mercoledì 25 maggio 2011

Giardinaggio d'assalto

Sono anni che sogno un piccolo pezzo di terra da incasinare con i miei mille tipi di semi. E forse questo fantasticare mi ha fatto prendere la decisione, un paio di settimane fa, di passare all'azione nel giardino degli altri.


Tranquilli, non sono ancora così coraggiosa da lanciare "bombe" di semi in casa di sconosciuti... ho semplicemente approfittato della distrazione della suocera per seminare tra i meravigliosi fiori del suo giardino dei simpatici zucchini.


La messa a terra di piante e semi ha una resa completamente differente rispetto agli stoici vasi che da anni si impegnano sul mio balcone, ed è sempre un piccolo miracolo vedere come in pochi giorni un seme inizi a diventare una tenera piantina che darà succulenti fiori e frutti. La sorpresa di vedere quindi, a distanza di pochi giorni le future zucchine è stata grande, tanto da rendere necessaria una documentazione fotografica : http://bijou-e-dipiu.blogspot.com/2011/05/guerrilla-gardening.html


Alla fine, anche la suocera che ha scoperto l'azione ribelle ha acconsentito a tenere le piante, e come voi sapete una volta che si comincia... si spera di riuscire a strappare qualche metro di terra per fare un orticello!


Nel frattempo, se volete vengo a fare guerrilla gardening anche nei vostri giardini!

lunedì 16 maggio 2011

La disponibilità infinita

E' bello vivere in un centro urbano, ancor di più se intorno ci sono tanti bei centri commerciali. E' bello perchè si ha la possibilità, sette giorni su sette, di poter comprare qualsiasi cosa, utile o futile che possa essere, che ci viene in mente. Ho già scritto altre volte di queste realtà moderne che stanno velocemente sostituendo parchi e piazze urbane, ma stavolta ho toccato con mano i meccanismi che consentono agli utenti finali di poter gironzolare allegri in questi luoghi tutti i giorni della settimana.


Cominciamo a parlare proprio della disponibilità infinita che una persona deve dare al centro commerciale se decide di lavorare al suo interno:



  • le domeniche non esistono, e molto spesso nemmeno le "feste comandate". Se hai bisogno di prenderti un giorno festivo per un pranzo in famiglia piuttosto che una cerimonia piuttosto che un qualsiasi altro evento, devi essere pronto a scambiare turni e favori. Se poi necessiti di un fine settimana, potrebbe essere necessario il nullaosta del segretario pontificio.

  • non esistono nemmeno gli orari normali, perchè il negozio rimane aperto fintanto che è aperto tutto il centro. Così, se chiude alle dieci di sera, capita che chi ha quel turno torni a casa alle dieci e mezza o alle undici. E questo sacrificio l'ha fatto per venderti un paio di mutande...

  • devi vendere, vendere, vendere. Perchè gli affitti in generale e in un centro commerciale in particolare sono cari assai, e se non vendi non rientri delle spese. Pertanto, non è solo il venditore di abbigliamento quello costretto a proporti tutto il negozio, ma qualsiasi commesso di qualsiasi negozio. E quindi, potrebbe capitare di entrare in un esercizio e chiedere una cosa, e sentirti dire "vuole altro? le posso proporre questo abbinamento? due etti di mortadella appena arrivata glieli faccio? ... Se in un contesto di abbigliamento o alimentare è prassi accettata, meno dovrebbe esserlo in ambito medico/sanitario/naturale ma, essendo la legge del commerciante uguale per ogni esercizio, non c'è distinzione di categoria merceologica.

  • alcuni centri commerciali ti impediscono di chiudere per qualsiasi motivo la porta del negozio. Se per pura disgrazia il malcapitato esercente o dipendente che, trovandosi da solo, incappa in un'urgenza fisiologica, è costretto a tenersela fino a quando non arriva il cambio turno o gli esplode la vescica. Il tutto, come sopra, magari per venderci un paio di mutande.

  • le persone che lavorano dentro questi luoghi, salvo alcune eccezioni, vivono per un tot di ore alla settimana in luoghi bui, illuminati sempre e soltanto dalla luce artificiale. Se ci fate caso, la disposizione dei negozi l'uno attaccato agli altri senza soluzione di continuità e con tutte queste lucine, ricorda vagamente i fornetti dei cimiteri con le lampade votive.


L'elenco è certamente più lungo, e questo post potrebbe essere in futuro aggiornato. Ma, se anche solo questi quattro punti fossero i soli e unici, volendo riassumere se ne potrebbe ricavare la seguente considerazione:


La pessima abitudine di voler esercitare il diritto all'acquisto per sette giorni alla settimana ha portato una serie di imprenditori ad occupare dei bui loculi all'interno di moderne strutture che simulano (o vorrebbero) delle piazze di mercato. Questa occupazione rende di fatto chi occupa il fornetto e offre il servizio uno schiavo al servizio dell'acquisto facile e del consumatore compulsivo o che non ha di meglio da fare. Gli occupanti dei fornetti hanno libertà limitate, sia nell'espressione di proprie opinioni che di funzioni corporali o di vita sociale, e hanno in testa solo l'obiettivo di chiudere la giornata con la cassa piena: per venderti un articolo e anche più sono disposti a tutto, e taluni non guardano in faccia nessuno. Ergo,  per questioni delicate sarebbe il caso di rivolgersi altrove.


Per concludere, faccio un appello a tutti coloro che la domenica frequentano assiduamente questi luoghi: non volendo, state legittimando una forma di schiavitù che impedisce ad altre persone come voi di passare con la loro famiglia quelle ore che voi passate con la vostra al centro commerciale. Non volendo, state affidando i vostri gusti, le vostre scelte e talvolta la vostra salute a qualcuno che non è lì per darvi dei consigli, ma per sbancare la giornata. Involontariamente, state producendo danni all'ambiente perchè i costi ambientali che il pianeta deve sostenere per "tenere" aperti quei mostri succhiaenergia sono mostruosi. E, cosa da non tralasciare, state perdendo il contatto con l'aria aperta e la fate perdere a quei novelli sepolti vivi che vi sorridono da quelle lapidi di vetro.

giovedì 12 maggio 2011

Tra il dire e il fare, c'è di mezzo l'assemblea...

La mia spinta a creare, fare, produrre è inciampata l'altro giorno nel vortice viscoso di un'assemblea condominiale: se c'è un evento che consuma a vuoto energie, tempo e voglia di realizzare, questo è proprio la riunione del condominio. Provate a pensare all'ultima volta che siete usciti da una simile nefandezza sociale con un'aria fresca, riposata, e un sorriso soddisfatto tipico di chi in poco tempo è riuscito a portare a termine un obiettivo.

Per quel che mi riguarda, l'assemblea non è una manifestazione democratica dove chiunque può liberamente esprimere la sua opinione sulla gestione di un luogo in qualche modo condiviso, ma una eccellente valvola di sfogo dove anche le menti più brillanti si trasformano in pallide e anche un pò rabbiose imitazioni umane. In quarant'anni di condominio, a me non è mai capitato di trovarmi di fronte a un gruppo compatto di persone disponibili a risolvere insieme i problemi che via via si presentavano; al contrario, capita sempre che uno più furbo degli altri voglia far valere i suoi diritti abusivi, che qualcuno venga solo per lamentarsi di sciocchezze quali una luce accesa per 15 minuti di troppo, o che l'ennesimo sapientone di turno abbia deciso di illuminare tutti i presenti con la sua sapienza(qualunque essa sia, e talvolta non si capisce bene...).

Se non l'avete capito, odio le riunioni di condominio e le dinamiche che si sviluppano in esse. E, come dicevo prima, La Riunione è l'antitesi del fare, in quanto è la celebrazione del dire (spesso a vanvera).

Non ho soluzioni in tasca, se non quella di ripromettermi di assentarmi distrattamente alla prossima convocazione :-)

 

 

NB: queste poche righe sono dedicate con affetto ai miei meravigliosi amici e vicini Alessandra, Alessia, Gianna, Adriano, Armando, Cesare e Giuseppe. E alle piccoline del palazzo.

domenica 8 maggio 2011

Un tempo per raccontare, un tempo per fare

Arriva il momento in cui le diecimila idee che hai in testa devono convogliarsi in qualcosa di pratico, altrimenti il cervello scoppia.

E' questo il motivo che mi tiene un pò lontana dal blog: dopo mesi (o anni) di inazione, e 10 mesi di disoccupazione, ho iniziato a mettere in opera i cento progetti che mi frullavano per la testa. Il tutto rigorosamente no-profit, che se chiedi a qualcuno lavoro di questi tempi ti guarda male, ma l'importante è mettere in pratica, e chissà che prima o poi...

E quindi, ho aperto un nuovo blog per "celebrare" questa fase creativa, anche se in realtà al momento creo solo i testi, le foto e qualche  piccolo lavoro; poi, ho ripristinato l'orto sul balcone, vittima lo scorso anno di una cattiva pianificazione.

E poi tante altre cose, tra cui l'inizio di una collaborazione ad un progetto web di ecologia (a breve ne saprete di più), il tirocinio in erboristeria, la nuova passione per la riflessologia plantare, il compimento della scuola quadriennale...

Nonostante risenta della mancanza di lavoro, tutta questa attività mi aiuta a credere nelle mie possibilità e capacità e a prenderci confidenza. Il mondo non è solo lo stipendio a fine mese e una vita da schiavi moderni, e per troppi anni me lo sono dimenticato.

Quindi, care lettrici e cari lettori, vi chiedo di aver pazienza e di seguirmi ancora, sempre che gradiate farlo!

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