martedì 29 settembre 2009

La scuola come nell'800

Qualche giorno fa leggo la repubblica, e mi imbatto in questo articolo, la scuola "zero euro"

Un articolo allucinante sotto diversi aspetti. La cronaca di una scuola che non esiste più, dell'assoluta mancanza di rispetto nei confronti di bambini e ragazzi, del totale menefreghismo per l'ambiente in cui le persone lavorano e apprendono.

Già è incredibile sapere che se vuoi andare al bagno la carta te la devi portare da casa, figuriamoci poi se la realtà è ben peggiore; con i tagli alla mannaia del ministro della (D)istruzione, non c'è più nemmeno il personale ad accompagnare i bambini in bagno, o a sorvegliarli durante le pause.

Niente materiale didattico, nessun laboratorio, strutture fatiscenti (e sappiamo bene cosa succede quando crolla la volta di un'aula) , aule addirittura senza banchi.

Mi chiedo dove sia l'etica in tutto questo, mi domando dove sia il rispetto in un'istituizione che è di fondamentale importanza per la formazione e l'educazione delle future generazioni.

Come può un bambino o un adolescente rispettare un giardino pubblico o riuscire ad apprezzare un roseto piuttosto che un tramonto quando cresce circondato da brutture, orrori, scempi?

Cosa può pensare una mente ancora da formare di un bel prato se ogni giorno per tante ore al giorno vede davanti a sè crepe, muri sporchi, sedie rotte, cessi invece di bagni?

Perchè permettiamo allo Stato questa violenza sui bambini?

E' preferibile forse comprare più auto blu piuttosto che istituire una biblioteca scolastica? Oppure è meglio tenere calmierati i prezzi dei bar del Parlamento piuttosto che dare ai bambini modo di esternare la loro creatività con una buona scorta di materiale didattico?

Non ne usciremo facilmente, soprattutto perchè tra l'altro (se non ricordo male) la scuola dell'obbligo è ancora, appunto, obbligatoria; cioè ti obbligano a stare per 4/6 ore al giorno in una discarica lurida e fatiscente senza che tu possa scegliere di istruirti a casa.

A voler essere fiduciosi, è bello leggere delle tante iniziative dei genitori che comunque cercano in ogni modo di far sì che l'anno scolastico proceda senza intoppi, ma non può sempre essere il singolo individuo a doversi occupare del lavoro che dovrebbero svolgere i pagatissimi ministri, assessori, parlamentari vari.

 

domenica 27 settembre 2009

Stiletico, come essere belle senza nuocere agli animali

Da pochi giorni, grazie alla segnalazione della rivista AAMTerranuova, ho conosciuto questo nuovo sito.

Stiletico è una coloratissima guida all'acquisto etico e consapevole (come da loro sottotitolo) e una fonte veramente interessante di siti, link, negozi dove finalmente potremmo comprare cruelty free e con coscienza senza andare in giro (cito le parole di una delle admin) "sempre a scarpe basse e scarmigliate" come vorrebbe l'opinione pubblica quando si pensa alle persone vegane.

Il sito è ben strutturato, la cosa interessante è che vengono recensite anche le riviste (estere) che parlano di bellezza etica; se ciò non bastasse, basta guardare le scarpe che vengono postate nei vari articoli per innamorarsi di Stiletico e di aggiungerlo a colpi di scalpello nella toolbar dei preferiti.

Oltre alle segnalazioni di negozi etici da tutto il mondo, c'è una sezione dedicata ai "crash test" effettuati dal sito e anche dagli utenti: un modo efficace per sapere se vale la pena comprare a New York piuttosto che a piazza San Giovanni (posto che nella piazza ci siano negozi del genere).

 

Finisco la "recensione", lascio a voi il piacere di scoprire le tante meraviglie di questo delizioso sito.

venerdì 25 settembre 2009

BOICOTTIAMO LA PUBBLICITA'

Un'iniziativa che condivido.

Fonte: LuigiBoschi

 

 

La News Corp. di Murdoch perde per il crollo delle entrate pubblicitarie. A Mediaset cala la pubblicità meno 12-13% primo semestre 2009, dopo che negli ultimi due mesi del 2008 aveva perso 40 milioni di raccolta. Il 57% degli Europei non è andato a votare. Il partito dei Pirati svedesi è entrato in Parlamento a Strasburgo... Vuoi vedere che qualcosa sta cambiando? Vuoi vedere che la crisi rende un po' tutti più consapevoli?

E mi chiedo: Perché non boicottiamo la pubblicità? Come?
Esattamente comportandoci all'opposto di cosa la pubblicità propone. Renderla inutile, anzi deprezzabile. Non compriamo prodotti di campagne pubblicitarie.
Compriamo invece chi fa informazione di prodotto, scientifica, in internet, sul punto vendita, chi utilizza packaging biodegradabile. Insomma chi adotta criteri di responsabilità e sostenibilità sociale.

Io penso che la pubblicità sia la tangente, pagata dai consumatori (questa è la tragicomica!), che appiattisce ogni volontà informativa. Chi è l'editore che pubblica qualcosa che potrebbe danneggiare l'immagine della società con cui detiene un importante contratto pubblicitario?
Non solo ma credo che a tutti i media con pubblicità debbano essere tolti ogni contributo o provvidenze pubbliche di qualsiasi tipo.
La pubblicità commerciale è divenuta il cancro di questa società. Se all'inizio dello sviluppo industriale poteva essere un volano di coinvolgimento, la sua massificazione e concentrazione è divenuta devastante. Abbinata alla tv di massa è una necrosi cerebrale. La devastazione sociale è stata radicale. E' la stupidità globalizzata. E' un processo di deresponsabilizzazione che impedisce, a una società capace, di intendere e volere. Produce dementi!! Zombie! E' la società del gossip e dello spettacolo integrato!
Le persone dovrebbero iniziare a contestare loro stessi, i propri consumi che li rendono schiavi a vita.

Senza pubblicità sarebbe un altro mondo. Provate a pensarci? Immaginatevi di dovervi informare anziché affidare a un iper prezzolato testimonial o a un claims seduttivo, a una scosciata consumistica, a un seno ammiccante.
Provate ad immaginarvi cosa sarebbe invece consultare informazioni in rete, sul packaging, sui luoghi d'acquisto con personale istruito per soddisfare le legittime pretese conoscitive di ciò che si mangia o si utilizza.

Provate a pensare a una informazione libera remunerata dai suoi lettori, sostenuta da editori responsabili del ruolo sociale, che percepisce sì contributi pubblici per la funzione svolta.
Nella società della pubblicità è sparita l'informazione. Tutto è celato e falsato. Chi detiene la pubblicità ha il banco in mano perché controlla consumi, informazione e produce adepti ripetibili! Il consumatore e i suoi bisogni si producono!
Provate per qualche tempo a non comprare prodotti pubblicizzati sui media, a non sottostare a questa ormai demenziale realtà. Possibile crescere in una società declinata sulla stupidità sociale e d'acquisto?

Le industrie serie che da sempre svolgono la loro attività responsabilmente non avrebbero nulla da temere, anzi! I valori dei propri contenuti sarebbero ancor più apprezzati, mentre la pubblicità appiattisce tutto!

Il mondo digitale credo, si indirizzerà verso questa meta, anche se oggi sembra quasi impossibile. E i consumi dovranno contenere una risposta sociale, favorire la crescita del potenziale individuale, coinvolgere le persone e valorizzarle nella loro sensibilità e nel loro talento.

Se l'interattività sta alla base della nuova realtà, sostituendo la distruttiva passività cerebrale, la pubblicità perde di significato, non ha più nessun appeal. Nessuno sano di mente è disposto a farsi raggirare e sottomettere le proprie scelte a un idiota, pagata testimonianza. Non solo, ma nemmeno farsi scippare le proprie risorse visto che la pubblicità è un costo per il consumatore che non solo lo abbindola, ma gli fa notare quanto è stupido ad alimentare le tasche altrui per la propria dabbenaggine.

Sono convinto che la caduta della pubblicità "regresso" può solo giovare all'umanità e alla ripresa di una civiltà consapevole e responsabile. Fra non molti anni ci volgeremo indietro e capiremo come eravamo!... e i nostri figli rideranno... per la tragicomica idea su cui si basava la società dei consumi.
Tutto dipende da noi dalla nostra forza di uscire da questa puzzolente palude! Divulgate questa idea, coinvolgete amici e conoscenti, dotiamoci di anticorpi: la pubblicità è uno dei peggiori virus, insieme alla finanza, che silente sta distruggendo la nostra società, le nostre menti. (Parma, 07/08/2009)

Luigi Boschi

mercoledì 23 settembre 2009

Cosa c'è nel caffè?

Stamattina apro yahoo e trovo un interessante articolo sui componenti del caffe:

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
22/09/2009 17.37.00

Per cosa il mondo spende 90 miliardi di dollari all’anno? Per una tossina vegetale nata come antibatterico che ha poteri stimolanti sugli esseri umani poiché blocca i nostri neurorecettori per l’adenosina, un composto che serve per addormentarci. Il caffè, in parole povere. Ma cosa c’è esattamente in una tazzina di caffè? Ce lo spiega la rivista WIRED.
Acqua
Una tazzina è costituita al 98,75% di acqua. Inoltre la caffeina è un diuretico, per cui i bevitori di caffè – soprattutto i neofiti – corrono spesso al bagno.
Etilfenoli
Gli scarafaggi li utilizzano come segnali chimici di pericolo. Noi li beviamo nel caffè.
Acido quinico
Conferisce al caffè il suo caratteristico, irresistibile aroma. Una curiosità: è tra i composti chimici dai quali viene sintetizzato il farmaco Tamiflu.
3,5 Acido dicaffeoilquinico
Un antiossidante dall’effetto benefico sul nostro organismo.
Dimetil-disulfide
Un prodotto della tostatura del caffè verde. È uno dei composti che dà alle feci umane il loro caratteristico odore, tra l’altro.
Acetilmetilcarbinolo
Un liquido giallo infiammabile presente anche nel burro e usato come aroma artificiale nei pop-corn.
Putrescina
Vi siete mai chiesti cosa dà alla carne marcia il suo mefitico odore? Eccola. E c’è anche nel vostro espresso.
Trigonellina
Dona al caffè il suo sapore e uccide i batteri Streptococcus mutans, responsabili della carie.  

Niacina
Ovvero vitamina B3, senza la quale vi amamlereste di pellagra.
Fonte: Di Justo P . What's Inside a Cup of Coffee? WIRED 22/09/09.
david frati

 

 

Cosa beviamo quindi?

Beviamo una tossina in grado di alterare l'equilibrio neurochimico e che, mentre ci dà una effimera sensazione di benessere, lavora all'interno scavando buche pericolose.

A fronte di un paio di componenti che possono essere validi ma che si trovano anche in altri alimenti più sani, c'è un inquietante elenco di sostanze chimiche da far spavento. Solo per citarne una, la putrescina.

La putrescina è il sottoprodotto della decomposizione della carne. E' un potente tossico per l'organismo e causa una serie di cattivi funzionamenti degli organi a partire dagli intestini. Solitamente si sviluppa quando mangiamo carne perchè la completa digestione della carne impiega tantissime ore (alcune fonti arrivano a contare oltre 160 ore, cioè quasi una settimana), e se pensiamo che una fetta di carne alla temperatura di 37 gradi va in putrefazione dopo due giorni al massimo, possiamo immaginare quante tossine (putrescine e altro) vaghino per il nostro corpo.

Come se non bastasse, ne aggiungiamo dell'altra bevendo caffè. Così, se per una disgraziata ipotesi fossimo riusciti a stare una settimana senza cibi carnei e quindi a detossinarci un pochino, ci beviamo una bella tazzina di caffè e passa tutto.

mercoledì 16 settembre 2009

Sana 2009 - pensieri sciolti

Sono andata al Sana, il salone internazionale del naturale che ogni anno si tiene a Bologna.

Sono tornata con un raffreddore stellare, ma questa è un'altra storia che non c'entra niente.

La fiera si prefigge di diffondere il biologico, il naturale e l'ecoetica sul territorio italiano, e devo dire che di carne al fuoco ce n'è sempre molta, sebbene ogni anno che passa diminuiscono gli stands di cultura, cosmesi, benessere per fare posto a sempre più numerosi stand gastronomici o di alimentari. Che poi, cosa c'è di più innaturale di un prodotto inscatolato, anche se lo stesso di fregia dell'etichetta del biologico?

Per non essere ipocrita, devo confessare che ho portato a casa un discreto bottino di guerra, composto per lo più da verdure trasformate in salse da bruschetta.

Mi sarei aspettata di tornare a casa con un consistente quantitativo di contatti, di spunti per fare meglio, ma più che altro sono tornata a casa rotolando per i troppi spunti...ni offerti dai generosi stand dell'alimentazione (sempre quella conservata o inscatolata).

Mi sarei aspettata di trovare nel padiglione della cosmesi un notevole numero di produttori ecobio, invece abbiamo notato con la solita vena di disillusione che su 100 stands ci saranno state si e no dieci linee ecobio.

Mi sarei aspettata che ci fossero diverse espositori di bioedilizia, invece c'era poco e niente, e quel poco erano per la maggior parte venditori di cuscini di noccioli di ciliege e di materassi.

Mi sarei aspettata di tutto, tranne che di trovare porchette, salumi, salsiccie (bio e non bio). Immaginatevi il mio stupore quando, arrivata davanti agli stands della regione Lazio, mi sono trovata una porchetta di un metro e mezzo affettata da un allegro esercente.

Ecco... qualcuno per favore mi spieghi dov'è il bio, il benessere, il naturale in una porchetta. Ma a quanto pare, il porchettaro di Ariccia sembra essere diventato un must in tutte le fiere, se anche la Biofiera a Roma lo accoglie con calore.

E' stata un'esperienza negativa? Assolutamente no. Perchè comunque si riesce a capire dove va l'interesse della gente, che si cura poco di quello che si mette sulla pelle o nello stomaco ma che comunque vuole cibo "sano".

Da parte mia, ho raccolto tutto sommato parecchio materiale informativo, gli stand dell'editoria sono stati i più generosi fra tutti e regalavano gli ultimi numeri delle loro pubblicazioni (alcune del prezzo di 6 euro all'edicola), le scuole alternative sono state molto disponibili e qualche chiacchierata me la sono fatta.

Menzione speciale per LaLeva, che offre un'informazione di altissima qualità.

Sono tornata a casa con chili di carta che mi sto leggendo piano piano ma con tre campioni di cosmetici. Gli espositori più tirchi d'Europa pare si fossero riuniti tutti al Sana perchè non c'era nessuno (a parte Hauscha) che ha regalato nemmeno una prova dei propri prodotti. Che poi, a cercare di capire la loro logica, se io non provo le tue cose come faccio a convincermi a comprarle?

 

mercoledì 2 settembre 2009

Scambiamo gli abiti dei nostri bambini

Di quanto abbigliamento hanno bisogno i bambini nei primi anni della loro vita?

Non so fare una stima precisa, ma quando vedo le mie amiche mamme mi viene da quantificare il tutto con una parola: TANTISSIMO.

Nei primi mesi soprattutto, quando ogni settimana aggiungo centimetri e peso ai loro corpicini, c'è necessità di decine di cambi, che magari vengono usati per pochi giorni prima di passare alla misura successiva: bodies, tutine, calzini, accessori...

Quando iniziano a crescere poi, si riesce a metter loro un capo per una decina di volte, per non parlare di eventuale abbigliamento invernale quale piumini, giacche, cappottini. A metà inverno gli escono già fuori le braccia dalle maniche, o li vediamo entrare a fatica in un giacchino chiuso. E' quindi un continuo alternarsi di tonnellate di abbigliamento che, a differenza di noi adulti, si riesce a usare solo per pochi mesi, se non per poche settimane.

Al di là del sentimentalismo che ammanta il primo pigiamino, il delizioso vestitino micro o il primo paio di piccole scarpe, sarebbe improponibile pensare di tenere tutto il vestiario dei propri figli da 0 mesi a 10 anni.

In tempi di crisi ci si arrangia, come facevano le nostre mamme, e ultimamente noto con piacere che tra famiglie ma anche tra conoscenti è ritornato prepotentemente di moda lo scambio degli abitini. Non è difficile trovare una futura mamma alla ricerca di cambi per il proprio pargolo, ma se proprio abbiamo delle difficoltà possiamo iscriverci a qualche community quale Suesu ma anche, se si è di Roma, al gruppo Freecycle, del quale avevo parlato tempo fa. E' facilissimo inoltre portare tutto ciò che ancora è in buone condizioni in centri per l'infanzia, ospedali pediatrici, case famiglia; questa forse dovrebbe essere la prima scelta che si potrebbe fare per donare le nostre cose.

Oltre ai vestiti e accessori, è facile pensare che possiamo facilmente "liberare" i nostri armadi anche di ingombri più grandi: giocattoli in buone condizioni, passeggini, seggioloni, eventualmente lettini.

Come sempre, lo spirito che contraddistingue il "riciclo", lo scambio o comunque la cessione a titolo gratuito, è quello di far si che un oggetto che avrebbe ancora molto da offrire in termini di servizio/resa arrivi alla fine della sua vita completamente utilizzato.

Last but not least, secondo me sapere che un capo che a noi e al nostro bimbo è piaciuto tanto possa coprire e riscaldare se necessario un altro bambino è un bellissimo gesto d'amore.