mercoledì 27 luglio 2011

Less is more. Diario di decrescita step by step. 3° step: le riviste

Il terzo step è leggero, adatto al clima estivo che non consente grossi sforzi mentali e fisici...


Un modo per decrescere in maniera efficace e molto semplice è gestire in maniera oculata la mole di riviste che compriamo.


Tutti noi abbiamo in casa una gran quantità di riviste, comprate all'edicola o in abbonamento, che si accumulano in pericolose montagnole pronte a caderci addosso alla prima occasione.


Tempo fa scrissi che potevamo fare una condivisione di tutto quello che leggiamo e poi non vogliamo tenere, una sorta di bookcrossing dedicato ai magazines. E' molto semplice attuarlo, basta mettersi d'accordo con vicini, parenti ed amici e invece di mandare alla discarica un discreto mucchio di carta, alla fine del giro ci arriva una sola copia. Un altro modo è quello di donare ad ospedali, studi medici e annessi il surplus di carta stampata che abbiamo in casa.


Si risparmia molto, in termini di risorse ambientali e di denaro speso, ma mi rendo conto che per gli editori questa decrescita può rappresentare un danno economico.


Per chi volesse aiutare l'editoria (sebbene tutte le testate di gossip andrebbero affossate anzichè aiutate), ci viene in aiuto ancora una volta il nostro amatissimo ed inseparabile computer.


Molte riviste infatti escono in formato digitale, adatte sia per pc che per i dispositivi più evoluti quali i tablets (Ipad o Galaxy per intenderci) e i lettori di ebook.


Diverse applicazioni inoltre consentono di organizzare le nostre letture e di tenerle archiviate in ordine, come faremmo con i raccoglitori impolverati che abbiamo in casa.


E molte testate offrono la possibilità di acquistare la singola copia o di fare abbonamenti personalizzati di 3,6 12 mesi.


Il formato elettronico tra l'altro rimane sempre disponibile sul proprio pc (e sulla rigorosa copia dell'hard disk che tutti noi dovremmo fare periodicamente) e la ricerca degli articoli risulta più facile e veloce.


In casa avremo lo spazio per muoverci senza rischi, senza polvere e con una coscienza ecologica più pulita. E magari, con tutto quello spazio, a qualcuno verrà anche voglia di comprare qualche libro oltre ai giornalacci di gossip :-)

giovedì 21 luglio 2011

Lo scaricabarile è antiecologico

In questi giorni il mio karma mi fa incontrare ripetutamente lo sport preferito dagli italiani, lo Scaricabarile.


Questa oscura e misteriosa pratica, nata forse dall'esempio dato da Ponzio Pilato di mani lavato, è applicata con una assiduità tale che se fosse inserita come risorsa nel Pil dell'Italia ci renderebbe la nazione con la maggiore produttività mondiale.


Quanti di noi hanno perso tempo, soldi e anche la tranquillità mentre, speranzosi di risolvere un problema, ci rivolgevamo invano a sportelli, numeri verdi, indirizzi e santi patroni? Le persone che potrebbero in una manciata di minuti o di ore risolverci un problema più o meno importante, molto spesso per scelta o per obbligo ti rimandano ad un altro sportello, numero di telefono, santo di altra religione. E tu sei lì, in attesa di trovare una soluzione, che inizi a sudare, stai delle ore a girare a vuoto, spendi soldi in telefonate, lettere, e magari anche bustarelle.


Lo scaricabarile è antiecologico per questo motivo. Consuma risorse personali facendo perdere del tempo alla gente (tempo che potrebbe dalle stesse essere usato per fini più alti), consuma risorse condivise (telefonare occupa la rete, mandare una lettera significa far muovere tutto un meccanismo che consuma e inquina), andare di persona risorse condivise (benzina) e personali. Consuma in alcuni casi la salute delle persone, che magari per un disguido o per un lassismo non si vede accreditare la pensione per mesi o che è costretta a pagare bollette stratosferiche uscite dal computer di Topolino, o che peggio ancora non riesce a prenotare una visita che potrebbe salvargli la vita. E gli consuma la pazienza, la serenità, e rovina la giornata. Niente di meno ecologico quindi esiste sulla terra, quando ciò che può essere fatto con poco viene ottenuto con tempi immemori.


 


Pertanto, cari lettori, quando siete di fronte a qualcuno che vi sta facendo uno scaricabarile, DATEGLI IL BARILE IN FACCIA!


Potrebbe rinsavirsi...

domenica 17 luglio 2011

Un pasto di ordinaria follia

Anche il piccolo decreaser ogni tanto ha bisogno di mangiare qualcosa preparato da altri. E quindi, una volta l'anno, decide di andare al ristorante per godersi una cena in assoluto relax (vicini di tavolo permettendo, ovviamente).


Per questo motivo ieri sera abbiamo alzato le stanche terga dalle sedie di casa e siamo andati a goderci per l'appunto un piccolo lusso.


Devo dire una cosa: per noi che siamo poco mondani è un bene stare in mezzo alla gente, ci dà la possibilità di vedere le "tendenze" sociali nonchè alimentari e di abbigliamento.


Tralasciando le ultime due, che sono un pianto greco, le tendenze sociali definirebbero la serata di ieri come una interessantissima full immersion in un mondo di corpi oltremodo oversize e di livello di consapevolezza prossimo al punto di fusione dell'azoto.


Ma torniamo a noi... Mentre iniziavamo a mangiare il nostro corposo seppur frugale rispetto agli altri pasto, ci si è seduta accanto una famigliola moltissimo in carne e della quale faceva parte una bambina sugli otto/dieci anni talmente gonfia da non capirne di primo acchitto il sesso. Anche la mamma e il fratello non erano da meno, per cui ti viene da pensare che la povera bimba potrebbe essere vittima di una qualche disfunzione pseudoereditaria che perseguita i suoi geni.


Ti viene da pensare a questo fin quando non la vedi arrivare con il piatto dell'antipasto a buffet "impiramidato" da una montagna di fritti. Laddove il buffet prevede ogni ben di dio, comprese decine di verdure, la bimba si è presentata a tavola con questa scultura alla Pomodoro ricca di quella che Caccamo definirebbe la frittura globale.


Guardando di sottecchi, abbiamo pensato che quel piatto fosse per tutta la tavolata composta di 4 adulti e due bimbi, data l'enormità della porzione.


E invece, mentre masticavo la mia insalata scondita facendo fatica a non far cadere la mandibola dallo stupore, questa donzellina si è fatta fuori il piatto che, approssimativamente per difetto, conteneva:


Dieci chele di granchio


otto crocchette di patate


due supplì


sei olive ascolane.


Ricordo che il conteggio era per difetto, e che mentre si lamentava perchè il cibo era viscido, ingurgitava con precisione chirurgica quegli otto etti di fritto sotto gli occhi amorevoli (?) della madre.


Siccome l'antipastino era viscido, probabilmente le è scivolato nello stomaco senza riempirla, visto che dopo si è spolverata un risotto alla crema di scampi che nemmeno un adulto sarebbe riuscito a terminare; il tutto ovviamente accompagnato da generosi bicchieri di coca cola.


Poco dopo siamo andati via, non abbiamo modo di sapere se la bimba ha continuato a mangiare o se il risotto non viscido le abbia placato il dinosauro residente nel suo stomaco.


Certo è che consentire ad un bambino di fare un pasto del genere è pura follia e assoluta incoscienza.


Non potevamo impicciarci, ma forse è il momento di preparare dei volantini da dare a questi noncuranti genitori nei quali si spiegano i rischi che l'obesità infantile provoca negli adulti di domani.


Alla bambina auguro che abbia almeno digerito quell'assurdo pasto, alla mamma auguro che un minimo di coscienza le arrivi, magari per natale... 

giovedì 14 luglio 2011

C'era una volta un pezzetto di terra...

C'era una volta un pezzetto di terra incolta, nella via in cui abito. 


Via che peraltro è molto verde, circondata com'è da orti e ampi giardini privati. Ma questo pezzetto di terra, di pertinenza dei condomini adiacenti al mio, era libero, sebbene abbandonato a sè stesso e alle deiezioni dei cani di proprietari menefreghisti e incivili.


E quindi, esasperati dall'erba (?) e dal concime canino, i vicini hanno deciso di asfaltare il pezzo di terra.


Avrebbero potuto farci tantissimo con quello spazio, perchè era abbastanza ampio da organizzare un piccolo orticello. Oppure un mini parco giochi per i bambini dei due palazzi, o piantare degli alberi che avrebbero negli anni portato bellezza, vita, e ombra dall'estivo sole cocente.


Ma, anzichè dedicare un'ora a settimana del loro tempo (tanto sarebbe stato l'impegno), hanno deciso che una lunga, funerea colata di cemento avrebbe risolto il loro problema. Sicuramente adibiranno questa rovente striscia al parcheggio delle loro super macchine, sicuramente il caldo cocente che attanaglia quello spazio di strada li aggredirà ancora di più.


Se c'è qualcosa che mi auguro, è che soffrano il caldo. Poi, che l'asfalto si sgretoli in breve tempo e lasci spazio a erbacce e specie spontanee, e infine che i cani continuino a fare i loro bisogni in quel punto... magari sul cofano delle loro macchine.


Mi rendo conto che non sto certo porgendo l'altra guancia, ma quando la stoltezza della gente la fa perseverare nel distruggere il pianeta anzichè migliorarlo, non può esserci comprensione per questi gesti.

domenica 10 luglio 2011

Less is more. Diario di decrescita step by step. 2° step: la domenica

Da tanto non aggiungevo uno step al diario della decrescita.


Questo è infinitamente più semplice del primo, perchè rinunciare allo zucchero è compito abbastanza impegnativo.


Ma parliamo della domenica: abituati come siamo a dover produrre 7 giorni su 7 e h24, le nostre domeniche sono spesso incentrate sull'occupazione obbligatoria delle nostre ore di ozio.


Ogni stagione ha la sua occupazione domenicale, che siano le spiagge piuttosto che i ristoranti o i sempre troppo frequentati centri commerciali, alzi la mano chi dedica questo giorno della settimana all'ozio più totale.


Lo ammetto... sono avvantaggiata. Il compagno pigro offre la giusta scusa per abbandonarsi all'ozio: non vuole uscire e tu non vuoi lasciarlo solo, non vuole andare a mangiare fuori e tu da sola di domenica non ci andresti, non ama assolutamente lo shopping e che gusto c'è a fare shopping se poi usi la tua carta di credito?


Bando alle chiacchiere, e complice sia il compagno che un nuovo, schiantante lavoro a tempo del quale parlerò a contratto terminato, la mia domenica inizia a consolidarsi in un meraviglioso momento di assoluta nullafacenza (tranne l'ora in cui stiro gli indumenti) e di relax rigenerante.


E oggi, mentre cercavo di capire come combattere il caldo terribile, mi sono venuti in mente i miei mille, lunghi,  misantropici pomeriggi adolescenzial-estivi durante i quali mi sdraiavo in terra vicino alla serranda abbassata della camera e leggevo decine e decine di libri di fantascienza presi in prestito dalla biblioteca.


A conti fatti,  a quindici anni e nel pieno del consumismo edonistico degli anni 80 che obbligava noi adolescenti a spendere paghette (nostre) e stipendi (dei genitori) in inutili e deturpanti abbigli, io già decrescevo, contribuendo a mantenere in bilancio le esili entrate della mia famiglia e a consumare zero.


E' strano che proprio oggi ricordi quei momenti, nei quali era molto facile e costava assai poco consumare quasi nulla, ma non è assolutamente strano che affiorino alla memoria come momenti di assoluta pace e realizzazione personale.


Ergo, senza nulla togliere a chi decide di sottoporsi a lunghe e asfissianti code in macchina, a salassanti conti al ristorante o a saldi pinocchieschi, ho deciso di ripristinare le vecchie, vecchissime abitudini e di decrescere leggendo libri in prestito sdraiata comodamente sul pavimento fresco.


Già, perchè la tessera della biblioteca ancora ce l'ho attiva, e sebbene abbia ampliato i miei gusti letterari, riesco ancora a leggere moltissimi libri gratis. Ma questo, è un altro step!


Buona domenica!!!


 

lunedì 4 luglio 2011

Quanto shampoo usare?

Non ci rendiamo conto di quanto la decrescita e l'ecosostenibilità possano far bene alle nostre tasche finchè non mettiamo in pratica i millemila suggerimenti che riceviamo da ogni dove.


Tra i tanti, il caso dello shampoo è davvero eclatante. Solitamente apriamo la bottiglia, ne versiamo una generosa dose sulla mano e iniziamo a lavare le nostre teste; molto spesso lo shampoo non si sparge bene quindi aggiungiamo una seconda dose, molto spesso rischiamo di affogare in un casco di schiuma senza feritoie. Quale che siano le opzioni, una famiglia di quattro persone arriva a finire il flacone classico in un breve periodo che va dai 10 ai 20 giorni. Visto che molte persone acquistano i prodotti in offerta a 1, 2 euro, sembrerebbe che il gioco valga la candela... cosa vuoi che siano 2 euro di media al mese?


Ma la strada verso i rifiuti zero, o i consumi prossimi allo zero è fatta anche di piccolissimi passi, senza contare poi che ogni prodotto ha costi nascosti che non ci è dato sapere, oltre al fatto che la maggior parte degli shampoo in commercio costituisce un vero laboratorio chimico ricco di sostanze non proprio ottimali per il nostro organismo.


Cosa possiamo fare, in concreto, per percorrere questo piccolissimo passo?


Ogni volta che ci laviamo i capelli, mettiamo la dose che siamo abituati ad usare in un flacone vuoto, aggiungiamoci il doppio, il triplo o anche il quadruplo in volume di acqua, agitiamo bene il tutto e poi versiamo (senza esagerare) il tutto direttamente in testa o sulla mano. Magicamente, scopriremo che non riusciremo ad utilizzare tutto il liquido diluito perchè già alla prima "sversata" i capelli si sono riempiti di schiuma lavante. Il resto lo si può tranquillamente conservare fino ad un massimo di tre/quattro giorni e riutilizzare per almeno altre due volte. Non riempire mai il flacone dello shampoo con acqua perchè l'acqua annulla il sistema conservante e facilita la proliferazione di batteri e quindi il rischio che il prodotto si guasti, irrancidisca e vada poi a provocarci strane reazioni.


In questo modo, scopriremo che l'elefantiaca dose che prima utilizzavamo e che talvolta non sembrava bastare per pulire i nostri capelli, in realtà è sufficiente per quattro persone. E potremmo anche scoprire che gli shampoo ecobio, i quali sono accusati di costare in alcuni casi troppo (ma mai quanto i cosidetti prodotti di alta profumeria), sono concentrati e quindi possono essere diluiti con più acqua e durare di conseguenza di più.


Oltre al piccolo risparmio in termini economici (ma grande in termini sociali), contribuiremo a generare meno spazzatura (meno flaconi vuoti) e ad immettere con minor frequenza sostanze tossiche nell'ambiente.


 


Un piccolo passo che a noi costa davvero poco, ma che ha ripercussioni incredibili sull'intero ecosistema.


E poi, basta solo provare... anche i capelli ci ringrazieranno!

venerdì 1 luglio 2011

Diario di un orto modesto - part one

Quest'anno mi sono buttata, come qualcuno avrà letto in un mio recente post (http://biosipuo.myblog.it/archive/2011/06/07/il-balcone-e-il-peperone.html)


E rispetto agli anni passati, qualcosa di diverso si inizia a intravedere... Saranno le teste di aglio che ho meso quasi ovunque nei vasi, sarà che ho selezionato con attenzione le mie semine o trapianti, ma il poco che ho messo a dimora mi ha dato ampio materiale di studio.


Ad esempio, la cicerchia ci ha lasciati... Essiccata in tutta la sua lunghezza e con baccelli piccolissimi, credo che l'anno prossimo dovrò metterla in un vaso più grande e con tanta terra.


La luffa, che gli anni passati non si era mai degnata di germogliare, con la pre-germogliatura in vetro suggerita da Erbaviola, adesso rampica felice e verdissima su un muro esposto a ovest.


Il trittico peperoncini-basilico-peperoncini invece mi ha dato due risultati differentissimi:


-insieme a spicchi di aglio che ora sfrondano al vento, le piante in questione stanno diventando degli arbusti che superano allegramente i 30 cm di altezza.


- insieme a una pianta di rosmarino, patiscono non so cosa e rimangono minimi mentre il rosmarino è di un rigoglioso mai visto sui miei balconi.


E ancora, la stevia quest'anno stenta, forse dovrei esporla a nordovest e non al sole cocente del pomeriggio; il fagiolo mung non cresce e non crepa, i cavolini di bruxelles sono in procinto di essere trapiantati.


Senza infamia e senza lode i peperoni seminati, che proprio non vogliono saperne di crescere.


 


Ecco... forse quello che dovrò curare nella prossima stagione sono le sinergie e le antipatia tra piante, così da arrivare tra qualche decennio a fare una piccola permacultura da balcone che si protegge pure dalle onnipresenti formiche che adesso ci invadono.