martedì 27 ottobre 2009

Dog and Roses o della dignità felina

Non volevo scomodare Ken Loach per questo post, ma mai titolo mi pareva più adeguato.

Sabato scorso mia madre mi chiede di acquistarle del cibo per la nostra sorella pelosa che è leggermente sovrappeso.

Obesity, si chiama lo strano prodotto, e io mi reco al vicino ipermercato degli animali (grande più del supermercato a fianco) a svolgere la comanda.

C'ero entrata tante volte in quel magazzino, ma giusto per vedere con pena i poveri animali rinchiusi nelle gabbie (non avete idea di come i topi e gli scoiattoli impazziscano in quei pochi cm quadrati) e per progettare la loro fuga. Non avevo quindi mai contemplato il reparto "pet food".

Sarebbe stato meglio aver evitato la scoperta, perchè mi sono ritrovata tra lunghe e numerose file di scaffali piene di ogni sorta di cibo per animali. Che poi, se vai a guardare, si riduce a: croccantini, umido, snack, polveri. Per i più fortunati, bigattini e cavie vive o surgelate.

Quintali di roba che entrava a malapena in quei sofferenti cunicoli, cibopergattinidai3ai6giornichesonomaschihannoilpelomaculatoeunocchioapertoel'altrochiuso, croccantiniperaristocratichecagneanzianeconlacodaapomponeproblemidimeteorismo, bastonciniallapelledibufalodelpianetaVegaperdentisensibilidifurettidepressi.

Sono indecisa nella definizione di ciò che ho visto, oscillo tra lo schifo e la vergogna.

Mi chiedo se un furetto o un gatto in natura si possano mai porre il problema del tartaro ai denti piuttosto che del sovrappeso, e se nel caso lo facessero sarei curiosa di vedere se aspetterebbero l'arrivo del castoro farmacista o userebbero prodotti naturali, piuttosto che fare più movimento.

Umanizzare i nostri amici animali è sicuramente pratica contro natura, più grave di quella tanto odiata dalla Chiesa.

"Nutrire" gli animali che abbiamo in casa con cibo innaturale significa condannarli ad accusare centinaia di patologie, che poi verranno curate con farmaci (sperimentati su altri animali) che troppo spesso non hanno l'effetto sperato.

Ne sappiamo qualcosa noi in casa, abbiamo avuto una gatta curata (dopata?) con l'EPO che dopo costosissimi e penosissimi mesi di iniezioni è morta comunque, un'altra gatta martirizzata a causa delle cure inutili e costose come un mutuo contro la FELV (morta dopo pochi mesi di atroci sofferenze).

Nonostante ciò, quella che ci è rimasta continua ad essere nutrita con robaccia che costa un rene e che serve a poco.

 

Il business che gira intorno agli animali è identico se non più immorale a quello che gira intorno a noi: mangia roba che vale due soldi ma che bella impacchettata ti rivendo con un prezzo maggiorato del 3000%, cura le malattie che quel cibo ti procura con medicine che hanno disparati effetti iatrogeni, consuma consuma consuma.

Bene, se questo ci appare normale a noi umani, abituati ad essere considerati prima di tutto consumatori, poi cittadini, poi elettori, poi lavoratori e forse all'ultimo persone, non può andar bene per le bestie.

 

Se noi abbiamo desiderio di intossicarci tutti i santi giorni della nostra vita, lasciamo agli animali la possibilità di vivere secondo la loro natura, lasciamo loro il diritto di mangiare in maniera animale, e la dignità di ammalarsi e morire senza essere sviliti dalle inutili cure che con amore pensiamo di dovergli.

Lasciamo, quindi, che gli animali restino tali.

sabato 24 ottobre 2009

Gli additivi alimentari - parte prima

Quello che segue e seguirà per le n puntate che proporrò è frutto di uno studio durato diverse settimane dell'inverno 2007 e mai "riconosciuto" da chi l'aveva commissionato.

Il viaggio  nel mondo degli additivi è stato appassionante, interessante, sconvolgente. Sapere, ad esempio, che tutta una serie di additivi siano vietati da diverse nazioni perchè ritenuti altamente pericolosi mentre per altre sarebbero acqua fresca, ci può aiutare ad assumere uno spirito critico e selettivo nei confronti delle mille proposte che ogni giorno i venditori di pseudoalimenti ci propongono.

Uno studio su tutti, quello relativo all'associazione tra tartrazina (colorante giallo, E102) e i coloranti blu, ha puntato il dito sulla famosa sindrome ADHD che tanti bambini moderni sembra colpire: gli studiosi hanno messo in relazione l'iperattività con il consumo contemporaneo di questi due coloranti. Se ci sono dubbi, provate per qualche settimana a nutrire i bambini con alimenti naturali e verificate le differenze.

Vi propongo  questo argomento perchè dopo aver studiato l'argomento (in maniera artigianale, non essendo io chimica, scienziata o biologa) ho cambiato completamente il mio approccio alimentare; non più dispense piene di scatole ma di cereali e al massimo pasta e frigorifero ricco di frutta e verdura.

NB: Chiedo la cortesia, a chiunque volesse pubblicare in parte o per intero queste informazioni, di citarne sempre la fonte.

 


Premessa

 

Il ministero della Salute definisce così il termine additivo alimentare:

Per "additivo alimentare" si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, di trasformazione, di preparazione, di trattamento, di imballaggio, di trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente. (http://www.ministerosalute.it/alimenti/sicurezza/sicApprofondimento.jsp?lang=italiano&label=addi&id=195&dad=s)

 

L’esigenza di trasformare il cibo accompagna l’uomo fin dalla preistoria, a partire dalle costituzioni dei primi clan. Per ovvi motivi di incerta presenza di cibo con l’alternarsi delle stagioni o di altri fattori esterni (guerre, carestie, eccetera), l’uomo tentava di garantirsi un costante apporto di generi alimentari tentando di conservarli per i periodi più difficili.

I primi additivi utilizzati per conservare il cibo sono stati:

sale

olio

aceto

spezie

 

Oggi esistono più di 2500 additivi, di cui oltre la metà è costituita da sostanze aromatizzanti, e un’altra buona fetta è necessaria per mantenere inalterati per lungo tempo gli alimenti.

 

 

Perché gli additivi sono così numerosi

 

Per i nostri antenati la conservazione degli alimenti permetteva di soddisfare l’esigenza di avere scorte di cibo sufficienti per tutto l’anno; in un contesto attuale, e nei paesi industrializzati dove l’abbondanza di prodotti freschi parrebbe infinita, ci risulta quantomeno superfluo ricorrere a centinaia di sostanze chimiche e naturali per insaporire, colorare e conservare ciò che mangiamo.

In realtà il sistema di distribuzione e le nostre abitudini sociali hanno bisogno di tutto questo: il primo perché spesso anche gli alimenti freschi percorrono migliaia di chilometri prima di arrivare alle nostre tavole (e quindi via alle atmosfere modificate, ai conservanti spruzzati sulle verdure, a pesticidi e fungicidi), il secondo perché abbiamo sempre meno tempo da dedicare alla preparazione di pasti freschi e completi, per cui sempre più spesso i nostri carrelli della spesa sono al 90% riempiti da cibi precotti, merendine, pane surgelato, sughi e conserve pronti, eccetera.

Molti alimenti, per poter essere assemblati nelle forme finali che ci vengono proposte o per poter essere commestibili a lungo, subiscono processi industriali che ne distruggono sapore, proprietà nutritive, consistenza; per questo motivo sorge la necessità di ricostruirli utilizzando sostanze migliorative, integratori, esaltatori di sapidità, addensanti, eccetera.

 

giovedì 22 ottobre 2009

Mense, stoviglie e alternative sostenibili

La quantità di cibo che passa ogni anno per le mense (scolastiche e aziendali) è enorme.

La quantità di stoviglie usa e getta che si consuma supera di grandissima misura il migliaio di tonnellate all'anno (basti pensare che nella sola Lombardia si arriva a 550 tonnellate).

Per ovviare a questa eccessiva produzione di immondizia che piatti, bicchieri e posate di plastica provocano, basterebbe ricorrere a poche, semplici regole di buonsenso, quale ad esempio, la buona abitudine di far portare ai bambini le stoviglie da casa. Stoviglie che saranno poi lavate a casa con costi minori per le mense e iniqui per noi, e che aiuterebbe senz'altro tutti a respirare un'aria meno satura di benzeni, idrocarburi, polveri sottili.

Ma la semplice realtà spesso viene offuscata dalla fervida fantasia dei nostri alacri industriali (o industriosi).

Un imprenditore ha creato il piatto che si mangia. Ebbene si, dopo le mutande, che però si vendono nei sexy shop, ci mangiamo pure i piatti.

Senza nulla togliere alla notevole invenzione del diretto interessato, e senza fare nomi che la cattiva pubblicità manda sempre cattivo karma indietro, vorrei fare delle piccole considerazioni.

Il costo: ogni piatto costa circa 30 centesimi, che moltiplicato per una media di 20 pasti al mese fa 6 euro al mese. Con 6 euro ci pago acqua e sapone per lavare il set portato da casa per un paio di anni circa.

Il sapore e il valore nutrizionale: si dice che abbia un sapore naturale, e che "ricordi" quello del pane. Il piatto ha un fondo impermeabilizzato, con cosa non si sa, e non v'è traccia nel sito del produttore degli ingredienti con i quali viene assemblato il prodotto (perdonatemi, non si può proprio parlare di cibo) e impermeabilizzato. Il produttore ci dice anche che viene realizzato con ingredienti simili a quelli dei crackers, che già di loro non sono poi una gran fonte di nutrienti. Sinceramente io guardo in maniera molto accurata l'etichetta di ciò che mangio, perchè sul sito del produttore non v'è accenno agli ingredienti? E' un alimento o altra cosa?

Il valore aggiunto: si può portare ovunque, riesce a contenere prodotti liquidi caldi fino a mezz'ora, è compostabile e quindi amico della natura.

Io dico che anche una fetta di pane è compostabile e la posso portare ovunque, e i liquidi semmai li metto nel thermos. Peccato che ancora una volta non vengano indicati i costi di produzione (forno, tecnologie, luce, gas e altre amenità). Per quello che mi riguarda quindi non c'è molto valore in questa nuova proposta. Ma, evidentemente, sono l'unica a pensarla così, dato che la trovata è pluripremiata.

La completa assenza di scrupoli etico/alimentari: combinare gli alimenti in maniera corretta è fondamentale per assorbire nel migliore dei modi ciò di cui ci nutriamo. Se faccio mangiare a un bambino un piatto di pasta e fagioli, gli ho dato un piatto completo; aggiungere del pane prodotto chissà quanto tempo fa, ricco di tecnologie alimentari ma non di nutrienti freschi, non aiuta affatto a far sì che quel piccolo apparato digestivo funzioni a dovere. Accompagnare le proteine animali con dei carboidrati rallenta di diverse ore la digestione, provocando gas, gonfiori, putrefazioni. Il solo fatto di risparmiare ai nostri polmoni polveri sottili non giustifica l'altro fatto, cioè quello di avvelenare in altro modo con prodotti di marketing mirati a fare notizia piuttosto che a preservare veramente il nostro pianeta e la nostra salute.

Troppo spesso per trovare una soluzione ci impelaghiamo in percorsi tortuosi, quando in realtà la soluzione semplice è lì a portata di mano.

Il genitore coscenzioso che ha a cuore la salute del proprio figlio e del pianeta non avrà nessuna difficoltà a preparare un bel cestino con piatti e forchette (anche di plastica rigida se si teme la rottura strada facendo) che poi verranno lavati a casa, magari con semplice bicarbonato addizionato di oli essenziali. Il genitore coscenzioso ci penserebbe due volte a far mangiare al proprio figlio un piatto commestibile del quale al momento non si conoscono gli ingredienti, a meno che lo stesso genitore non rimpinzi giornalmente il pargolo di merende merendine e piatti pronti.

Il piatto commestibile troverà quindi la sua collocazione in altri contesti, più raffinati o meno comodi, nel quale potrà dare sfoggio di tutta la sua utilità. Si, perchè in un contesto scolastico nel quale manca anche la carta igienica nei bagni, mi riesce difficile immaginare a mensa un oggetto così "di tendenza".

 

sabato 17 ottobre 2009

L'uomo moderno e la forza perduta

Uno studio condotto dall'antropologo australiano Peter McAllister e di cui ne dà notizia Repubblica sostiene, grazie all'apporto di numerosissime evidenze, che l'uomo moderno è il meno "forte" di tutta l'evoluzione umana.

Paragonando gli aborigeni australiani ai campioni mondiali di atletica, McAllister afferma che gli atleti perderebbero clamorosamente le ipotetiche gare che si dovessero svolgere con i preistorici abitanti della terra. Addirittura, prosegue Repubblica, non ci sarebbe neanche tanto bisogno di andare troppo lontano nella storia, ma guardare alla tribù dei Tutsi dei primi del Novecento: molti  dei giovani che dovevano partecipare ad un rituale di iniziazione che consisteva nel saltare in alto per almeno la loro altezza, superavano agevolmente i due metri e cinquanta, senza supertecnologie ad assisterli.

Le considerazioni di McAllister riguardo la nostra scarsa prestanza accusano il poco movimento e l'inesistente lavoro duro di averci reso così "inermi".

 

E' cosa nota che il movimento fa bene all'apparato muscolo-scheletrico ma anche a tutto il nostro organismo nella sua interezza, così come è noto che l'abitudine quotidiana a lavori di "fatica" ci porta gradualmente ad alzare pesi sempre più consistenti o a superare i nostri limiti fisici (fino ovviamente, a raggiungere il nostro limite massimo). Io personalmente mi stupisco di come, ad esempio, i traslocatori siano capaci di caricarsi sulla schiena un divano enorme senza quasi accorgercene, quando se io mi mettessi ad alzare solo i cuscini starei con il nervo sciatico infiammato per settimane.

Purtroppo, la maggior parte di noi è rinchiusa in negozi, uffici, sportelli al pubblico ed è seduta o ferma in piedi per la maggior parte delle sue ore di veglia. Poi, quando ci sarebbe la possibilità di muoverci, ci rinchiudiamo nei cinema, dentro i ristoranti, o a casa davanti la WII a fare sport sintetici. E così abituiamo anche i bambini e i giovani, li abituiamo a far sì che le loro natiche prendano la forma della sedia che li ospiterà per 40/50 anni di lavoro, se saranno così fortunati da trovarne uno, di lavoro. Probabilmente siamo nell'unica era nella quale gli abitanti dei cosidetti paesi civili ingeriscono più energia (sotto forma di cibo) di quanta gliene possa servire; così, invece di rimanere in forma e con la giusta quantità di muscoli, soccombiamo alla pigrizia e lasciamo che i nostri tessuti si infiltrino di grasso e tossine.

Il problema, infatti, è duplice: se da un lato non facciamo più movimento e lasciamo atrofizzare i nostri gruppi muscolari, dall'altro ci indeboliamo con una alimentazione sempre più artefatta e distruttiva per il nostro organismo. Sappiamo bene che mangiare nel modo corretto ci consente di avere energia sufficiente per svolgere i nostri poco faticosi compiti, ma quanti di noi si sentono pimpanti, in forma, e carichi di energia?

E, se si guarda anche l'aspetto più scabroso, una scorretta gestione del nostro apparato gastrointestinale porta a intasamenti che nemmeno con evacuazioni frequenti e/o regolari si riescono a mandar via. In poche parole, se gli intestini non sono ben puliti, e con l'alimentazione odierna carica di cibi morti e di additivi è obiettivo quasi irragiungibile, non riusciremo ad assimilare i nutrienti in maniera corretta, ci sentiremo stanchi e ingolfati e con il desiderio di continuare ancora a mangiare cibo spazzatura.

E' un secolo difficile, questo, tanto da indurmi a sollecitare Stato, istituzioni tutte, aziende e persone singole a rendere obbligatorie delle attività sportive quotidiane, fino a quando non ci faremo entrare in testa che il movimento serio (non quello dei tapis roulant) quando non è logorante ed eccessivo è solo salute.

E, già che ci sono, renderei pure obbligatorio il consumo di frutta e verdura. Ma al momento il tutto mi pare leggermente utopico, pertanto c'è solo da sperare che la sensibilità di noi singoli individui ci porti a fare qualcosa per la nostra salute.

Nel frattempo, godiamoci il triste primato...

giovedì 15 ottobre 2009

Chees connection - il processo

Fonte: informare per resistere

Si apre a Cremona il processo che riguarda uno degli scandali alimentari più gravi degli ultimi anni. A giudizio Domenico Russo, il titolare di un'azienda di lavorazione di prodotti caseari, la Tradel, che utilizzava merce scaduta per un 'semilavorato' che poi finiva di nuovo sulle tavole degli italiani sotto forma di formaggi filanti.


Tonnellate di chili di formaggio e mozzarella, scaduti da tempo, coperti di muffe e persino pullulanti di vermi, custoditi tra i topi. Merce da buttare via, trasformata invece in nuovo formaggio per le tavole degli italiani. Un'operazione sistematica, condotta per anni da una rete di aziende sparse su tutto il territorio nazionali, disposte a violare le regole fiscali e sanitarie per aumentare il guadagno ai danni dei consumatori: vi hanno preso parte colossi nazionali e ditte familiari, dalla Sicilia alla Germania, con la centrale della truffa nel cuore del distretto caseario della pianura padana.

E oggi a Cremona prende il via il processo per questo scandalo. Dieci le persone rinviate a giudizio, tra imprenditori e funzionari pubblici della Asl. Contestati i reati di adulterazione di sostanze alimentari, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Al di fuori delle responsabilità penali, i video, le foto, le intercettazioni e i documenti che potrete leggere ed ascoltare dimostrano come la produzione sia proseguita in condizioni vergognose. E sia stata portata avanti per anni, almeno dal 2004 al 2007.

Scarti di prodotti lattiero-casearia, destinati alla discarica o a essere trasformati in mangimi per animali, sono invece stati mescolati ad altri formaggi e fatti ritornare nella catena distributiva: li lavoravano senza nemmeno toglierli dalle buste. E quanto un prodotto era scaduto, si cambiava l'etichetta. Perché ? come dice una segretaria nelle intercettazioni che potrete ascoltare ? "tutta la merce che vi mandiamo è scaduta".

L'attività sotto accusa, documentata dal 2004 al 2007, aveva risvolti nauseabondi: scarti di prodotti lattiero-caseari, destinati allo smaltimento o all'alimentazione animale, trattati e mescolati a formaggi destinati al consumo umano e reimmessi nella catena distributiva. La Guardia di finanza, che per prima ha fatto luce sul mercato degli scarti, ha potuto documentare
l'utilizzo di prodotti avariati e l'amalgama con muffe, inchiostri, residui di plastica, vermi, escrementi di roditori. Secondo l'accusa, gli amministratori e i responsabili delle due società accusate dell'attività di adulterazione, la Tradel srl e la Megal spa, hanno potuto agire indisturbati grazie alla connivenza di cinque funzionari pubblici del dipartimento di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona. Controllato e controllore come topi nel formaggio, dati i guadagni che provenivano dal riciclaggio degli scarti. L'associazione Altroconsumo è parte offesa nel processo ed è presente in aula. Commenta il presidente Paolo Martinello: "In questa vicenda sono stati ridotti in poltiglia la tutela della salute dei consumatori, le regole nell'agire di imprese produttive e distributive, il ruolo di garante e controllore super-partes dell'azienda sanitaria pubblica".

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cheese-connection/2112129&ref=hpsp

martedì 13 ottobre 2009

Piccole strategie per pasti e spuntini sani

Lo confesso, ho preso lo spunto dai numerosi e decisamente interessanti scritti di Valdo Vaccaro, al quale va il mio ringraziamento per avermi aperto un mondo. Ma a leggere di "spuntini" e pranzi golosi m'era venuta l'acquolina in bocca, e quindi ho deciso di scriverci su anche io.

Si parla tanto di nutrizione ortomolecolare, di alimentazione energetica, di superfoods e di milioni di novità in campo alimentare. Tanto da spiazzarci e non farci più capire un tubo.

Ma (apro e chiudo parentesi), mi chiedo come facessero i nostri antenati a mangiare senza avere tutte queste nozioni... un mistero agli occhi dei nostri ahimè ipertecnologicizzati apparati digerenti.

"Chissà da quali alimenti potrei prendere vitamine e minerali in quantità", "mela o integratore", si chiede l' Amleto della forchetta.

Come direbbe quelo , la risposta è dentro di te. Peccato che è quella sbagliata.

Sbagliata perchè troppo spesso ci affidiamo agli scaffali del supermercato per comprare cibo mummificato con aggiunta di vitamine e minerali sintetici, sbagliata perchè pur di non rinunciare ad un piatto di pasta a favore di due frutti a pranzo, ci rimpinziamo eccessivamente di integratori.

 

Come salvare capra e cavoli, lasciando la capra sopra la panca e non consumando i cavoli a merenda?

Con dei gustosissimi panini totalmente vegetali a pranzo, oppure con dei ricchi centrifugati di frutta e verdura, o con cruditees da tenere davanti al pc per gli attacchi di fame.

Troppo semplice? Non direi, dal momento che raramente vedo persone che masticano beate cibi del genere, in casa e fuori.

Per aiutare la gente che è fuori casa, posso proporre dei panini ricchi di salute copiati dall'amico Valdo e che si possono personalizzare a piacimento; panini che hanno un sapore così speciale che vi invoglieranno sicuramente a replicare l'esperimento.

1) crema di olive pomodori freschi poco salati e mezza manciata di noci e/o pinoli

2) crema di topinambur, melanzane grigliate e germogli freschi

3) crema di avocado fresca (o fette di avocado maturo), pomodori secchi e mandorle in scaglie

4) maionese vegetale fatta in casa (o in alternativa un velo di crema di mandorle senza zucchero), funghi trifolati e origano

5) patè di zucchine e porcini crudi

Le idee sono tante, e gli ingredienti si possono mescolare all'infinito a seconda del gusto. L'accortezza che si deve avere nel preparare i panini è ovviamente quella di scegliere del pane fatto con farine non sbiancate/trattate industrialmente, se fosse integrale o semintegrale sarebbe decisamente preferibile. E' ovvio che tutti gli ingredienti devono essere rigorosamente freschi e fatti in casa (tranne la crema di mandorle che io non ho ancora mai riprodotto da me)

Con un pranzo del genere, posso assicurarvi che avrete la giusta energia per arrivare fino a sera, ma siccome chi ben comincia è a metà dell'opera, sarebbe bene procedere e precedere il pasto di metà giornata da succulenti centrifugati, da prendere lontano dai pasti per permettere ai nutrienti vegetali di essere assorbiti al meglio.

Qualche esempio:

1) mirtilli e uva, una vera bomba disintossicante

2) mirtilli, pera, limone (buccia compresa), una fonte di antiossidante e di fibre buone per l'intestino

3) mela, ananas, limone con buccia, fantastico apporto di enzimi digestivi (questo si può prendere per aiutarci dopo un pasto pesante)

4) carota, arancio, germogli di grano (o frumento o orzo), mela, un nutriente ricco di vitamine e sali

 

Nel caso in cui fosse impossibile un consumo quotidiano, è molto utile anche berne durante il weekend, e sostituirli durante la settimana con frutta, succhi rigorosamente freschi, acqua e limone, spremute di agrumi.

Mangiare carote e finocchi poi, ci aiuterà a completare l'opera e a raggiungere quotidianamente la dose minima di 5 porzioni di frutta e verdura consigliata ormai da tutti gli "esperti" ma che troppo spesso non viene recepita.

 

Tutti questi vegetali ci aiuteranno ad espellere tossine e scarti, ci aiuteranno ad avere una regolare funzione intestinale (iniziare partendo in quarta può provocare qualche dolore di pancia, è sempre bene fare le cose con gradualità), ci daranno una pelle e un incarnato sani ma soprattutto ci aiuteranno ad affrontare i rigori dell'inverno con una risposta immunitaria più forte, alla faccia di tutti coloro che da ogni dove ci vorrebbero vaccinati.

Buon appetito!

 

sabato 10 ottobre 2009

Carne - Ruth Ozeki

Ho letto questo libro dopo aver incontrato diverse recensioni favorevoli e l'ho trovato uno dei migliori romanzi che abbia mai letto.

Dove non arrivano i libri di divulgazione arriva questo libro.
Ben costruito, toccante, e maledettamente attuale.
La storia di una donna che attraverso il suo lavoro fa un percorso di crescita personale e di consapevolezza. La storia della carne americana e delle vittime che essa miete a causa dei tanti ormoni e medicinali somministrati agli animali.
Uno spaccato vivido dell'america moderna e della condizione della donna in Giappone.
Migliaia di chilometri dividono le due protagoniste, ma il filo conduttore che le lega (la carne) cambierà le loro vite per sempre.

La recensione più bella che ho trovato sul web è questa, che racconta in maniera eccellente la trama del romanzo:

http://digilander.libero.it/archiviorisveglio/Recensioni/rec-gb-61.html

 

Quello che io aggiungo è che il romanzo è un forte documento di denuncia verso il mercato della carne statunitense; quello che non tutti i cittadini sanno ma che i governi europei (e americani) sanno benissimo è che per anni si è usato un ormone per stimolare la crescita veloce dei bovini (il DES) che è un potente cancerogeno. Tale ormone è stato largamente usato fino agli anni 70 anche nelle donne, veniva loro dato per prevenire eventuali aborti spontanei; solo dopo molti anni si è scoperto che in realtà è un potente contraccettivo e che si è inoltre riscontrato nelle figlie delle donne che lo avevano assunto un aumento di casi di cancro all'utero.

Tratta inoltre la difficile questione della sicurezza alimentare, sicurezza che come si potrà leggere viene facilmente e scelleratamente disattesa.

E' un libro di denuncia oltre che alimentare anche sociale, perchè ci offre uno spaccato della vita giapponese che non è proprio rose e fiori (di loto). E' potente perchè unisce la narrazione molto scorrevole e di spessore a dati inconfutabili e, purtroppo, assolutamente documentati, e ci permette di crescere insieme alle protagoniste.

 

Assolutamente consigliato.

giovedì 8 ottobre 2009

Appuntamenti autunnali - ottobre

Apro con ritardo la stagione degli appuntamenti autunnali.

Anche quest'anno ritorna a Roma la Biofiera, vetrina che permette alle aziende Bio del Lazio e non solo di farsi conoscere al pubblico.

I riferimenti della manifestazione:

La Biofiera si terrà da giovedì 15 a domenica 18 ottobre 2009 nello stesso luogo degli scorsi anni, il Parco della Resistenza (Viale Aventino/Piramide), dalle 10 alle 23.

Per maggiori informazioni: http://www.biofiera.com/

 

Un'altra iniziativa degna di segnalazione è quella organizzata dalla cooperativa Ecociquà.

Per quattro lunedì consecutivi a partire dal 19 ottobre, si percorreranno gli step che faranno di noi un cittadino/consumatore responsabile e informato.

Traggo dal loro sito:

Dall'informazione all'acquisto consapevole:
imparariamo a comprare tutelando la nostra salute e il pianeta
- cibi, bevande, giocattoli e altri prodotti

Il programma:

Programma:

  • Lunedì 19 ottobre ore 21
    Giocattoli e prodotti di consumo (scarpe, tessuti, stoviglie…): scelte consapevoli e uso sicuro
    Maria Rosaria Milana, Istituto Superiore di Sanità, Roma

  • Lunedì 26 ottobre ore 21
    Quando (e quanto) le scelte alimentari interessano l'ambiente
    A) Le scelte consapevoli che possono limitare i cambiamenti climatici
    B) Vegano, vegetariano, latto-ovo vegetariano, consumatori moderati di carne... Implicazioni per l'ambiente e per la nostra salute

    Catherine Leclercq, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Roma

  • Lunedì 2 novembre ore 21
    Imballaggi, contenitori e utensili per alimenti: un rischio per il consumatore?
    Maria Rosaria Milana, Istituto Superiore di Sanità, Roma

  • Lunedì 9 novembre ore 21
    Concetti base di sicurezza alimentare. Additivi e aromi. Quando e perché è opportuno evitarli?
    Catherine Leclercq, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Roma

 

 

Mi auguro che queste iniziative abbiano la diffusione e la partecipazione delle grandi occasioni, perchè sono momenti che ci consentono di acquisire consapevolezza nei nostri atti.

 

domenica 4 ottobre 2009

Una pratica antica, lo Jala Neti

La medicina ayurvedica ci tramanda da secoli preziosissimi consigli per mantenerci in salute.

Uno di questi, sconosciuto alla maggior parte degli occidentali ma ripreso un po’ maldestramente con la pulizia dei seni nasali attraverso la soluzione fisiologica, è lo Jala Neti.

La pratica, che è poi una delle numerosissime pratiche Yoga, serve a pulire i seni nasali dalle impurità, dalle tossine, dal muco in eccesso e aiuta a liberare anche i dotti nasali.

Pulisce a fondo perché per l’appunto va a lavare anche i seni nasali oltre alle narici, e non ha controindicazioni eccezion fatta per chi soffre di epistassi e per i bambini troppo piccoli.

E’diversa dalla soluzione fisiologica che noi occidentali usiamo, perché la soluzione si ferma principalmente alla prima parte dell’apparato, non riuscendo ad arrivare in maniera efficace ai seni che sono, in caso di raffreddori, sinusiti, allergie ma anche mal di testa frontali, il “ricettacolo” (passatemi il termine) del problema.

La pratica fatta in casa ha anche un altro vantaggio: la soluzione fisiologica ce la facciamo in casa, con costi praticamente irrisori, a differenza di quella che compriamo in comodi contenitori monodose o pluridose (inquinanti) in farmacia.

 

Come funziona?

Prendo la descrizione da un sito estremamente affidabile, yogasurya:

ATTREZZATURA:
SI USA UNO SPECIALE RECIPIENTE CHIAMATO NETI LOTA. SE NON E' DISPONIBILE USATE UNA TEIERA.
RIEMPIRE IL CONTENITORE CON ACQUA TIEPIDA. AGGIUNGERE 1 CUCCHIAINO DI SALE PER MEZZO LITRO DI ACQUA (si ottiene così una soluzione salina allo 0,9%) E SCIOGLIERLO COMPLETAMENTE.

TECNICA
INSERIRE DELICATAMENTE IL BECCUCCIO IN UNA NARICE.
INCLINARE LA TESTA MENTRE ALZATE IL CONTENITORE IN MODO CHE L'ARIA SCORRA DENTRO LA NARICE.
L' ACQUA DOVREBBE SCORRERE ATTRAVERSO UNA NARICE E SCORRERE FUORI DALLA NARICE OPPOSTA.
LASCIARE FLUIRE L' ACQUA LIBERAMENTE ATTRAVERSO LE NARICI PER 20 SEC.
PULITE IL NASO E RIPETERE LA STESSA PROCEDURA VERSANDO L' ACQUA NELLA NARICE OPPOSTA.
RIPETERE 2 VOLTE PER NARICE
.

 

Successivamente, si soffia con decisione il naso ma senza forzare eccessivamente e, come consigliato da yogasurya, si possono associare alla pratica delle posizioni yoga per esaltarne l’efficacia.

Una interessante analisi del lavaggio nasale è stata fatta dal sito rossellagrenci, che descrive alla perfezione i molteplici vantaggi di questa pratica quotidiana.

 

Passiamo a sciogliere ragionevoli dubbi che possono cogliere l’ignaro lettore.

1)Non si rischia di affogare, ve lo garantisco. La pratica è a prova di bambino, l’acqua fluisce fluisce liberamente da un dotto all’altro e, purchè ci si ricordi di respirare con la bocca, non si avrà nessun problema

2)Le prime volte il lavaggio potrebbe bruciare, in quel caso suggerisco di diminuire le dosi di sale e/o di abbassare la temperatura dell’acqua

3)Lo strumento si acquista facilmente su internet, digitando neti lota, ma anche nei negozi di artigianato etnico che per fortuna iniziano a diffondersi in Italia, e il prezzo è decisamente contenuto (intorno ai 15 euro)

4)Si può fare due volte al giorno, soprattutto se si è fortemente raffreddati o si soffre di allergia, asma, influenza, fino ad arrivare a 4 volte in casi estremi.

5)Il beccuccio si appoggia alla narice e va a sigillare l’entrata, non sognatevi di infilarvelo dentro la narice

6)Iniziate e vedrete la differenza.

 

Ecco qui una foto dello strumento:

neti lota.jpg