza sono andata al Naturasì per acquistare generi di prima necessità: riso, semi oleosi, aceto di mele. Fin qui, i costi sono abbastanza contenuti, anche se con un Gruppo di Acquisto Solidale potrebbero scendere leggermente; ma se ci discostiamo da questo tipo di prodotti, i prezzi esposti farebbero cadere denti e capelli anche a un neonato.


Mentre ero lì ho dato un'occhiata alla sezione cosmesi e detergenza: è vero che è aumentata l'iva, i costi di trasporto lievitano a causa della benzina alle stelle e così via tutta la catena di produzione, ma spendere 7 e rotti euri per un dentifrico "argilla e salvia" non è più cosa, ormai. Sono prezzi imposti dalle case produttrici, per carità, ma se proprio ho desiderio di argilla e salvia con 50 gr di argilla, qualche cucchiaino di bicarbonato, un goccio di olio essenziale di tea tree e qualche foglia essiccata di salvia mi sono fatta un dentifricio a basso impatto ambientale e di portafogli. Abbastanza sconsolata ma senza il bisogno effettivo di comprare della cosmesi (in realtà avevo bisogno di uno struccante ma opterò per una soluzione più economica e userò qualche olio che ho in casa), mi sono diretta verso il banco del pane per procacciarmi il pranzo. Un fagottino di pane ripieno di bieta, del peso scarso di 120 grammi, mi è costato la "bellezza" di 2,50 euro. Una pizzetta rossa fatta con farina di farro del peso ddi 70 gr, 1 euro e 40 centesimi. 4 euro per duecento grammi di farina con l'aggiunta di un pugnetto di bieta e un cucchiaio di pomodoro e farina. 20 euro al kg, nemmeno stessimo parlando di prodotti che richiedono un lungo e lentissimo processo manifatturiero/industriale.


E' qui che diventa improponibile, per una famiglia normale, passare al biologico. Per quanto si possa essere spartani e comprare sempre materie prime da elaborare poi in casa, il pane quotidiano costa più di tutta la spesa giornaliera di una famiglia messa insieme.


Non è vendendo 100 grammi di pizza a costi proibitivi che alimentiamo nelle persone il cambiamento e la voglia di cibo genuino, non è proponendo un pugno di bieta allo stesso prezzo dell'oro che le famiglie che stentano ad arrivare alla fine del mese possono permettersi il bio (o quantomeno la filosofia che sta alla sua base).


Il rischio è quello di veder calare l'interesse della maggior parte della gente nei confronti del biologico, e forse potrebbe essere questo il motivo per cui all'estero (dove hanno sicuramente più soldi di noi) il bio spopola e sfocia in grandi catene e qui da noi arranca... almeno sulla carta.


I supermercati del naturale così si trasformano in negozi di nicchia, adatti alle signore radical/maperniente/minimal chic che entrano e comprano di tutto (tutto confezionato, anche i precotti che in un contesto bio dovrebbero essere banditi) senza dover badare troppo a far quadrare il bilancio di casa.


E a noi, non ci resta che diffondere la cultura dei Gruppi di Acquisto Solidali, che sono esattamente all'opposto nella scala economica e sociale e che ci offrono solo dei grandissimi vantaggi.


Ma dei Gas, parleremo in un prossimo post!

lunedì 9 gennaio 2012

Detossiniamoci dai panettoni

...ma anche dai torroni, cotechini, litri di alcool e chili di cibo che con abbondanza e come se non ci fosse un domani abbiamo ingurgitato in questi 20-30 giorni.


Chi più chi meno, ci siamo lasciati andare un pò tutti, e abbiamo la necessità di sgrassare sangue e arterie e disinfiltrare i tessuti dalle tossine accumulate in tanti giorni di sedute mangerecce.


Al di là di rimedi che sicuramente ci aiutano a disintossicarci, la prima fondamentale regola è quella di smettere di mangiucchiare resti di panettoni o avanzi di spese festive e di regalare tutto a chi è più magro di noi. E' fondamentale in questo mese evitare il più possibile cibi zuccherati o comunque zuccheri semplici e raffinati.


Una volta ripulita la dispensa, inizieremo a bere tanta acqua (in vetro o del rubinetto filtrata) anche sottoforma di tisane e infusi non dolcificati lontano dai pasti, dal momento che i liquidi caldi aiuteranno l'intestino a smuovere residui e scorie in eccesso. Attenzione a non esagerare e bere fino a riempirsi come otri... In caso di raffreddore in corso, aggiungere il classico bicchiere a digiuno di acqua tiepida e succo di limone, che aiuterà a disinfettare intestino e vie respiratorie.


Se chi ben comincia è a metà dell'opera, insieme alla "cura" dell'acqua dovremmo consumare il più possibile frutta e verdure: frutta a colazione e negli spuntini, verdure a volontà come pasto o a inizio pasto. La frutta non va consumata in macedonia, ma dobbiamo scegliere uno o al massimo due tipi per ogni pasto e mai accompagnata da altro; la verdura è preferibile consumarne la maggior parte cruda, con pochissimo olio e naturalmente poco sale (altrimenti la funzione disinfiltrante non riesce ad avere i suoi effetti).


Per non farci mancare nulla, la sera dopo i pasti potremmo prendere un infuso disintossicante (ce ne sono molti già pronti anche al supermercato) e rilassante, che dovrebbe aiutarci a sedare il desiderio di mangiare i dolci della calza della befana che giusto ieri ci hanno regalato :-s


Questo carico di vitamine, enzimi e fibre riuscirà nel giro di un mese a sgonfiarci e a darci lo sprint per affrontare i mesi invernali con la forza necessaria a non ammalarci ogni due giorni.


Ovviamente, tra il dire che è molto facile e il fare che è sempre irto di ostacoli c'è differenza, ma nulla ci vieta di provare ad applicare qualcuna di queste semplici regole naturali e vedere come va.


In aggiunta a queste indicazioni, e mai in completa sostituzione (che a noi la strada facile non piace perchè il suo effetto dura poco), potremmo prendere sostanze che supportano fegato e reni in questo delicato passaggio quali tarassaco, carciofo, pilosella, betulla, ma anche una bella dose giornaliera di vitamina C associata a zinco per rinforzare le difese immunitarie.


Se poi vogliamo proprio strafare, possiamo iniziare la giornata con la polvere d'orzo, ottimo ricostituente e disintossicante dell'organismo.

mercoledì 4 gennaio 2012

Less is more step 5: semina delle aromatiche

Per iniziare a risparmiare soldi e risorse terrestri bisogna iniziare con le cose semplici, alla portata anche dei bambini.


Quale migliore inizio quindi della semina di qualche piantina aromatica? O, ancora più facile, di legumi.


Non è propriamente la stagione adatta, visto che aromatiche e legumi andrebbero seminati alla fine dell'inverno, ma farlo in casa ci permetterà di tenere al sicuro i nostri piccoli germogli.


Quindi, se ci va di passare un pomeriggio in compagnia dei nostri bimbi o dei nostri cari, muniamoci di dischetti di cotone, di panno carta, di contenitori in plastica (provenienti da riciclo) e ovviamente qualche seme.


Adattando i dischetti di cotone o il panno carta nei contenitori di , li bagneremo generosamente e vi metteremo distanziandoli i semini.


I semi vanno tenuti al calduccio e con la carta/cotone sempre inumiditi ma non zuppi.


Dopo qualche giorno, spunteranno dei teneri germogli che, una volta sviluppate due coppie di foglie, possono essere seminati uno ad uno in piccoli vasetti di riciclo o in bicchieri di carta usati e lavati accuratamente.


Dopo aver passato la stagione invernale al calduccio ma sempre con la giusta dose di sole, in primavera possiamo trapiantare le giovani piantine in vasi adeguati per consentirne la crescita.


Seminare aromatiche e legumi è un'azione semplice e alla portata di tutti, che ci accompagnerà per diversi mesi e avrà la doppia funzione didattica di vedere crescere un organismo e di sviluppare la pazienza e la costanza necessarie per accudire una pianta.


Provate: costa poco, farà risparmiare l'acquisto di aromatiche e sarà molto ma molto rilassante!

lunedì 2 gennaio 2012

Piccoli step di ecosostenibilità - l'idea

Non è facile essere virtuosi, e non possiamo pretendere di diventare degli aspiranti "decrescitori" se non lo facciamo con pazienza e a piccolissimi passi.


Ho letto che anche la grande finanza ormai parla di decrescita, diciamo perchè vuole abituarci all'idea di un periodo di paure e privazioni usando parole ormai alla portata di tutti. Ma la decrescita brutta e buia che questi biechi figuri vogliono imporci è passiva, anonima, funzionale a mantenere il perverso e obsoleto modello di capitalismo che noi invece vorremmo cambiare.


La nostra decrescita ecosostenibile, la nostra crescita verso la consapevolezza che un altro mondo è possibile, passa attraverso le azioni che quotidianamente compiamo. Azioni attive, scelte e ragionate e mai subite.


Questa "rubrica" quindi, cercherà di dare dei suggerimenti settimanali che potranno aiutarci a FARE qualcosa di concreto per noi, le generazioni future e l'intero pianeta; invece del solito elenco gigante di propositi che ogni inizio anno facciamo, questi piccoli propositi costanti potrebbero aiutarci a fine anno a raggiungere dei grandissimi risultati (anche in termini economici).


Quindi, benvenuti a tutti coloro che vorranno seguirla in queste 52 settimane!