mercoledì 30 dicembre 2009

Buon anno!

Buon anno a tutti,

ma in particolar modo al pescivendolo che stamattina disponeva le fette di pangasio (ma ancora lo vendono?) sul bancone e ne ha fatta cadere una; incurante del fatto che fosse finita sull'asfalto l'ha raccolta e risistemata dietro le altre senza nemmeno sciacquarla. Di sicuro il malcapitato acquirente sentirà un sapore diverso dal solito su quella fetta.

Buon anno a tutti quelli che se ne fregano delle file e ti passano davanti con grande faccia tosta, e ti fanno passare per strano se poco poco glielo fai notare.

Buon anno ai coatti della strada, che sgasano e accelerano a tutta birra per poi ritrovarsi dietro di te in fila al semaforo.

Buon anno ai vicini del piano terra, che per tutto l'anno hanno tenuto sporco il condominio e oggi per farci degli auguri veramente degni hanno lasciato l'immondizia fuori della porta. Davanti al portone...

Buon anno a chi non ricicla e non divide l'immondizia, se continuane così riusciremo ad avere ognuno il suo inceneritore personale.

Buon anno ai signori delle pandemie, che quest'anno avranno aumentato i fatturati delle loro industrie del 300%

Buon anno alla tv, che spero diventi presto uno strumento obsoleto.

 

Buon anno ai furbi, ai distratti, ai menefreghisti, ai cattivi. Che il prossimo anno sia per loro un anno di cambiamento.

E buon anno a tutti noi, che ogni giorno nel nostro piccolo ci arrabattiamo, pensiamo, ricicliamo e risparmiamo.

 

 

 

Ps: il prossimo post sarà dedicato ai vuoti...

lunedì 21 dicembre 2009

Labbra morbide, labbra al petrolio

iorni fa, tiro fuori un burrocacao risalente al paleolitico.

E' di una marca abbastanza nota, della quale ovviamente non farò il nome.

Lo apro, e noto subito la differenza di colore tra questo e il mio ecologicissimo stick Lavera: il primo è di un bianco candido e molto morbido nonostante la temperatura rigida, il secondo in confronto è di un giallo poco invitante e abbastanza sodo.

Apro una lunga parentesi...

La prima cosa da fare quando si acquista un burrocacao (ma anche rossetti e gloss in generale) è guardare gli ingredienti. Questo perchè ciò che mettiamo sulle labbra finisce inevitabilmente per essere ingerito. Laddove la pelle in qualche modo assorbe gli ingredienti (sia buoni che cattivi di una crema) se veicolata da certe sostanze, state certi che il burrocacao verrà completamente a contatto con il nostro organismo direttamente dal tubo gastrico.

Quindi, se fossi in me (ma anche in voi), ci penserei su due volte ad applicarmi un qualcosa il cui ingrediente principale è un derivato del petrolio.

Come dite, non capite?

Con l'aiuto del biodizionario e di altre ricerche in rete, cerchiamo di analizzare il candido, innocente stick di burrocacao.

Petrolatum = antistatico, emolliente. Il petrolato è un derivato del petrolio, un gel ottenuto per raffinazione. E' anche noto come vaselina. La vaselina è inerte, ma voi ingoiereste un prodotto chimico sinteticissimo e non proprio nutriente?

Ceresin= altro prodotto non proprio consigliatissimo, dato che pare sia una miscela di idrocarburi. Viene solitamente usata per sostituire la cera d'api, che è probabilmente un ingrediente più costoso.

Olio di Ricino, di avocado e burro di karitè= finalmente tre ingredienti veri, hanno proprietà emollienti e nutrienti.

Ethyl vanillin = aroma sintetico, tre volte e mezzo più forte dell'aroma vero di vaniglia. Viene utilizzato moltissimo nell'industria alimentare per invogliare il consumo dei dolci (spesso è nello zucchero vanigliato)

BHA e BHT= antiossidanti sintetici. Scagionate da alcune ricerche, non sono propriamente salutari. Cosa ci fa all'organismo un conservante? Ci mantiene mummificati? Il brutto è che queste sostanze sono usate anche dall'industria alimentare.

 

Dopo questa breve analisi che riguardava alcune sostanze di questo fantastico burrocacao (in tutto ci sono 14 ingredienti), scopro che quell'innocente cilindretto che mi metto sulle labbra è proprio una brutta cosa. Certo, le labbra non patiscono il freddo, ma ci credo, le asfaltiamo col petrolio!

Per confronto dovrei mettere anche gli ingredienti dello stick ecobio, ma è un elenco lunghissimo: vi basti sapere che le sostanze suddette tranne quelle naturali sono assenti, e il primo elenco della lista (quindi il più consistente) è il burro di karitè, unito a diversi oli. Tutti ingredienti emollienti e decisamente più sani.

Addirittura, seguendo alcuni blog o siti di ricette fai da te, è possibile farsi in casa l'emolliente labbra più naturale che ci sia:

http://mieicosmetici.blogspot.com/2009/05/burrocacao-nuova-ricetta.html

C'è altro da dire, se non smettere di usare certi prodotti?

Buone labbra nuove!

 

Ps: mai abusare del burrocacao. Dosi eccessive possono provocare l'effetto opposto a quello sperato (di ammorbidire) e screpolare ancora di più le labbra.

mercoledì 16 dicembre 2009

scusate l'assenza

Chiedo scusa alle migliaia di fan che ogni giorno leggono la mia pagina (seeeeeee), ma in questi frenetici ultimi giorni dell'anno ho talmente tanti impegni che non riesco a mettermi con impegno a produrre cav...ehm interessanti argomenti.

Ci vediamo appena posso ;-)

sabato 5 dicembre 2009

Il foie gras è una malattia

Fonte: Promiseland

 

 

Gran Bretagna, 007 contro il foie gras. Roger Moore eletto «persona dell'anno»

Da tre anni è attivamente impegnato contro il consumo del paté di fegato d'oca. Riconoscimento della Peta all'attore che ha interpretato James Bond in sette film della fortunata serie

«Il foie gras è una malattia, non una prelibatezza». Parola di Bond, James Bond. Anzi, no. Parola di baronetto. A pronunciare la drastica sentenza sul patè più amato dai francesi (e non solo da loro) è stato infatti Sir Roger Moore, l'attore che ha impersonato in ben sette film il più famoso agente segreto della storia del cinema, a conclusione del suo videoappello a non acquistare fegato d'oca nei negozi e a non ordinarlo nei ristoranti. Moore, che è anche ambasciatore dell'Unicef, ha deciso di prestare la propria immagine all'associazione Peta (People for ethical treatment of animals) facendosi promotore della campagna contro un prodotto alimentare che esiste solo in quanto risultato finale di una malattia indotta forzatamente nelle oche e nelle anatre. E proprio grazie a questo suo attivismo è stato scelto nei giorni scorsi dalla stessa Peta come «Persona dell'anno della Gran Bretagna».

ALIMENTAZIONE FORZATA - Il foie gras, letteralmente fegato grasso, viene infatti ottenuto inducendo nelle oche o nelle anatre la steatosi epatica, un fenomeno dovuto all'ingrossamento abnorme che registra il fegato a seguito dell'ingestione di grosse quantità di mais e altri mangimi. Un risultato, questo, che viene ottenuto infilando nel becco e nel collo degli animali un lungo tubo di metallo attraverso cui viene fatto passare il cibo compresso senza che il povero volatile abbia la possibilità di opporvisi. La produzione di foie gras è illegale in molti paesi, in quasi tutti quelli dell'Ue, anche se proprio nel cuore dell'Europa, in Francia e in Belgio, il foie gras è considerato uno dei fiori all'occhiello della cucina regionale. In Italia la produzione è illegale dal marzo 2007.

UN 80ENNE IN PRIMA LINEA - Sir Roger, 82 anni, ha iniziato nel 2006 a prendere posizione contro il foie gras. In tempi recenti la sua campagna per conto di Peta ha registrato un grosso successo: la catena Selfridges ha deciso che avrebbe eliminato il foie gras dai propri magazzini. Moore aveva anche scritto a tutti i membri della House of Commons, uno dei rami del parlamento britannico, chiedendo loro di impegnarsi attivamente nella battaglia contro la vendita di questo genere di cibo nel Regno Unito ed era intervenuto su diversi media inglesi per sostenere la battaglia per la salvaguardia di oche e anatre.

giovedì 3 dicembre 2009

La Biologia delle credenze - B. Lipton

La Biologia delle credenze è un libro che ci apre un punto di vista completamente diverso dal solito approccio accademico/darwiniano che da quasi duecento anni ci "perseguita".
Cos'è una credenza,oltre ad essere un armadio elegante per cucine e saloni?
La credenza è l'idea che ci siamo fatti di una cosa, una situazione o un evento, ma che abbiamo anche "ereditato" dalle persone che ci circondano.
Mi spiego con un esempio che riporta anche l'autore: la maggior parte di noi se vedesse uscire da un libro un serpente, come minimo caccerebbe un urlo, getterebbe il libro in terra e scapperebbe a gambe levate.
Questo perchè a molti di noi, che non hanno mai avuto a che fare con un serpente, hanno insegnato che il serpente è pericoloso, che fa del male (addirittura che è il male).
Ma noi in realtà non abbiamo mai sperimentato un contatto con un serpente, e non riusciamo
probabilmente a distinguere un innocua biscia da un serpente velenoso.

Come questa e anche le altre credenze errate o impaurenti influenzano la nostra biologia interna?
Attraverso una serie di risposte di difesa che impediscono all'organismo di crescere nel giusto modo.
Lipton spiega perfettamente come funziona questo meccanismo e ci racconta che le cattive credenze ci complicano la vita, modificano le nostre cellule e ci causano malattie; cosa ancora più significativa, non ci permettono di vivere nel nostro pieno potenziale.
Attraverso un'interessantissima analisi biologica ampiamente sperimentata (non è il dna il cervello della cellula bensì la membrana cellulare con i suoi innumerevoli recettori), delle considerazioni fisiche e fisiologiche eccellenti ben documentate, Lipton ci porta in un universo parallelo fatto di spirito, corpo, consapevolezza.
Per crescere una persona sana, veramente libera e pienamente consapevole, è fondamentale il ruolo dei genitori fin da prima del concepimento; quello che i nostri genitori pensano o ci trasmettono anche non oralmente determina la gran parte delle nostre credenze.

Libro decisamente interessante, da leggere con estrema attenzione e partecipazione.
Non dà consigli su come smantellare le credenze sbagliate, ma ci rimanda a metodo che almeno in Italia non mi pare sia ancora famoso; in ogni caso, la vastissima gamma di trattamenti volti proprio a smantellare i nostri bug mentali può aiutarci senz'altro.

Potrei aggiungere che Bruce Lipton è un serio professore di Biologia e un grande ricercatore, che il suo libro ha vinto il premio come miglior libro di scienza.
Ma anche questa secondo me è una credenza, nel senso che noi ci fidiamo o diamo valore solo alle parole dei pluridecorati/riconosciuti/accreditati esperti piuttosto che, ogni tanto, provare a ragionare e sentire con le nostre cellule.

 

credenze.jpg
La Biologia delle Credenze - come il pensiero influenza il DNA di ogni cellula

Bruce H. Lipton

Macroedizioni - maggio 2007

16,50 euro

Valutazione: 8/10

mercoledì 2 dicembre 2009

Sono una consumatrice. punto.

Da qualche giorno alla radio si fa strada un'insistente pubblicità riguardante un web magazine che dovrebbe guidarci all'acquisto delle ultimissime novità in fatto di moda. La pubblicità ci martella con la finto allegra voce di una donna che scoppia di gioia (finta) nel declamare quanto sia felice di essere una shopping victim; la donna commenta con ironia che non importa quello che gli altri dicono di lei, sottintendendo che magari la potrebbero considerare un pò tocca o quantomeno eccessiva nella sua mania degli acquisti, l'importante è che lei riesce a trovare sempre le nuove tendenze, anticipa la moda, è protagonista. E' più o meno questo il senso che le fa dire di essere una vittima felice dello shopping.

Ora, se la donna della pubblicità si fermasse a ragionare un momento, scoprirebbe che nell'accezione comune il termine vittima significa le seguenti cose:

(fonte: Sabatini Coletti)

vittima [vìt-ti-ma] s.f.
  • 1 Animale o persona immolata come offerta sacrificale alla divinità: offrire buoi come v. a Zeus

  • 2 estens. Chi muore o chi subisce grave danno in seguito a un incidente, a una calamità naturale, a una malattia e simili: le v. di guerra, di un terremoto; rimanere v. di un incidente stradale

  • 3 estens. Chi è perseguitato o subisce in qualunque modo una sopraffazione: popolazione v. del razzismo; essere v. della moglie; chi è danneggiato da una situazione o da un comportamento: essere v. di un malinteso || fam. atteggiarsi a v., fare la v., sentirsi oggetto di persecuzione, spesso senza reali motivi

Vale a dire che una vittima è chi subisce un evento non piacevole per volere di altri o del fato o chi subisce angherie; addirittura nel significato più antico è vittima l'offerta sacrificale agli dei.

Un termine decisamente altisonante e non del tutto positivo per definire quindi chi è semplicemente un compulsivo degli acquisti.

Ma forse è proprio questo il punto: le shopping victims sono consapevoli oggetti di sacrificio sull'altare del consumismo, sono sopraffatte nella loro volontà e non pensano ad altro che al televisore nuovo piuttosto che alle ultimissime scarpe di grido.

In ogni caso, parliamo di uno status e non di una persona.

Essere vittime della moda (o di qualsiasi altra produzione artistica o materiale) è solo uno degli stati dell'essere, non certamente l'essere completo. Identificarsi in uno stato non positivo e non vedere se stessi al di là di questo, ci porta ad essere completamente quello che il sistema vuole: consumatori prima che persone.

Io sinceramente ci penserei due volte a definirmi in questo modo; non è figo o trendy, è un'alterazione della propria consapevolezza e un riuscitissimo tentativo di manipolazione.

In ogni caso, quello che penso io è decisamente relativo e così, tutti contenti, possiamo allegramente dire di essere vittime di questo o dipendenti da quest'altro; possiamo essere misurati in termini di quanto consumiamo (consumatori) o di quanto rendiamo (forza lavoro). Ci etichettano come turisti quando andiamo fuori di casa, come pazienti quando andiamo dal medico, come spettatori quando assistiamo a qualcosa che altri mettono in scena.

La bellezza della lingua italiana è che abbiamo migliaia di termini per definire gli stati o le azioni (passive in questo caso), e per questo riusciamo a scrivere migliaia di frescacce per incartare il prossimo.

Difficilmente però leggo di persone, persone rispettate nelle loro diversità e accettate.

Per il grande circo del consumismo non esistono persone, esistono dei piccoli automi che devono conformarsi a ciò che le industrie tirano fuori.

Andare in giro per vetrine cool o leggere riviste di tendenza ci fa davvero anticipare la moda? Per anticiparla la si dovrebbe inventare, e quindi nessuno potrebbe ancora scrivere nulla; diversamente, potremmo (a caro prezzo) solo essere un filino più avanti degli altri nell'indossare pantaloni baggy, un anello di stoffa e profumo, mentre si è cool hunter e si va dal parrucchiere a... udite udite... rifarci la cresta punk perchè è tornata di moda.