lunedì 24 maggio 2010

Sprechi e coscienza

Stamattina stavo leggendo il libro di Tristram Stuart, Sprechi. Non l'ho ancora finito per fare una recensione, ma il capitolo che scorreva sotto i miei occhi mi ha colpita e riportata ad una realtà dalla quale ultimamente mi ero un po' tanto discostata.

Poi, per la infallibile legge della sincronicità, ricevo un messaggio da bibi e leggo un post del suo bellissimo blog. Il post ( http://correndomiincontro.blogspot.com/2010/05/con-questo-post-mi-rendero-decisamente.html) in questione mi ha riportata alle considerazioni di stamattina, e cioè: quanto facciamo in rapporto alla indignazione/compassione/partecipazione che le notizie che leggiamo o guardiamo o sentiamo suscitano in noi?

Quanto in realtà la spinta emotiva che abbiamo si tramuta in azioni concrete?

E veniamo a quanto ho letto: le analisi che Stuart fa sugli sprechi alimentari (nel capitolo in questione si parla di sprechi casalinghi e al dettaglio, e non industriali), sono agghiaccianti. "Se si sommano i cereali come grano, riso e mais usati per produrre la carne e i prodotti caseari che negozianti, ristoratori e famiglie inglesi buttano via, ci sarebbe abbastanza cibo per sfamare 1,5 miliardi di persone, un numero superiore al totale dei malnutriti del pianeta".

In pratica, solo gli sprechi di due nazioni sfamerebbero il mondo intero.

A fronte di questa notizia sconcertante, e alla quale ognuno di noi partecipa nel suo piccolo quando fa la sua pulizia periodica di frigorifero e dispense, cosa possiamo fare noi?

Mi rendo conto che, come dice il blog succitato, molti potranno sgranare gli occhi allibiti e non credere a ciò che leggono, altri impressionarsi, altri partire lancia in resta per fermarsi poco prima della porta di casa. Molti pochi inizieranno un percorso di revisione delle risorse che hanno si a propria esclusiva disposizione ma che in realtà sono beni dell'umanità intera.

Ma per tornare al concreto, cosa possiamo fare?

Potremmo, ad esempio, comprare meno, comprare più spesso. Quando da bimba facevo le vacanze scolastiche, io mamma e nonna andavamo 4/5 giorni su sei al mercato, comprando lo stretto necessario per il pranzo, la cena, ed eventualmente i soli pasti del giorno successivo: non avanzava quasi niente e in più mangiavamo sempre cibo freschissimo. Mi rendo conto che fare la spesa tutti i giorni è poco applicabile in una società come la nostra, ma prima di arrivare a chiedere di lavorare meno ore rispetto alle 12 minimo che il sistema pretende da noi, potremmo ricorrere a piccole astuzie che ci faciliterebbero la vita.

Per esempio, chiedere a parenti e amici che ci abitano vicini di fare a turno per andare al mercato la mattina. Se siamo sfortunati con parentele e amicizie, organizzare con i vicini di casa la stessa cosa. Potrebbe essere anche un modo per socializzare e allentare eventuali tensioni, e sviluppare in embrione piccole forme di co-housing.

Potremmo comprare cibo sfuso, da prendere a peso e non confezioni già pronte (e piene di inquinantissimo packaging) e sovradimensionate.

Potremmo cucinare porzioni leggermente più piccole di cibo, che alzi la mano chi non ha avanzi a fine pasto.

Potremmo prendere in considerazione l'idea che per avere sulle nostre tavole un chilo di carne edibile, c'è bisogno di 22 chili di grano: solo questo ci farebbe capire quanto è sproporzionata la resa delle proteine animali in termini di consumo di risorse terrestri, e magari indurci a mangiare una volta di meno quella bistecca sanguinolenta (fonte proporzioni: agireora)

Potremmo cucinare il cibo più vicino alla scadenza invece di quello fresco comprato giusto due minuti fa, e conservarlo in frigo magari per un altro giorno.

Sono tanti i piccoli e grandi gesti che possiamo fare, non c'è giustificazione per coloro che, leggendo questa lista tutt'altro che completa, decidono che "in fondo da solo cosa posso fare?".

Quindi, per una volta, pensiamo a tutta quella gente che muore di fame mentre noi abbiamo il problema dell'eccesso di rifiuti, facciamo lavorare la nostra coscienza in maniera concreta e AGIAMO.

mercoledì 19 maggio 2010

Colazione la mattina?

Sempre più volte trovo gli scritti di Franco Libero Manco illuminanti.
Non voglio fare la "copiona" ma ritengo che queste informazioni vadano divulgate...
COLAZIONE LA MATTINA?
Nessun animale mangia se non ha fame nè beve senza avere sete.
Franco Libero Manco
Il consiglio abbastanza diffuso tra i nutrizionisti di fare un’abbondate colazione prima di recarsi al lavoro è, a mio avviso, come voler aggiungere carburante nel serbatoio ancora pieno  di un’automobile prima di mettersi in viaggio.
Nel rispetto delle esigenze nutrizionali e metaboliche del nostro organismo, come succede per tutti gli altri animali, dovremmo invece nutrirci solo quando sentiamo l’esigenza di farlo, non a  cadenze stabilite. Molto difficilmente si ha vera fame la mattina appena svegli perché l’organismo rispetta le fasi fisiologiche circadiane della nutrizione: dalle ore 12,00 alle 20,00 fase introduttiva, dalle ore 20,00 alle 4,00 fase assimilativa e dalle 4,00 alle 12,00 fase eliminativa. Quindi mangiare la mattina presto significa, nella stragrande maggioranza dei casi, mangiare senza fame e quindi forzare il nostro organismo a compiere un lavoro aggiuntivo mentre è impegnato in una fase diversa da quella introduttiva con conseguente dispendio di energie vitali.
L’usanza a consumare tre pasti al giorno è abbastanza  recente. Nell’antichità nessuno usava consumare colazione, pranzo e cena. Nel periodo di massimo potere,  greci  e romani mangiavano una volta la giorno, la sera: avevano una salute di ferro e corpi molto atletici. Le loro armate erano le più forti. Marciavano per settimane  senza fatica con enormi pesi sulle spalle. Tra l’altro, di tanto in tanto digiunavano. La loro decadenza fu dovuta in gran parte alle loro orge alimentari alle quali si abbandonarono quando ebbero sottomesso altri popoli.
Erotodo dice che i Persi, sotto il generale Serse, consumavano un solo pasto al giorno. Anche  gli ebrei, da Mosè a Gesù, mangiavano una volta al giorno. Le Sacre Scritture addirittura mettevano in guardia le popolazioni che mangiavano al mattino. Pare che gli inglesi abbiano adottato l’uso dei tre pasti giornalieri soltanto sotto il regno di Elisabetta, mentre prima non facevano la colazione al mattino.
Il tempo medio di svuotamento completo dell’intestino a seconda della dieta va da 35ore  (africani, indigeni) a 90 ore (inglesi, americani), e siccome  il lavoro fisico o mentale  intenso ostacola la digestione, la rallenta o addirittura la arresta del tutto, (affinché un cibo apporti energia deve essere digerito e assorbito), ne consegue che la prima colazione al mattino non può fornire l’energia necessaria per la giornata, anzi, l’impegno della digestione sottrae energia e capacità lavorativa all’organismo. Infatti, durante la digestione i vasi sanguigni della digestione richiedono un afflusso maggiore di sangue, ne consegue che i vasi sanguigni delle altre parti del corpo si contraggono per compensare la dilatazione. Però se contemporaneamente lavorano il cervello e i muscoli anche questi richiedono sangue, con il conseguente rallentamento della digestione. Un apporto maggiore di sangue non può affluire contemporaneamente in tutte le parti del corpo: se una parte ne ha di più un’altra ne ha di meno. In sostanza, il corpo non può compiere bene due lavori nello stesso tempo:  o lavora o digerisce. Gli animali in natura non vanno a caccia dopo aver mangiato, ma si riposano o addirittura dormono.
Per tanto, se non si ha fame al mattino il consiglio è di:
-non fare colazione, falla il più tardi possibile o al limite mangia solo frutta fresca la quale non assorbe in alcun modo energia all’organismo e al contrario  di quanto si crede, basta annullare la colazione la mattina per  rendersi conto della carica di energia, forza e vigore di cui è capace il nostro organismo;
-consuma  il pasto più importante della giornata non prima di mezzogiorno e non cenare dopo le 20,00;
-riposati dopo aver mangiato; durante il riposo infatti il sangue affluisce al cervello in modo ridotto di conseguenza una maggiore quantità viene utilizzata per la digestione così la digestione può avvenire senza intralci, anche perché durante il riposo, o il sonno, non si è turbati da preoccupazioni ansie, emozioni che rallentano la digestione. Inoltre, il pranzo deve essere leggero se la cena è stata consistente.
-
Chi è abituato a fare una ricca colazione la mattina a base di carboidrati e zuccheri industriali, saltare di colpo la prima colazione probabilmente gli darebbe sensazione di stanchezza fisica o mentale, perché tali sostanze causano dipendenza finché l’organismo non è disintossicato.
In sostanza, tre pasti al giorno, il mangiare in fretta, combinare male gli alimenti, il mangiare cibi industriali (cosiddetti cibi spazzatura), cibi uccisi con il fuoco, cibi incompatibili con la nostra natura… troppo spesso sono causa  di sofferenze e invecchiamento precoce.

domenica 9 maggio 2010

I Professionisti

C'è una categoria di persone che ha preso piede nella considerazione della gente, chiamata Professionisti. Queste persone, che sono esattamente uguali a tutte le altre, ci guidano nelle nostre scelte quotidiane per le più disparate esigenze grazie alla loro specializzazione. Sono persone come noi, dicevamo, semplicemente più preparate in un determinato campo al quale hanno dedicato ore di studio e di fatica; talvolta, ahimè, possono sbagliare nel darci loro consigli, perchè sono esseri umani perfettibili ma di certo non perfetti.


I nostri nonni non conoscevano questa singolare categoria: i nostri nonni erano meccanici/erboristi/contadini/rudimentali ragionieri/genitori/qualche volta poeti. Non conoscevano la specializzazione loro: quello che c'era da fare si faceva, e con la loro despecializzazione aprivano le loro capacità e la loro inventiva.
La maggior parte di noi, oggi, chiusa per 12-14 ore al giorno in anguste e buie stanze che non fanno areare le nostre cellule cerebrali, riesce in un anno ad avvalersi della conoscenza di tantissimi professionisti:
quello che ci dice come dimagrire
quello che ci dice come muovere il nostro corpo
quello che fa i conti al posto nostro, e magari sbaglia pure la dichiarazione dei redditi
quello che ci suggerisce come andare di corpo
quello che ci consiglia sui nostri acquisti
quello che ci fa fare 10 radiografie in un anno per scoprire che il dolore al gomito era dovuto a un pelo incarnito
quello che i peli, incarniti o no, ce li toglie da corpi e capocce
quelli che ci organizzano i matrimoni, le feste di compleanno, i funerali
quelli che sanno sempre cosa ci passa per la testa
eccetera
eccetera
eccetera.

Il problema non sono queste figure professionali, che anzi se consultate nel modo corretto riescono a darci una grandissima
mano (fatta eccezione per chi fa business sull'aria fritta).
Il problema siamo noi, ormai incapaci di muoverci senza prima aver consultato lo specialista.
Abbiamo spento i cervelli, li abbiamo messi in soffitta insieme a quello A.B.Normal di Frankestein junior, nell'attesa che
qualcuno (magari un professionista ma il più delle volte un Igor del quale è pieno il mondo) lo riconnetta nuovamente a un altro corpo.
Beviamo senza spirito critico tutti i responsi/consigli/suggerimenti che ci vengono dati da queste persone, comprando scorte di yogurt lassativi, pacchi di titoli Modenalat o facendo la nuova ginnastica sui tacchi (minimo 10 cm), convinti che, siccome chi parla ha dei titoli incorniciati e appesi, stiamo facendo solo il nostro bene.

Per una volta, faremmo bene a chiudere occhi e orecchie e ad aprire la nostra mente: sarà sorprendente scoprire che molte risposte le conosciamo già, senza dover consultare quelli che ormai sono gli oracoli del terzo millennio.