domenica 18 settembre 2011

Il mondo del Biolavoro


Immaginatevi il perfetto ecoconsumatore, che fa la differenziata fino al delirio o consuma solo prodotti a kmzero/bio/distagione/ancheipiùbruttinicheporellinonselicompranessuno...


Immaginate questa stessa persona che a casa ha solo elettrodomestici Classe A, fornitori elettrici certificati verdi, cappotti isolanti, sistemi di recupero delle acque grigie e piovane, compostaggio e orto sul balcone.


Questo ecoconsumatore comprerà quasi certamente da produttori diretti la maggior parte delle cose, o autoprodurrà una consistente fetta. Ma, quando deve andare a fare i necessari acquisti, dove va? Da ecoconsumatrice attenta e non così brava come l'ipotetico da me descritto, compro da supermercati o empori bio, da amiche fidate e frequento le erboristerie che non si buttano sul soldo a tutti i costi ma puntano su prodotti ecocompatibili, naturali, e se possibile locali. 


Essendo una persona molto sensibile alle problematiche lavorative di questa triste decade (e anche delle precedenti) non mi ero però mai soffermata sull'aspetto lavorativo di queste verdi e luccicanti realtà. 


Errore gravissimo... perchè dietro a queste insegne che richiamano al rispetto per la natura e per la salute, non sempre si concede lo stesso rispetto a chi lavora.


Capità così che l'emporio bio o il piccolo o grande franchising che distribuiscono i (santi) prodotti del commercio equo e solidale atti a garantire ai lavoratori del terzo mondo delle decenti condizioni di vita, non abbiano la minima intenzione di garantire le stesse decenti condizioni di vita ai disgraziati che capitano sotto le loro grinfie qui in Italia.


Ho avuto notizia di un emporio bio che, oltre a non mettere in regola per parecchi mesi i lavoratori, garantiva uno stipendio di cinque ore giornaliere (e relativa paga) a fronte però di un orario di lavoro di quasi il doppio. Turni massacranti, niente straordinari, niente malattie e ferie o se le fai non ti paghiamo, stesso metodo di gestione del personale di un qualunque discount.


Sarà la sporadica notizia di un mondo diversamente perfetto? Ne dubito.


Quello che le aziende bio dovrebbero invece fornire è una dichiarazione scritta e disponibile a tutti i clienti nella quale si impegnano a garantire a tutti i lavoratori degne condizioni. Altrimenti, tanto vale comprare al discount, o meglio ancora, fare assolutamente a meno dell'intermediazione e comprare direttamente dal produttore o attraverso i Gruppi di Acquisto Solidai (aka GAS).


Non solo gli empori o i supermercati bio hanno però le loro pecche... 


Il massimo lo ha raggiunto un "erborista" da oltre 20 anni che proprio davanti a me ha detto "Questi (i clienti) comprano comprano, spendono un sacco di soldi, ma mi fanno pena. A me gonfiano il portafoglio, ma non sanno che gli erboristici non servono a niente..."


Roba da far cadere i denti.


Il sunto del discorso è che non è sufficiente essere precisi e ligi al mondo dell'ecobio se non c'è rispetto per le persone che lavorano in questo mondo. Il nostro sforzo di ecoconsumatori attenti e responsabili deve essere massimo e deve spaziare su tutti i fronti, senza sosta e senza concessioni. Diversamente, rischiamo di essere come le milanesissime "ecosciùre" che vivono il bio come una moda e la decrescita come un'operazione di ragioneria.


Buona caccia!!!