mercoledì 31 agosto 2011

Sogno di un'indignazione di fine estate

Leggendo qua e la, ho notato che molte persone sono indignate per lo sciopero dei calciatori o per i dolori finanziari dei tanti vips e ricconi che quest'estate vogliono esternarci la loro situazione miserevole.


Che lo facciano per guadagnare "consensi" o per motivi a noi sconosciuti, queste uscite suscitano in noi reazioni di rabbia e indignazione. "Come", pensiamo, "navigano nell'oro e si permettono di lamentarsi? E noi che dobbiamo dire allora?"


Cosa dovremmo dire non saprei, so per certo però che queste uscite, vere o finte che siano, distolgono le nostre menti da problemi molto più pressanti e a noi vicini. L'economia, ci dicono, va molto male. La finanziaria ci "regalerà" un autunno/inverno/primavera/estate che lascerà molti di noi sulla soglia dell'indigenza. Ci tolgono detrazioni, aumentano tasse, riducono i servizi in toto e noi che facciamo?


Ci incazziamo per gossip che veramente lasciano il tempo che trovano.


Lo fanno apposta, sapete? E' la vecchia tecnica del genitore che per distrarre il bimbo dalla bua o da un capriccio gli mette sotto gli occhi una robina colorata e affascinante che lo distrae completamente.


Durante il parto di questa finanziaria sconvolgente, hanno montato e gonfiato lo sciopero dei calciatori fino a farne un caso di vita e di morte. E noi ci abbiamo abboccato, riempiendoci la testa di critiche nei loro confronti e lasciando poco spazio alla riflessione sul da farsi per fermare lo scempio che ci aspetta dietro l'angolo.


Calciatori, vips, gente famosa uscita dal nulla, ottengono onori e gloria nella misura in cui noi diamo loro attenzione. Attraverso gli immondi giornali di spettegolezzi che alimentano la loro fama, ci danno l'impressione di vivere attraverso di loro una rutilante vita di ribalte. Gli diamo importanza, ne alimentiamo il "mito" e il conto in banca, ci infervoriamo se tizio lascia caia o la squadra dove ha militato per anni e ne discutiamo per secoli, divisi in fazioni che si riparleranno magari dopo dieci anni a causa di questi (inutili?) confronti.


Nel frattempo, accettiamo passivamente il fatto che  i nostri emolumenti si assottigliano sempre più o che per mandare a scuola i nostri figli dobbiamo pagare anche la scuola pubblica.


Ci stanno togliendo pure le mutande, ma noi ci alteriamo per un finto sciopero che di eclatante ha solo il numero di persone che ne parlano. Ci stanno togliendo il futuro, ma invece di organizzarci e fare un vero sciopero di due tre mesi consecutivi, accendiamo la tv e sentiamo le tristi vicende dell'ennesimo fallito di turno, o peggio seguiamo per anni con sete di truci particolari i delitti che salgono alla ribalta.


E' in momenti come questi che penso che la mia voglia di fare abbia poca speranza quando si scontra con cotanta inconsapevolezza, e proprio in questi momenti la mia intolleranza all'idiozia sale a livelli monumentali.


Stiamo vivendo un sogno, e pure di serie B. Stiamo indignandoci per il nulla, un triste nulla.


Sarà il caso di svegliarci, prima o poi?

venerdì 19 agosto 2011

Diario di un orto modesto - part II

Il caldo si è fatto sentire, e il fatto che il mio balcone sia esposto ad un assolatissimo e privo di protezioni west-side, non ha aiutato molto il mio balc-orto. L'anno prossimo dovrò attrezzarmi con frasche o protezioni dai forti raggi solari...


In compenso, il cocente sole pomeridiano sembra essere amato dai peperoncini che hanno procreato a non finire dei frutti enormi, e dal rosmarino che cresce felice nel suo grande vaso.


Niente da fare per i semi di stevia, e la luffa cresce a stento, ma credo sia un problema di vaso troppo piccolo (altra nota per il prossimo anno!).


La povera passiflora se la sta vedendo davvero brutta, è chiaro che il sole diretto non fa proprio per lei, mentre la bouganvillea, opportunamente imboscata a nordovest, cresce rigogliosa e beata.


Le colture per l'autunno crescono a stento, i miei cavolini di bruxelles ce la faranno a spuntare prima di natale 2021? Speriamo...


Altre piante mi stanno dando soddisfazione: le fragole seminate in aprile che spuntano adesso, l'insalata misticanza, la lavanda da me completamente potata 20 giorni fa ha già buttato fuori decine di getti, e il bel mandarino nano che quest'anno pare essere privo di parassiti e può fiorire in tutta libertà.


Devo ammettere che l'idea dello spicchio di aglio piantato indiscriminatamente in tutti i vasi ha avuto il suo sporco perchè.... 


Adesso farò riposare la mia "terra", in attesa di climi più freschi per poi procedere con le colture invernali... Naturalmente seguendo l'ormai aurea regola del "poco e piano piano".

lunedì 15 agosto 2011

La civiltà della paura

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio a riguardo di cosa questa civiltà rappresenti, se lo tolga una volta per tutte. Questa è la civiltà della paura. Abbiamo paura di tutto: dell'ignoto e del noto, delle malattie e della (troppa?) salute, dell'essere poveri e dell'essere ricchi, della solitudine e dell'amore.


Abbiamo paura di non poter essere noi stessi, ma quando ci danno la possibilità di esprimerci, ci impauriamo per la troppa libertà... e se qualcuno non apprezzasse la nostra essenza?


Ci lamentiamo, viviamo con la testa sotto la sabbia, alimentiamo le nostre paure interne con altre indotte dal sistema e dai media; niente di meglio per svegliare i nostri demoni che un bel film splatter o, fa lo stesso, un tg durante i pasti.


Taciamo per quieto vivere, per paura di suscitare reazioni negli altri, di perdere un'amicizia, i nostri averi, un misero posto di lavoro. Abbiamo sempre qualcosa da perdere, quindi, è meglio tacere e macerarci nei nostri timori.


Siamo schiavi di mille debiti, di mille carte di "credito", di migliaia di oggetti per la sorte dei quali viviamo momenti di pura apprensione quando li lasciamo a casa (e se durante la nostra assenza ce li rubassero?). Schiavi del conto in banca, del piano pensionistico, dell'assicurazione sulla vita.


Ogni oggetto in più che entra nelle nostre vite è un elemento che carica i nostri cuori di ansia e paura per cosa gli altri potrebbero farci pur di togliercelo. Quasi ogni esperienza a pagamento è fonte di preoccupazione: un viaggio in terra straniera deve essere preceduto da mille precauzioni e magari vaccinazioni, un anello con diamanti rappresenta un rischio per la nostra incolumità, una macchina nuova attira ladri e invidie, la casa comprata con il mutuo della banca può sempre tornare alla banca se perdiamo il lavoro.


Viviamo in un mondo distorto, fatto di sola materia ma che non usa l'unica materia buona, quella grigia del cervello.


Ma se ci fermassimo a pensare un momento, capiremmo che, per come siamo messi, non c'è più nulla di cui aver paura... siamo sull'orlo del collasso, e l'unico modo per andare avanti è rimboccarci le maniche e uscire da questo sistema sociale che alimenta paura, diffidenze, odio. 


E' nostro dovere di esseri pensanti (se ancora lo siamo) capire che non abbiamo bisogno di uno stato che continua a vivere sulle spalle di qualche milione di lavoratore sempre più tartassato e che, oltre a pagare tasse e gabelli, deve pure pagarsi privatamente qualsiasi tipo di assistenza abbia bisogno.


Bisogna uscire dal clichè che il lavoro esiste solo se esiste un "datore di lavoro". Anche questa è una paura, che ci attanaglia stomaco e visceri e ci rende schiavi per mille euro al mese.


Fermiamoci un attimo, proviamo a sentire di cosa abbiamo veramente bisogno e iniziamo a liberarci da tutte queste paure indotte che permettono a chiunque di controllare le nostre vite.


Iniziamo ad essere noi stessi, ad esprimere con rispetto le nostre idee, a rifiutare lavori sottopagati e tartassati. La "crisi economica" vive e cresce della e nella paura della gente, togliamole forza e potere.


Basta cominciare, con piccoli passi adatti ad ognuno di noi. E' facile, se per un attimo accantoniamo la paura.